Se il coraggio ti porta da Alvito alla copertina di Vogue (di G.M. Sacco)

La storia di tre amiche e dei loro sogni. Che alla fine dimostrano come l'Italia sia un Paese anche per giovani, dove l'artigianato ha ancora i suoi spazi. La qualità funziona. Facendo arrivare, da Alvito, alla copertina di Vogue

Grazia Maria Sacco

Vivo i tramonti come le albe. Con il sorriso. Ad occhi aperti e a piedi nudi.

Chissà quando lo hanno deciso Valentina, Valeria e Silvia, che era ora di fare una rivoluzione.

Di aprire le finestre delle loro vite, ben protette dal tepore di certezze granitiche, di quelle che ti scandiscono il calendario, che puoi programmare le ferie, prevedere l’estratto conto da qui a qualche mese, e far scorrere l’esistenza in comode corsie di pianificazione, senza troppi cambiamenti di temperature, che tanto in Italia non vale la pena.

 

Questo è un Paese per vecchi, dei soliti raccomandati, ove se hai un’idea, e la malaugurata testardaggine di coltivarla, devi metterla in una valigia e portarla via all’estero, ove ci sono i sussidi statali, i fondi che ti sostengono, la certezza dei diritti, il vento che soffia nella giusta direzione del progresso e del benessere economico.

 

Forse quando hai un sogno che ti borbotta in corpo, quando nel cuore si agita e si insinua  quella tensione tipica di chi è inquieto per natura e oltre i confini della realtà immagina campi sterminati di stelle e papaveri rossi, non c’è un momento preciso in cui la follia ti suggerisce un repentino cambio di rotta.

 

Può succedere in coda ad un semaforo rosso, imbottigliata nel traffico, o mentre leggi , magari sarà stato proprio questo il loro caso, l’ultimo numero di Vogue e ti immagini che un giorno fra quelle pagine così glamour e patinate, ci sia anche una tua collezione , disegnata di notte, dopo il lampo di un’improvvisa ispirazione, o dopo una di quelle telefonate infuocate fra amiche, così dense di storie, a volte, quasi da romanzo.

 

Perché pare strano, ma questo trio di ragazze, ognuna con un colore diverso a tratteggiare le loro pupille, hanno il medesimo sguardo: sempre gettato lontano, oltre la realtà contigente, lo sguardo di chi scruta e poi racconta, legando storie di donne, sogni latenti, ambizioni mai sopite, personalità svettanti , desideri ribelli, tutti cuciti, artigianalmente, a formare quasi un disegno della loro vita, in borse che sanno raccontarle fino a contenere dentro un brand, di nome Firminio, il loro nome.

 

Lo fanno rivolgendo l’attenzione ai tesori del passato, percorrendo le tracce di un paese, quello di origine, Alvito, che assomiglia a quello strato di sale posato sul mare: pizzica le corde di chi è innamorato della sua terra e non si rassegna a vederla incasellata in qualche lista contenente l’elenco dei borghi e dei paesini che stanno lentamente morendo: non era questo che si auguravano i loro, i nostri nonni, mentre a mani nude, senza che un pugno potesse stringere nulla, mattone su mattone , impastavano calce e innalzavano le impalcature di un nuovo inizio, nonostante attorno fossero macerie e miseria.

 

Ho sempre pensato che i sogni hanno bisogno della sterpaglia per innalzarsi, per crescere forti e avvolgenti: è quando ti manca qualcosa, quando tutto attorno ti invita alla rinuncia, che l’orgoglio si riscatta.

 

Non perdoniamo il successo mai quanto ci siamo assuefatti alla mediocrità: quella della fuga, del luogo comune che incolpa il destino di ogni sventura, di quella inerzia pigra e soporifera, che ci rende imbecilli davanti alla tecnologia fino a far si che sia la stessa a dominarci e non il contrario.

 

Consideriamo audacia soltanto i like sui social, i messaggi lanciati dietro la tastiera di un pc, gli insulti da hacher seriali sui profili e le bacheche: tutta la forza che dovrebbe sostenere il lancio di un sogno la trasformiamo in rabbia: sarà che poi il coraggio di essere felici non ce l’abbiamo? Sarà che i sogni li lasciamo congelati dentro le statistiche e pensiamo che avere un posto al sicuro, stretto magari, al buio di scelte fatte senza convinzione, ma rassicurate da circostanze e da una buona dose di prudenza, sia il tutto di cui abbiamo bisogno?

 

In realtà più che dei bisogni di cui tentano di drogarci e dei quali riempiono cartelloni di pubblicità, più delle auto di lusso a rate, delle vacanze law cost , desideriamo lasciare una traccia di ciò che abita dentro di noi, qualcosa di riconoscibile, misurabile in emozioni, la stessa che Valeria oggi ha descritto nel raccontare quando incrocia per le strade del mondo una loro creazione al braccio  di donne che portano in giro le loro storie, nascoste dentro il fazzoletto piegato nella taschina di una pochette, dopo avere pianto un addio, o nel rossetto rosso da ricalcare sulle labbra, mangiucchiate dall’ansia di un colloquio lavorativo, disperso in qualche angolo di una tracolla;  o in un biglietto aereo acquistato per inseguire un desiderio appena nato, infilato dentro una cerniera.

 

Non è un caso se quando noi donne ci decidiamo  a svuotare le borse ce ne stiamo lì con il naso all’in su a meditare su lembi di ricordi che dalle stesse trasbordano , come se gli stessi  fossero stati costretti, a lungo,  in spazi piccoli rispetto al loro peso e al significato che portano con sé.

 

Firminio le sa osservare le donne, sono amiche, persone di famiglia, quelle che hanno incoraggiato i progetti, fatto i primi acquisti, esclamato i primi complimenti entusiasti: perché il talento va portato al sole, è un dono che deve essere consegnato, per tramandarlo, per moltiplicarne i germogli, per seminarlo ovunque , a stimolare altri doni, altre folli intuizioni.

 

Ed è meravigliosamente incoraggiante osservare l’inizio di un viaggio fatto da donne: che siamo sempre in competizione fra noi, che non sappiamo fare squadra, che ci dicono essere sempre reciprocamente ostruzionistiche.

 

Ma non è più tempo dei luoghi comuni.

L’Italia è un paese per giovani.

L’artigianato non è scomparso.

Nessun paese di provincia sta morendo.

Le donne sanno fare benissimo assieme.

 

E se adesso Dalla fosse vivo e dovesse scrivere la sua canzone, canterebbe : “Caro amico ti scrivo che c’è una bella novità. Nell’anno che verrà i giovani non fuggiranno  più, ed i sogni saranno  lucciole di primavera appoggiate su ogni prato, che si faranno  raccogliere e brilleranno  verso un futuro migliore”.

 

In bocca al lupo Firminio, buon viaggio amiche!!!!

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