Il goal di Renzi con la maglia di Ottaviani (di D. Facci)

Il paradosso di un Pd che si era schierato contro il nuovo stadio ma il suo segretario nazionale lo eologia. L'editoriale del direttore Dario Facci sul quotidiano La Provincia

Dario Facci

Direttore Responsabile La Provincia Quotidiano

C’é stata la visita del segretario nazionale del Pd. Che cosa avrebbe potuto fare di più gradevole per il sindaco di Frosinone che visitare e osannare il nuovo stadio? Ha fatto il massimo. Ed ha fatto anche il massimo del danno ai suoi, quelli del Pd, anche a coloro che non sono mai stati oppositori interni.

 

Quei poveri seguaci, infatti, si erano immolati durante la campagna elettorale a sostenere una delle tesi più impopolari della storia: dire che non erano d’accordo con la costruzione dello “Stirpe” con fondi pubblici, chiamare all’intervento la Corte dei Conti.

 

Una vera e propria arrampicata sugli specchi per i volenterosi democratici, intenti ad arginare in qualche modo l’onda anomala dello Zar, oggettivamente arrivato alle elezioni con un carico di opere e di successi di cui era certamente suicida parlar male.

 

Ebbene il segretario nazionale se n’è infischiato alla grandissima e ha osannato Stirpe, lo “Stirpe” e, con essi, ha portato in trionfo Nicola II.

 

Ma al sovrano non piace vincere, piace stravincere sempre, quindi non si è lasciato scappare l’occasione di prendere in giro gli avversari già al tappeto.

 

Impietoso, li ha paragonati a Totò che vende la Fontana di Trevi e, alla senatrice Spilabotte che orgogliosamente, come una guerrigliera nella jungla inconscia della fine della guerra, aveva continuato a sostenere la tesi anti-stadio, lo Zar ha offerto una replica ridanciana e sprezzante.

 

Lo Zar è così ed è così anche la rete, che sui tre profili di Ottaviani si è gettata copiosamente: circa 40.000 visite.

 

Ma a chi pensa che Renzi abbia condito un clamoroso autogol sul manto erboso dello stadio bisogna dire che si sbaglia. Il segretario ha immolato i suoi perché degli equilibri ciociari del Pd, già molto precari nei numeri, se ne fa poco o niente.

 

Invece la cartolina con un’opera vincente alle spalle, come quella del terzo stadio italiano di ultima generazione, giova alla sua immagine e quel successo, in chiave nazionale, diventa anche un po’ suo.

 

Ottaviani e Renzi sono evidentemente in grande sintonia, già la prima volta che si incontrarono, agli albori della scalata al partito dell’ex presidente della provincia di Firenze, si presero subito.

 

E’ così. Un Ottaviani alla Leopolda non lo caccerebbe nessuno. Fatevene una ragione.

 

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