La trappola del voto disgiunto sul quale si conteranno i sindaci

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Il voto disgiunto non è stato previsto nel Rosatellum 2.0 Ma i sindaci potranno realizzarlo lo stesso: votando in direzioni opposte tra Politiche e Regionali. Ecco i motivi

Quanto conteranno i sindaci alle prossime elezioni politiche? I precedenti dicono non molto, soprattutto perché il voto sarà per 2/3 di opinione e per 1/3 legato al possibile (ma non scontato) valore aggiunto dei candidati nel maggioritario.

 

I casting che stanno effettuando Silvio Berlusconi, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Massimo D’Alema e Giuliano Pisapia sono finalizzati proprio a scegliere un uomo e una donna che nei collegi faranno la differenza. Nomi altisonanti: militari in pensione, campioni dello sport, persone note al grande pubblico. Perché comunque 232 deputati e 109 senatori verranno eletti con il maggioritario.

 

Per i Cinque Stelle il discorso è diverso perché loro sceglieranno specialmente degli sconosciuti della politica.

 

Proprio i casting però tradiscono il retropensiero dei leader politici: non c’è alcuna certezza di una corrispondenza tra una candidatura in un qualunque collegio e l’espressione di quel territorio.

 

E’ anche per questo che i sindaci appaiono marginali.

 

Ed è per questo che nessuno riesce davvero a risolvere le situazioni di carattere locale. 
Ad Anagni il sindaco Fausto Bassetta (Pd) deve fare i conti un giorno sì e l’altro pure con fibrillazioni forti in maggioranza (leggi qui La nuova crisi di Bassetta). Ad Alatri Giuseppe Morini molto spesso assume posizioni in contrasto con quelle indicate dal Pd (vedasi servizio idrico). A Frosinone Nicola Ottaviani raramente partecipa ad eventi e dibattiti organizzati da Forza Italia. Roberto Caligiore a Ceccano ha fatto capire a tutti, ad iniziare da Fratelli d’Italia, che non si sente affatto legato a vincoli di partito. Stessa cosa fa Domenico Alfieri a Paliano. Mentre Antonio Pompeo che, oltre che sindaco è anche presidente della Provincia, è l’unico che mantiene forte il legame con il Pd pur in un’indipendenza di azione totale.

 

Il discorso potrebbe continuare. Ma è proprio questo il motivo per il quale i sindaci nelle varie assemblee assumono posizioni proprie. Con qualche eccezione, che però non cambia la sostanza.

 

Se questo però è vero per le elezioni politiche lo è molto di meno per le regionali, dove invece per i vari candidati il sostegno dei sindaci nei vari territori può rivelarsi decisivo.

 

Se il Rosatellum ha abolito l’ipotesi del voto disgiunto, la stessa opzione potrebbe palesarsi proprio nelle differenze di percentuale tra politiche e regionali nei vari Comuni.

 

Il vero voto disgiunto sarà quello. Su quello si conteranno non soltanto i candidati ma i sindaci.