I migliori anni della nostra vita… al Central Bar

Ha chiuso, in punta di piedi, l'affollatissimo Central Bar di Frosinone: un pezzo di storia recente della città. Cede il passo forse ad un'iniziativa straniera. Che prima o poi andrà via senza lasciare niente alla città. Soprattutto in termini di memoria

Un saggio cinese, di nome Wang Shu, ha detto una volta che “perdere il passato significa perdere il futuro”. A Frosinone nei giorni scorsi ha chiuso il Central Bar. Non soltanto un locale storico, ma molto di più.

Per venti anni ha rappresentato il fulcro del dibattito e del confronto nel capoluogo. Fra generazioni, che si sono scambiate il testimone convinte di poter continuare ad avere per sempre un minino comun denominatore: la memoria condivisa.

 

I PRIMI PASSI

Tutto era partito da un chiosco, sotto ai platani, in mezzo al poco o  nulla che all’epoca c’era in quella zona. Niente caos, il fresco degli alberi, Gianluca Volpari o il fratello che salivano a portare i caffè nella redazione de Il Tempo sulla quale a quel tempo regnava il mitico Gianluca De Luca, con Luca Sergio a frustare la politica e Franco Bonan a raccontare la Cronaca ed i misteri della città.

Erano gli anni delle rapine ai furgoni blindati, le bande dei ceccanesi… Tangentopoli era ancora lontana. Non era una Frosinone da bere, ma da gustare. In tutta tranquillità. Traffico si ma niente caos. Il volto di Gianluca non era ancora apparso sui fotoromanzi nazionali: ma accadrà di lì a poco.

Poi, dal chiosco alla nuova sede, il passaggio è stato obbligato. Mantenendo il nome: Central bar.

 

IL BAGNO DEI SENSI

Entrare al Central Bar era un “bagno dei sensi”.

L’udito ascoltava il rumore della vita, le risate e i pianti, le conversazioni ai tavolini e le frasi sussurrate all’orecchio della persona amata.

L’occhio vedeva un brulicare di gente convinta sì che domani è un altro giorno, ma che intanto è soltanto l’oggi a fare la differenza tra una vittoria da celebrare e una sconfitta da digerire.

L’olfatto veniva travolto daI profumi dei cornetti appena sfornati: erano una cavalcata delle Valchirie del gusto; sorseggiare il cappuccino “sporcato” da un cacao amaro aiutava a cominciare bene la giornata.

Al gusto, provvedevano i piatti caldi. Sempre diversi, cibi per ogni ora. E clientele per ogni ora: la mattina, il giorno, la notte.

Al Central Bar sono sbocciati tanti amori in corso adolescenziali, si sono consumate rotture definitive. E rappacificazioni impossibili ma sotto sotto sperate.

 

I PATTI POLITICI

Al Central Bar si sono pure siglati importanti accordi (spesso inconfessabili) fra la gente che “conta”. I politici innanzitutto, ma anche presidenti di enti, della Camera di Commercio, manager Asl. Passavano tutti da lì. Perché era ‘normale’ essere visti lì. Anche se a sedere intorno allo stesso tavolino erano storici rivali o fieri avversari. “Embé, non si può prendere un aperitivo insieme? Ci siamo incontrati per caso“. Invece discutevano, concordavano, valutavano…

Fin quando al Grattacielo L’Edera c’è stata la redazione di Ciociaria Oggi, proprio i titolari del Central Bar avrebbero potuto raccontare gli scoop degli scoop: i giornalisti che consumavano un pranzo light con politici o manager.

 

E ANCHE I GIOVANI

Ma la straordinarietà di quel posto sono stati i giovani, attratti da un locale perfetto per quel misto di entusiasmo ed inquietudine che fa credere a tutti noi di essere invincibili nell’età degli ormoni al massimo.

Semmai Gianluca Volpari un giorno deciderà di scrivere un libro, è da questo aspetto che deve cominciare. Il Central  Bar ha scandito i tempi della vita frusinate per due decenni, in pieno centro. Rivitalizzando la zona di De Matthaeis in un periodo insostituibile. Un sottofondo musicale giusto per ricordare tutto questo potrebbe essere rappresentato dalla canzone di Renato Zero. Sì, I Migliori anni della nostra vita.

 

LA MIA FINE E’ IL MIO INIZIO

Adesso il Central Bar ha chiuso. Non ci addentriamo nei motivi, perché alla fine ognuno ha le sue ragioni. D’altronde Frosinone non fa eccezione in un trend che vede troppe chiusure di negozi e locali. Un trend di Frosinone e della Ciociaria naturalmente. Un momento storico nel quale il brand locale deve cedere il passo a marchi stranieri, che però, con la stessa facilità con la quale arrivano, poi vanno via. Non lasciando nulla in termini di storia. Perché alla fine, come cantava De Gregori, la storia siamo noi. Nessuno si senta escluso.

Viviamo in una stagione dove gli italiani non possono competere, nemmeno in termini di pagamento di un affitto, con i cinesi. Allora sono costretti a chiudere.

Qualunque attività va bene se porta lavoro e garantisce continuità. Ma la memoria locale, quella non dovrebbe mai essere cancellata. Invece succede continuamente. Una comunità ha bisogno dei suoi punti di riferimento.

 

Renato Zero, sublimando il tutto, canta:

“Si alza in volo soltanto la polvere, c’è aria di tempesta. Sarà che noi due siamo di un altro lontanissimo pianeta, ma il mondo da qui sembra soltanto una botola segreta. Tutti vogliono tutto per poi accorgersi che è niente.Noi non faremo come l’altra gente. Questi sono e resteranno per sempre… I migliori anni della nostra vita”.

 

Il Central Bar è stato tutto questo, lì a De Matthaeis.

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