Il ritorno di Franco Fiorito in Consiglio Comunale (di F. Ducato)

È sufficiente la presenza. Basta che Franco Fiorito appaia nell'Aula consiliare di Anagni per rubare la scena ad un sindaco che centra i bersaglio nella sua prima uscita, con tanto di fiori per le signore ed arti tipografe per evitare le polemiche con l'opposizione

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

In sala consiliare non si vedeva da anni. Ieri, come per magia, è apparso di nuovo. Prima in ultima fila, come se volesse esserci, ma senza dare troppo nell’occhio. Senza disturbare. Poi, man mano che la discussione si sviluppava, scalando le posizioni. Andando sempre più avanti. Fino a quando, verso la fine, si è praticamente seduto in prima fila, quasi di fronte ai banchi ( della maggioranza ovviamente). Finendo per parlare con alcuni dei Consiglieri a lui più vicini. Come Pierino Naretti ad esempio.

Nel primo consiglio comunale della stagione di Daniele Natalia non poteva mancare lui, il totem del centro destra anagnino. Franco Fiorito. Dimagrito (già da un po’ in effetti), allegro, di buon umore. Sempre accompagnato da un notevole riscontro di amici, pronti ad andarlo a salutare e ad abbracciarlo. E lui, come era già capitato in altre due occasioni, ( la fine della campagna elettorale del centrodestra e la sera della vittoria di Natalia al ballottaggio) non si è fatto pregare. Finendo, come sempre gli accade, al centro dell’attenzione.

 

Qui si vorrebbe parlare del consiglio comunale in sé.

Della nomina ampiamente attesa di Giuseppe De Luca a presidente del consiglio comunale. Dell’opposizione tutta legata a declinare, in forme e toni diversi, il concetto della critica responsabile e non prevenuta. Della necessità, sostenuta da tutti, di battersi per far risalire Anagni al ruolo che merita dopo (ha detto, forse esagerando, qualcuno) “il peggior sindaco di Anagni”.

Si vorrebbe dare atto a Natalia di aver impostato dalle prime battute uno sguardo volto al futuro. Alle cose da fare, e non ai conti da saldare. O alle vendette da prendersi.

Diciamolo. Natalia, alla sua prima uscita pubblica, si è comportato bene. A parte lo scivolone della delibera senza allegati presentata in Consiglio (un’abitudine, evidentemente, ad Anagni), e la successiva esibizione del sindaco tipografo che fa stampare i documenti e poi, platealmente, li poggia sui banchi dell’opposizione che era uscita per protesta, il primo cittadino ha dato di sé un profilo positivo.

Propositivo, galante (notevole il tocco delle rose alle donne appena entrato in consiglio), maturo.

 

Weber diceva che i politici nascono come demogoghi , spinti dalla sola ricerca del consenso. Poi, se sono validi, quando assumono responsabilità di governo, crescono. E si forgiano al senso del dovere.

Ieri Natalia, in molte occasioni, è sembrato così.

 

E però si finisce sempre a parlare di lui. Del maestro. Del sindaco che fu. Intendiamoci. Daniele Natalia non ha mai fatto mistero dell’amicizia con Franco Fiorito. Con coraggio e coerenza, gliene va dato atto. Ed ha anche sostenuto, però, di essere cresciuto, di essere diventato maturo. Ed autonomo.

Giusto. Come è anche giusto dire che non si può impedire a nessuno, Fiorito in primis, di andare ai consigli comunali. Si chiama democrazia. E va rispettata. È un fatto.

Però fino a pochi mesi fa, Fiorito in giro non si vedeva. Ai consigli non andava. Adesso sì.

Anche questo è un fatto.