Se Berlusconi e Renzi non tolgono il disturbo… moriremo pentaleghisti

A soffiare sulle vele del governo pentaleghista, nonostante i tanti proclami ed i rarissimi atti concreti, è anche l'assenza di un'alternativa credibile sul fronte opposto. Perché le alternative si chiamano ancora Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.

Prendi Berlino e avrai preso tutta la Germania”: era questo l’ordine degli Alleati durante la seconda guerra mondiale. Nell’Italia del terzo millennio e della terza Repubblica è fondamentale vincere le elezioni nazionali per guidare il Paese ad ogni livello.

Lo hanno capito  bene Luigi Di Maio e Matteo Salvini, capi del Movimento Cinque Stelle e della Lega. I quali possono permettersi il lusso di non raggiungere alcun risultato concreto e di vedersi stabili (i Cinque Stelle) o in ascesa (la Lega) in ogni tipo di sondaggio.

Un po’ perché più del fare conta comunicare, almeno per un periodo abbastanza lungo di luna di miele politica con un Paese sfibrato.

Ma soprattutto perché le alternative al governo parolaio dei Cinque Stelle non ci sono.

 

Non ci sono perché le alternative si chiamano ancora Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.

Il primo è sulla scena politica ininterrottamente dal 1994 e ha guidato Forza Italia quando era al 35% e adesso che i sondaggi la danno sotto il 10%. All’inizio si parlava di Partito azienda. A distanza di tanti anni è vero, nel senso che Berlusconi non è mai stato l’azionista di maggioranza. Ma il padrone. Lo è ancora oggi e la cerchia dei fedelissimi è sempre la stessa: nessun congresso, nessun ricambio di classe dirigente, primarie viste come il male assoluto, territori meno che periferici.

Matteo Renzi, invece, continua a tenere ingessato il Partito Democratico, controllandolo attraverso la maggioranza della classe dirigente e dei gruppi parlamentari.

Oggi è fondamentale fare le liste. Renzi è passato dal 40% al 18% in poco tempo, accumulando una serie di sconfitte che mai nessun leader di sinistra aveva dovuto subire: referendum, amministrative, regionali, politiche.

Ma rimane lì, azionista di maggioranza di un partito incapace di rappresentare le istanze di una sinistra moderna: lotta al precariato, integrazione sociale, ius soli, governo dell’immigrazione all’insegna della solidarietà.

 

Con questi avversari Cinque Stelle e Lega possono fare qualunque cosa. Luigi Di Maio evoca complotti dei funzionari ministeriali ed evita di parlare di reddito di cittadinanza perché sa che mai il ministro dell’economia Tria gli dirà che ci sono i fondi.

Intanto agita la cancellazione di vitalizi,  buona per tutte le stagioni. Almeno fino alla sentenza della Corte Costituzionale.

Matteo Salvini pensa solo ai migranti, come se il Paese e il Ministero dell’Interno non avessero altre priorità. Quando i numeri dicono che nell’ultimo anno (con i porti aperti e non chiusi) il numero degli sbarchi è diminuito notevolmente. Se però Forza Italia e Pd non troveranno il coraggio di dire a Berlusconi e Renzi che il loro momento è finito, allora… moriremo gialloverdi.

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