Sette mesi da senatore, sette mesi senza vice sindaco

Oggi sono sette mesi che Massimo Ruspandini è salito in Senato. E da sette mesi Ceccano non riesce a trovare un vice sindaco da nominare al suo posto. I gruppi si scontrano. E lui in Senato incassa la legge sui seggiolini in auto. Per lasciarli a logorarsi? Intanto, Liburdi e Tiberia

Sono 7 mesi oggi esatti da quel 4 marzo 2018 in cui il vice sindaco di Ceccano, Massimo Ruspandini veniva eletto Senatore della Repubblica.

Quel giorno, il risultato elettorale venne salutato con giubilo unanime. Perché – a prescindere dal colore politico – Ruspandini a palazzo Madama sarebbe stato una risorsa per la città. I più concreti, profetizzavano pochi emendamenti ma un turbo per la centralità politica della nostra provincia. Qualcuno un po’ più cortigiano,  dalle mura della Contea azzardava la conquista di un patrimonio dell’umanità…

Tutto vero, tranne l’ultima. Nessuno immaginava che la terza elezione di un Senatore nella storia repubblicana di Ceccano quell’elezione si sarebbe rivelata un boomerang per l’amministrazione del sindaco Roberto Caligiore. Alle prese con l’ennesima fumata nera per la sua successione al vice sindaco. (leggi qui il precedente Nuova fumata nera: Ceccano ha un Senatore ma non il vice sindaco)

Andiamo con ordine…

 

Lo scontro tra amazzoni

La giovane Ginevra Bianchini, capogruppo della Lista Caligiore dopo l’abbandono di Angelo Aversa, durante l’ultima riunione di maggioranza prende la parola. E annuncia: “Siccome sono due persone valide riteniamo come lista Caligiore di indicare in Mario Sodani la figura di vice sindaco e Alessandro Savoni per il nuovo ruolo di assessore».

Subito scatta Colombo Liburdi, altro consigliere comunale della lista Caligiore e altro pretendente al posto in giunta. E tuona: «A titolo di chi parli? Qui io sono eletto come te, Fiorella Tiberia ha preso più di te. Noi due, insieme al primo dei non eletti Roberto Savy, abbiamo praticamente il 70% della lista».

Gli fa eco Fiorella (la bionda) Tiberia. Il resoconto letterale viene riferito con termini diversi dai vari testimoni ma può essere sintetizzato più o meno con «Ma chi pensi di essere? Porta rispetto ragazzina».

 

Tacete, la stampa ci ascolta

C’è un precedente. Alla base della rottura tra socialisti e Fiorella Tiberia nel 2011 ci fu uno scontro durissimo con la consigliera Irene Giovannone… Forse siamo al secondo capitolo?

Roberto Savy a quel punto sbotta. Si alza. Forse vuole andare semplicemente in bagno a rinfrescarsi: ma nelle file della maggioranza scatta il timore che possa andare a raccontare tutto alla stampa. Il sindaco diventa paonazzo, lo ferma fisicamente «I panni sporchi si lavano in casa». Roberto Caligiore aggiunge «altrimenti Alessioporcu.it ci mette un attimo a farci neri».

 

La giustizia di Salomone Ruspandini

Una delle soluzioni alle quali si sta lavorando, passa per la lista Gizzi- Savoni. La soluzione ipotizzata prevede che Stefano Gizzi resti in giunta, Alessandro Savoni entri al posto di Ruspandini in giunta, Antonella Del Brocco faccia il suo ingresso in consiglio comunale occupando lo scranno liberato da Savoni per passare in Giunta.

Ma ci sono resistenze. Qualcuno prova ad ipotizzare che se non si riesce a tenere sia Alessandro Savoni che Stefano Gizzi in giunta, sia il primo a doversi mettere l’anima in pace. Ma Savoni non ci sta, è stato fedele a Ruspandini, ha aderito a Fratelli d’Italia, votato e fatto votare FdI a tutti i livelli. Vuole che la promessa politica venga mantenuta.

Chi può dargli giustizia se non l’uomo più giusto, più in alto, così puro da poter indossare la toga candida da senatore? Così, Savoni pretende che sia il senatore Ruspandini a sciogliere il nodo. Nell’ultima riunione ha alzato parecchio la voce, pena un caro saluto a tutti.

 

I cugini Sodani e l’aria di candidatura a Sindaco

Vox populi, vox dei sosteneva un antico detto. Fatto sta che Mario Sodani si fa sempre più vedere in giro con suo cugino Filippo Sodani, potente, ma sopratutto non allineato (in senso politico), dirigente del V settore. Oggi messo in ombra (stando ad alcune malevole interpretazioni, ‘poco valorizzato secondo altre più benevole) dalla giunta Caligiore.

Qualcuno ipotizza che stiano lavorando ad una nuova candidatura per le comunali del 2020. Chi dei due?

Il vero ago della bilancia, dall’altro della sua carica e del suo spessore politico, è proprio Massimo Ruspandini.

Perché non mette una pezza? Perché non trova lui la soluzione alla questione Macciomei, perché non tranquillizza Sodani, perché non colloca altrove Gizzi e sistema la consigliera Federica Aceto? Perché nulla di tutto ciò? E anzi continua ad aizzare il fuoco? Ma sopratutto: perché non aiuta Caligiore a scendere dalla graticola sulla quale rischia di bruciare per colpa delle sue “cambiali politiche”?

Chi lo conosce bene sa che quella di Caligiore è stata una candidatura di sintesi. Quelli più pragmatici direbbero: “una scelta obbligata”.

 

La scelta di sintesi

Cosa significa. Ricordiamo come nacque quella candidatura. Nelle precedenti elezioni Massimo Ruspandini conquistò il turno di ballottaggio: un’impresa storica nella ‘rossa’ Ceccano. Ma i tempi non erano maturi per un sindaco che profumava ancora di orbace.

Così, tutte le forze di sinistra e di centro si coalizzarono contro il ‘pericolo nero’: appoggiarono l’altra candidata, Manuela Maliziola (di matrice socialista). Angelino Stella e Marco Corsi, nel decisivo turno di ballottaggio decisero di appoggiare la Maliziola insieme a Tonino Aversa e non ci fu più nulla da fare per Ruspandini. Maliziola divenne sindaco.

 

Ruspandini oggi ricorda benissimo quella stagione. A lungo ha rimproverato il ruolo da “guastatore” che giocò Caligiore, all’epoca consigliere eletto a furor di popolo.

Ruspandini e Caligiore sono sempre state due entità politiche diverse, il gruppo del primo a grande spinta giovanile aveva il suo punto di riferimento in Riccardo Del Brocco, oggi eretico e disconosciuto, migrato in Forza Italia. E poi Loreto D’Emilio… e Camillo Ciotoli, solo per citarne alcuni.

Mentre il secondo, Caligiore, era visto come un corpo estraneo. Non aveva condiviso anni di militanza a suon di manifesti e bombolette, con musica alternativa e scontri con la sinistra, la scuola di Gizzi e tanto altro.

Caligiore era la società civile che entrava di prepotenza. In antitesi proprio a quel sistema ma in collaborazione.

 

Tra i due litiganti, Caligiore gode

Nel 2013 le strade di Ruspandini e del Brocco si dividono. Chi ne gioverà sarà solo Caligiore. Perché. Cade la Maliziola e nel 2015 Ruspandini si trova con i suoi ex più stretti collaboratori che scelgono come candidato sindaco Filippo Misserville e non lo vogliono come candidato per giocarsi la rivincita dopo aver perso i rigori.

Caligiore ne approfitta. Tra i due litiganti il terzo… si piazza. Ruspandini capisce che è politicamente in un angolo. Non è tanto una questione di numeri e di forza: gli viene una naturale repulsione al solo pensiero di appoggiare quelli che ritiene siano dei traditori. Lui fucilerebbe alla schiena ancora oggi re Vittorio Emanuele III e la corte voltagabbana. Figuriamoci se poteva accettare di appoggiare chi, a suo modo di vedere, aveva tradito l’originaria idea politica.

A quel punto mastica amaro e obtorto collo appoggia chi non avrebbe voluto mai. Ma è la bellezza della politica: l’arte della sintesi per raggiungere la vetta. La mossa di Ruspandini si rivela azzeccata. Vince le elezioni. Soprattutto sopravvive. Nasce alla nuova vita che lo porterà (ma non può saperlo) fino a Palazzo Madama.

 

Perché non interviene?

C’è chi è pronto a giurare che se non fosse stato candidato al Senato, era già a lavoro per le liste con cui sostenere la sua candidatura a sindaco. Malignità. Messe in giro con molta probabilità da chi vuole avvelenare i pozzi. O no? O è per questo che tarda ad intervenire con autorità ed autorevolezza, come se la sua strategia fosse quella di lasciarli a logorarsi da soli. Mentre lui discetta di transnazionalismi con Giorgia Meloni, di sovranismi con Steve Bannon, di seggiolini per bambini, ottenendo in Senato una norma che imponga un sensore per evitare di dimenticare il pupo in auto.

Di certo c’è che il senatore non è tipo da dimenticare. E quella distanza siderale con Caligiore per non averlo fatto ricandidare, non è mai stata colmata del tutto.

A questo punto la domanda sorge spontanea: ma siamo sicuri che a Ruspandini convenga far rivincere Caligiore conoscendo il tipo ambizioso che è? Non è che rischierebbe di trovarselo contro, come già successo in passato?

 

Lo scenario futuro

Le indiscrezioni sostengono che se il Senatore non interverrà a cambiare lo scenario, nel prossimo consiglio comunale Colombo Liburdi e Fiorella Tiberia si mettano in proprio.

Sempre in maggioranza. Ma fuori dalla lista Caligiore. Indebolendo ulteriormente il sindaco e lasciandolo solo.. con la Bianchini.