Salvate il soldato Ciccone. Dalle faide di Forza Italia (di C. Trento)

Il centrodestra ha candidato Tommaso Ciccone alla presidenza della Provincia. E poi lo ha lasciato solo. All'Astor nemmeno uno dei big di Partito per sostenerlo. Se poi si conta anche il Like all'iniziativa di Pompeo, messo da quelli del fronte di Ciccone, non resta che invocare: Salvatelo.

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Cambiare tutto per non cambiare nulla. Nella migliore tradizione gattopardesca italiana, ma pure ciociara. Invece no, la scena è completamente mutata. Ma nessuno vuole prenderne atto.

Tra queste due posizioni estreme, come al solito, la verità sta nel mezzo.

 

Partiamo dalle provinciali, elezioni importantissime per la classe dirigente. Mentre il popolo sovrano resta a casa. Anzi, probabilmente la valenza politica è così alta proprio perché il popolo sovrano non partecipa.

Ma ripercorriamo due tappe a distanza di quattro anni. Agosto 2014: all’hotel Bassetto Francesco Scalia, allora senatore del Pd, raggiunge un’intesa con Alfredo Pallone, leader del Nuovo Centrodestra, per la candidatura di Antonio Pompeo alla presidenza della Provincia. Spaccando i Democrat.

Quasi contemporaneamente l’allora segretario provinciale del Pd Simone Costanzo incontra Mario Abbruzzese, in quel momento capo assoluto di Forza Italia. Per un’intesa finalizzata ad appoggiare la designazione del numero uno del Psi Gianfranco Schietroma alla candidatura alla presidenza della Provincia.

Quindi, poche settimane dopo, la strambata di Forza Italia, su iniziativa di Nicola Ottaviani: sostegno a Pompeo. L’effetto collaterale è il passo indietro di Schietroma, con i Democrat che indicano Enrico Pittiglio.

 

Ottobre 2018: Antonio Pompeo presenta la sua ricandidatura alla presidenza della Provincia. Da Bassetto. Tutto il Pd è lì: Pittiglio, De Angelis, Buschini, Costanzo. Perfino Scalia, nel frattempo uscito di scena sul piano parlamentare.

Apparentemente è cambiato tutto. In realtà i protagonisti sono sempre gli stessi, a quattro anni di distanza. Con ruoli diversi. Semmai la vera novità è un’altra: nel Pd provinciale alle ultime primarie erano (quasi) tutti renziani. Adesso (quasi) tutti zingarettiani: De Angelis, Buschini, Costanzo, Pompeo. È sparita la componente che ha fatto riferimento all’ex rottamatore.

D’altronde così va il mondo. Dall’altare alla polvere in pochi secondi. E l’importante è adeguarsi.

 

Il tornado del 4 marzo è agli atti

Eppure, siccome ogni regola ha le sue eccezioni, qualcosa di profondo è cambiato negli assetti e negli equilibri politici del centrodestra. Perfino in Ciociaria.

Si va profilando sempre di più un asse tra Lega e Fratelli d’Italia: generazionale, oltre che politico. Non soltanto per il traino del deputato Francesco Zicchieri e del senatore Massimo Ruspandini. Ma anche perché lo schema e i punti che propongono appaiono moderni, freschi, parametrati su quello che il popolo di centrodestra è oggi, vuole oggi.

Mentre Forza Italia è ferma, bloccata sulle posizioni di Silvio Berlusconi e Antonio Tajani. Gli “azzurri”non hanno alcuna intenzione di prendere atto di quello che è successo dal 4 marzo in poi.

Gli equilibri sono stati ribaltati. Ma Berlusconi continua ad attaccare la Lega di Salvini.

 

Il candidato presidente solo in trincea

Tommaso Ciccone sta incontrando direttamente gli amministratori. Malgrado le dichiarazioni ufficiali, il sindaco di Pofi ha capito perfettamente che lo hanno accompagnato unitariamente al fronte e poi lo hanno lasciato solo.

Qualche sera fa, nel corso di un incontro all’Astor, non c’era neppure un big dei Partiti del centrodestra.

Ma il problema è soprattutto all’interno di Forza Italia, dove in diversi intendono parlare a suocera perché nuora intenda. Tradotto significa: fuoco amico dei franchi tiratori su Tommaso Ciccone per affondare Mario Abbruzzese.

Gli “azzurri” da mesi rinviano una resa dei conti che sarebbe probabilmente migliore di una linea di galleggiamento esposta ad ogni tipo di… soffio.

Ora, non è un mistero che Ciccone sia un fedelissimo di Abbruzzese, diventato negli ultimi tempi una sorta di Re Mida all’inverso. Nel senso che ogni scenario che tocca si trasforma in un Vietnam politico (vedi Cassino).

L’occasione di mandargli un messaggio forte e chiaro è ghiotta. Soprattutto perché all’interno di Forza Italia è difficile capire chi sta con chi.

Il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani ha preso le distanze dal “cerchio magico” ma non solo. La presenza sul palco della Lega a Latina, con Matteo Salvini, non va letta come una volontà di aderire al Carroccio. Bensì come una presa di distanza da una gestione politica del partito priva di scatti e di novità.

Inoltre, è evidente che il solco tra Ottaviani e Abbruzzese è siderale. Però il punto è anche un altro: nessuno dei due, oggi, può dirsi il referente di Antonio Tajani sul territorio. Insomma, caos completo. Come infatti è successo alla riunione del coordinamento provinciale. E in questa palude Tommaso Ciccone è un bersaglio esposto per responsabilità non sue.

 

Quel “mi piace” dell’assessore Pasquale Cirillo

Galeotto fu il post e chi lo scrisse. Ma si sa, nell’era dei social, la soglia di attenzione dovrebbe essere altissima sempre.

Succede che sulla bacheca di Francesco De Angelis, grande capo del Pd, in tanti commentano la seguente notizia: “Riforma delle province e buona amministrazione. Insieme tutti per Pompeo Presidente”.

Fra i tanti “mi piace” ne balza all’occhio uno. Quello di Pasquale Cirillo. Ma non è assessore della giunta Ottaviani? Caspita se lo è.

Vabbe’, non vota, perché alle urne per l’elezione del presidente vanno solo sindaci e consiglieri. Però è un esponente dell’esecutivo del capoluogo: ogni suo messaggio potrebbe essere letto come un’indicazione politica, perfino di voto.

È vero, a volte prende un caffé con Francesco De Angelis, ma che c’entra? Un conto è l’amicizia privata, un altro la sfera politica. Magari si deve pure considerare che il meccanismo disegnato dalla legge Delrio non è proprio semplicissimo.

E se invece non fosse nulla di tutto questo? In psicologia c’è il cosiddetto lapsus freudiano: una forma di espressione indiretta dell’inconscio. L’errore che prende corpo nel lapsus, secondo Freud, è solo apparentemente casuale.

Ma se fosse davvero così, allora signori, è tempo di salvare davvero il soldato Ciccone.

 

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