Ecco cosa è successo nelle urne: l’appunto dimenticato che permette di ricostruire tutto

L'analisi del voto delle Provinciali di mercoledì. Ecco cosa è accaduto. La ricostruzione resa possibile da un appunto dimenticato ai seggi. Ciccone ci ha creduto fino alla fine. Ecco dove sono mancati i voti.

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Antonio Pompeo vince le elezioni Provinciali in maniera netta, Tommaso Ciccone esce sconfitto da questa tornata elettorale: il risultato maturato mercoledì sera (leggi qui Provincia, la tripla vittoria di Pompeo e le coltellate alla schiena di Ciccone ) solo in parte è in linea con le previsioni.

La verità è un altra. Per scoprirla c’è bisogno di una lettura più approfondita.

 

Lo schema e le differenze

Andiamo con ordine. Alla vigilia del voto avevamo uno schema chiaro:

Centrodestra forte nella fascia rossa (i 9 Comuni con popolazione tra i 10mila ed i 30mila abitanti) e verde (i due Comuni con più di 30mila abitanti).
Centrosinistra forte nelle restanti tre fasce: blu, arancio e grigia (i Comuni con meno di 10mila abitanti).

 

Si chiudono le urne, inizia lo spoglio e le cose vanno da subito in maniera diversa dallo schema.

Accade che il risultato in uscita dalle urne non risponde quasi per niente al lavoro di chi come Tommaso Ciccone ha lavorato in lungo ed in largo per tutta la campagna elettorale, toccando tutti e 91 i comuni. Spingendosi da Filettino fino a Terelle, da San Biagio Saracinisco fino a Coreno Ausonio, battendo palmo a palmo la provincia. Stringendo mani, raccogliendo lamentele e proposte, entrando nella carne viva dei problemi di chi impiega “un’ora e mezza di macchina per venire a Frosinone”.

 

Nelle previsioni del Quartiere Generale di Ciccone:

  • nella fascia blu (i Comuni fino a 3mila abitanti) doveva esserci un sostanziale pareggio,
  • nella fascia arancio (da 3mila a 5mila abitanti) uno svantaggio
  • nella fascia grigia (da 5mila a 10mila abitanti) svantaggio lieve.
  • nelle due fasce più pesanti (da 10mila a più di 30mila abitanti) ci si sarebbe giocati la vittoria fino all’ultimo voto, con un margine di un migliaio di preferenze ponderate.

Invece accade che Ciccone recupera tantissimo: va meglio del previsto nelle 3 fasce più piccole, cioè quelle che sono appannaggio del Centrosinistra. Prende più voti di quelli che erano accreditati dalle proiezioni interne più ottimiste.

 

L’appunto dimenticato

Un bigliettino dimenticato da uno dei colonnelli di Tommaso Ciccone consente di leggere la strategia che era stata pianificata dallo Stato Maggiore.

  • la previsione di 3472 voti sotto nella fascia arancio, nella realtà diventa meno 2666. Ottimo.
  • i 2000 voti di distacco preventivati nella fascia grigia si riducono a 1610. Ottimo.
  • La fascia blu registra 2000 voti sotto e conferma il trend di recupero.

 

Fino a questo punto, nelle file di Tommaso Ciccone hanno continuato a credere nella vittoria. Perché lo scenario numerico che si stava delineando era lo stesso registrato quattro anni prima, nella sfida tra Antonio Pompeo ed il sindaco di San Donato Valcomino Enrico Pittiglio.  Quella volta Pittiglio vinse in più Comuni, dominò la fascia dei piccoli centri. ma Pompeo vinse le elezioni centrando il successo nei centri strategici: un capolavoro di strategia come nel più efficace e cinici dei Risiko.

 

Accade l’irreparabile

A questo punto le speranze si fanno reali ma… avviene l’irreparabile. Crolla completamente la fascia rossa.

In pratica, città come Anagni, Sora, Ceccano (anche se in misura minore), come Pontecorvo e Monte San Giovanni (grazie ai voti dell’opposizione) che dovevano essere le roccaforti di Tommaso Ciccone, crollano miseramente in favore di Antonio Pompeo.

Veroli, Isola, Alatri e Ferentino confermano ed incrementano le previsioni in favore di Pompeo. Lo fanno in maniera netta per il centrosinistra: recuperando anche qualche voto ulteriore.

L’esito è impietoso. In base all’appunto dimenticato, nella peggiore delle ipotesi doveva esserci uno scarto di sei voti in favore di Pompeo, in caso di crollo un distacco massimo di dieci voti. Invece ne esce un abisso fatto di 54 voti di scarto.

È evidente che c’è stata un’azione chiara, studiata a tavolino. Che porta precise impronte digitali. É qui che la partita si chiude.

 

Frosinone e Cassino inutili

Lo scarto accumulato non sarebbe stato recuperato nemmeno se Frosinone e Cassino avessero mantenuto le aspettative. Ed avessero portato a Tommaso Ciccone tutti i voti che erano stati preventivati.

Invece anche lì sono mancati i voti. Tra il capoluogo e la seconda città più grande in provincia sono mancati 8 voti.

Qui le analisi del voto divergono. Secondo una versione: a Frosinone sono saltati con certezza 2 voti ma forse 3. A Cassino sono saltati 5 voti e forse anche 6.

Nel comune Capoluogo veniva previsto sulla carta un vantaggio di 11 o 12 voti: in realtà il vantaggio di Ciccone è stato di soli 4 voti in più.

A Cassino il fenomeno dei franchi tiratori c’è stato. Al di là di ogni ragionevole dubbio. Almeno in cinque hanno accoltellato il candidato schierato da Mario Abbruzzese. E con ogni probabilità lo hanno fatto proprio per questo motivo. (leggi qui Le coltellate a Ciccone erano per Abbruzzese: «Non sa fare squadra, vada via»)

 

«Nulla!», «E sticazzi!!»

Emblematico l’episodio della scheda annullata durante lo spoglio. In genere, durante una competizione così tirata ci si attacca ad ogni voto.

Mercoledì sera, dall’urna viene estratta una scheda votata in favore di Pompeo. L’elettore ha tracciato una croce troppo grande: i rappresentanti di lista schierati da Ciccone contestano il voto sostenendo che invada di 3 millimetri il campo con la scritta Ciccone.

Scattano Robertino Marsella e Luca Zaccari: «Scheda nulla!»

Sull’altro fronte, a difendere i voti di Antonio Pompeo c’è Piergianni Fiorletta: l’ex sindaco di Ferentino è un mastino cattivissimo quando si tratta di proteggere i voti.

Invece Fiorletta non si scompone e sussurra al suo vicino: «E sticazzi… »

 

Il Vicano consolatore

Mauro Vicano, uno che la sa lunga e di campagne elettorali se ne intende, di assemblee dei sindaci ancora di più, si aggira per i corridoi.

Vede una giovane consigliera comunale dagli occhi lucidi, la consola dicendole «Signorina non pianga, avete retto anche troppo bene, avete scelto un ottimo candidato che ha portato un valore aggiunto, avete recuperato tantissimo. Ma fino a quando dall’altra parte ci siamo in campo noi, e conduce il gioco Francesco De Angelis, l’esito è scritto. Non perdete tempo per niente».