Il Tar: «Mastrobuono centrò tutti gli obiettivi, non doveva essere bocciata»

Alla fine ha vinto lei: Isabella Mastrobuono non doveva essere bocciata. Il contratto da Direttore Generale della Asl di Frosinone doveva essere rinnovato: aveva centrato tutti gli obiettivi sanitari ed economici. Quindi non doveva essere commissariata la Asl di Frosinone e non doveva essere nominato al posto della professoressa il commissario Luigi Macchitella. Lo hanno stabilito i giudici della III Sezione Quater del Tribunale Amministrativo del Lazio.

Il presidente Giuseppe Sapone, i Consiglieri di Stato Pierina Biancofiore e Alfredo Storto hanno accolto tutte le richieste del direttore generale defenestrato ad ottobre 2015. Venti pagine di sentenza. Che si concludono con una frase, senza se e senza ma: «Visti i motivi di ricorso, il Tribunale li accoglie». Punto. Una disfatta su tutta la linea per la Regione Lazio. Non le è stato concesso nemmeno un rigo. Nemmeno la soddisfazione di vedersi accolto almeno uno dei punti che aveva portato in aula per contrastare la manager.

Isabella Mastrobuono dovrà essere reintegrata, risarcita di tutti gli stipendi che non ha percepito per 18 mesi, dovrà essere iscritta in tutti gli elenchi dei manager idonei a dirigere le Asl d’Italia.

I giudici hanno accolto le tesi del professor Francesco Castiello e dell’avvocato Edoardo Giardino: due tra i principi del Diritto Amministrativo in Italia. Hanno dimostrato che Isabella Mastrobuono aveva centrato tutti gli obiettivi sanitari ed economici che le erano stati assegnati dalla Regione quando l’aveva mandata a Frosinone: qualità dei servizi, miglioramento dell’offerta sanitaria, contenimento della spesa, maggiore efficienza.

Allora, perchè era stata bocciata? Ad abbassarle in maniera decisiva la media era stato uno zero che le era stato assegnato come vote. Riguardava il mancato raggiungimento dell’obiettivo fissato a proposito di Bilancio. E l’unica altra insufficienza era un 6,5 (su un minimo di 7) sulle code ai Pronto Soccorso. I giudici hanno accertato che il punteggio pari a zero non poteva essere usato per fare la media. Perché? Non era uno dei punti sui quali era previsto venisse valutata la manager: quel bersaglio, in caso di raggiungimento, le avrebbe dato diritto ad un premio economico. E comunque non lo aveva centrato solo per poco, pertanto quello zero era sproporzionato. Soprattutto perché la professoressa Mastrobuono aveva centrato tutti gli altri obiettivi economici: soprattutto il risparmio di 5 milioni di euro, il sostanziale pareggio nel bilancio dell’Azienda. Mentre le altre Asl del Lazio non avevano fatto meglio.

In serata la Regione è intervenuta mettendo una toppa più evidente del buco: ha sostenuto che non ci sarà nessun reintegro perché la sentenza non lo prevede. E che comunque impugnerà l’atto di fronte al Consiglio di Stato. La stessa cosa che la Regione Lazio fece quando si arroccò sulla difesa del generale Suppa alla guida della Asl: i giudici le diedero torto 3 volte ed alla fine ordinarono il rientro del direttore Mauro Vicano accompagnato dall’ufficiale giudiziario, con facoltà di chiamare i carabinieri se qualcuno si fosse opposto.

E’ vero un dato: che difficilmente Isabella Mastrobuono riprenderà servizio a Frosinone. Per il semplice fatto che il suo contratto scade il 4 febbraio 2017. Ma non per altri motivi.

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