Addavenì Baffino… ma Zingaretti non lo aspetta

La ricandidatura di Nicola Zingaretti alla presidenza della Regione Lazio è un tassello importante. Nel 2013 ha messo su una coalizione di centrosinistra, allargata poi ad Ap. Vuole riproporre lo stesso schema, anche con Mdp.

Ma Nicola Zingaretti si ricandida alla presidenza della Regione Lazio? Una domanda importante che ormai viene posta almeno 25 volte al giorno. Perché con tutto quello che sta succedendo a livello nazionale e regionale, il tema delle alleanze è diventato centrale.

Massimo D’Alema ha sferrato un’offensiva fortissima nei confronti del Pd ma anche all’interno della vasta area di sinistra. L’annuncio che Articolo 1 Mdp non avrebbe votato il Def è arrivato poche ore dopo che il leader di Campo Progressista Giuliano Pisapia aveva incontrato il premier Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi. Si è trattato di una sconfessione politica dell’ex sindaco di Milano. Firmata dal leader Massimo. Detto Baffino ai tempi d’oro.

Giuliano Pisapia ha reagito, definendo D’Alema divisivo e invitandolo ad un passo di lato. Nella sostanza un ultimatum: o lui o me.

Ma sbaglia chi ritiene che Map possa dividersi: a dettare la linea è Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani mantiene un profilo di cauta apertura,ma è d’accordo con l’mpostazione di D’Alema. Stesso discorso per Roberto Speranza.

Nel caso dovesse essere approvato il Rosatellum 2.0, Mdp schiererà propri candidati in ogni collegio. L’obiettivo è fin troppo chiaro: far perdere Matteo Renzi per determinare un terremoto nel Pd.

Giuliano Pisapia ha idee diverse e in questi ultimi giorni ha registrato applausi e sorrisi alle feste de L’Unità del Pd di Renzi e “gelo siberiano” alla manifestazione di Mdp a Napoli. Lui vuole costruire un nuovo Ulivo a sinistra dei Democrat, per fare da contraltare al Pd renziano, non escludendo alleanze però. A novembre si capirà la linea di questo vasto arcipelago, ma non c’è molto da scoprire: Massimo D’Alema vuole essere determinante per la sconfitta del Pd renziano. Tutto qui.

Le dimissioni di Bubbico dal Governo e la sottolineatura che al posto di quelli di Mdp sul Def sono arrivati i voti di Denis Verdini, che si aggiungono a quelli ormai storico di Alternativa Popolare, sono fatti inequivocabili.

In questo quadro la ricandidatura di Nicola Zingaretti alla presidenza della Regione Lazio è un tassello importante. Nel 2013 Zingaretti ha messo su una coalizione di centrosinistra, allargata poi ad Alternativa Popolare. Lui vuole riproporre lo stesso schema, anche con Mdp. Ma la frattura insanabile tra Matteo Renzi e Massimo D’Alema non glielo permetterà. Nel Lazio si vota a turno unico, senza possibilità di ballottaggio.

Il centrodestra una quadra la troverà, il Movimento Cinque Stelle è forte, un centrosinistra “azzoppato” ha un percorso in salita. In altre parole la candidatura di un esponente di Mdp alla Regione potrebbe determinare la sconfitta della coalizione guidata da Nicola Zingaretti. Il quale, dopo aver centrato l’obiettivo dell’uscita del Lazio dal commissariamento sulla sanità, perché dovrebbe prestare il fianco ad una sconfitta determinate da logiche e rancori nazionali? Al suo posto potrebbe scendere in campo il vicepresidente Massimiliano Smeriglio, punta di diamante di Campo Progressista di Pisapia. Il quale non avrebbe problemi ad andare allo scontro con i dalemiani di Mdp.
In ogni caso la sinistra si conferma spaccata all’inverosimile.