Anagni, la crisi corre sul filo… del telefono (di F.Ducato)

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

di Franco DUCATO
Conte del Piglio
(ma non) in Purezza

 

 

Nei libri di storia verrà ricordata come la crisi del 14 agosto. Più importante di quella di Cuba (nota anche come crisi dei 13 giorni) che, nel periodo 15-28 ottobre 1962, portò il mondo ad un passo dalla terza guerra mondiale, con relativa distruzione totale.

Ad Anagni, più sommessamente, il 14 agosto scorso si è rischiata la crisi di governo. E stavolta non come probabilità, ma come evento reale.

Proviamo a ripercorrere le tappe della vicenda.

Il lunedì 14 agosto, di buon mattino, nelle stanze del palazzo comunale arriva una telefonata. È di alcuni consiglieri. Che chiedono la procedura da mettere in moto per avere un appuntamento con un notaio. Scopo: mettere nero su bianco la mozione di sfiducia che, se firmata da un sufficiente numero di consiglieri, dovrebbe portare alla caduta della giunta Bassetta.

Dal comune (o meglio, chi riceve la telefonata) capiscono subito la portata di questa telefonata. E parte subito un giro di (contro) telefonate. Che porta, in poche ma tesissime ore, ad avere un quadro preciso della situazione. E si viene a sapere che, in effetti, il numero di consiglieri sufficiente per presentare una mozione di sfiducia ci sarebbe. Solo che, tra gli altri, un consigliere sembrerebbe piuttosto ondivago sulla decisione da prendere.

A questo punto il traffico di telefonate si sposta sul suddetto consigliere. Che viene bombardato (si fa per dire) da una selva di telefonate, messaggi, commenti, richieste. Tutte convergenti sullo stesso punto: non si può interrompere in questo momento l’esperienza della giunta Bassetta; si deve, quantomeno, aspettare di mettere mano ad alcuni progetti che potrebbero, una volta approvati e messi in moto, definire in modo significativo il senso di tutta la stagione consiliare del colonnello.

Dai e dai, il consigliere dubbioso decide di fare marcia indietro. Almeno per il momento la maggioranza, e la sorte della consiliatura, è salva.

Ma fino a quando?

Anche perché continuano a non mancare gli strappi di Progetto Anagni. Che in un rovente comunicato (diffuso ieri sulle polemiche scatenate dalla decisione dell’amministrazione di spostare il Palio dell’anello da Piazza Innocenzo III al campo sportivo), dice di essere “completamente estraneo alla scelta”.

Stigmatizza la “mancanza di condivisione sulle decisioni che riguardano la città”. E, nel merito “censura” la decisione dell’amministrazione.

Una amministrazione di cui, in effetti, Progetto Anagni fa (ancora?) parte.

 

 

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