La lezione di Pirozzi al centrodestra (di B. Cacciola)

Il centrodestra si avvia al suicidio politico, replicando lo schema che ha regalato Roma a Virginia Raggi. Gli stessi identici errori. La lezione ignorata di Ottaviani. Zingaretti e Raggi ringraziano.

Biagio Cacciola

Politologo e Opinionista

Che insegna la vicenda di Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, candidato, per ora, con la sua lista civica dello Scarpone a presidente della regione Lazio?

 

La prima riguarda l’incapacità, in particolare nel Lazio, del centrodestra, di scegliere candidati in modo democratico. È di quasi due anni fa la figura di un centrodestra romano che, con continui parti a tavolino,  alla fine ha  spianato la via a un sindaco come Virginia Raggi.

 

Un continuo giro di valzer dei vari capi e capetti non sono riusciti a permettere ad Alfio Marchini di esser candidato se non a pochi giorni dalle elezioni comunali. Troppo tardi per costruire il consenso, ancora più tardi per far conoscere bene candidato e programmi. In perfetto orario però per dare l’idea di un centrodestra privo di idee e di uomini da poter mettere a disposizione della città. Un suicidio mediatico prima che politico.

 

Ora la storia si ripete. A quattro mesi dall’elezione della presidenza regionale, i Partiti del centrodestra non hanno un candidato. Addirittura, per non averlo, hanno fatto si che Pirozzi uscisse anche dal suo Partito di riferimento, cioè Fratelli d’Italia.

 

È cosi che, dopo la presentazione del suo libro da parte della compagna di Matteo Salvini, Elisa Isoardi, in un auditorium straboccante di folla, (leggi qui ‘Il Pirozzi (non) candidato fa il pienone’) anche la Lega si é defilata. (leggi qui ‘Brunetta propone Gasparri per la Regione Lazio. Retromarcia di Salvini’) Il tutto sacrificato a un eventuale spartizione di candidati per le future regionali (e politiche).

 

E Pirozzi, anche se valutato da solo intorno al 12 per cento, non rientra in nessuna casella. (leggi qui ‘Il suicidio perfetto del centrodestra’)  Un ragionamento suicida che non fa i conti con la democrazia interna di quei Partiti. Tutti ad aspettare l’uomo giusto dal cappello del mago Berlusconi, che già sta facendo miracoli  sul nazionale e che non può permettersi, per ora, di dire che in cuor suo magari Sergio Pirozzi lui lo vedrebbe bene. Salterebbero dalla sedia, colonnelli, capitani, sottotenenti anche senza esercito, in particolare nella capitale.

È infatti in uso il metodo devastante romano delle candidature, cioè amici paracadutati dall’alto, magari con bella presenza, non nazionalpopolari alla Pirozzi, ma che non hanno un voto di loro.

 

Non digeriscono nemmeno il metodo Ottaviani, che ha dimostrato che solo con una investitura come le primarie, si hanno le carte in regola per straripare in elezioni  territoriali.

 

Intanto Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi se la ridono .