D’Amico al La7: «Questa legge elettorale non ci piace»

Il presidente nazionale di ConfimpreseItalia in diretta su La7 a Coffee Break parla della legge elettorale «Meglio le preferenze», di piazza e di Ilva «Serviva più buonsenso»

«Questa legge elettorale non ci piace: sarebbero state meglio le preferenze ma purtroppo, come sempre accade in Italia, interveniamo solo quando il disastro è già sull’uscio»: parole di Guido D’Amico, presidente nazionale di ConfimpreseItalia in diretta negli studi di Coffee Break questa mattina su La7.

Ospiti di Andrea Pancani anche il fondatore di Energie per l’Italia Stefano Parisi già candidato sindaco di Milano per il centrodestra,  l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano oggi presidente della Commissione Lavoro, Marta Fana autrice del libro ‘Non è lavoro è sfruttamento‘.

 

LA LEGGE ELETTORALE NON CI PIACE

Sulla legge elettorale, Guido D’Amico è stato chiaro: «Questa legge elettorale ci piace molto ma molto poco. Assodato che siamo una Repubblica parlamentare, oggi prendiamo atto che il Parlamento è stato soppiantato : nel senso che la questione di fiducia porta un’accelerazione dei tempi ma elimina il dibattito. Come sempre in Italia, siamo a 5 mesi dal voto e non abbiamo ancora una legge elettorale: sarebbe stato opportuno un maggiore coinvolgimento. Si poteva fare meglio e di più. Invece, come sempre, agiamo solo quando il disastro è sull’uscio. Avremmo preferito le preferenze e che gli elettori potessero esprimersi scrivendo nome e cognome sulla lista».

 

LA PIAZZA NON E’ MAI UNA

D’Amico non è convinto delle manifestazioni di piazza organizzate in questi giorni da chi è contrario alla Fiducia sulla nuova legge elettorale. «La piazza – sottolinea D’Amico – è di varie colorazioni. La piazza non è mai una sola: ci sono sempre varie piazze, ce ne sono alcune più rumorose ed altre più silenziose ma non per questo sono meno importanti. Mi sorprende come in questo momento, nel quale il Paese ha problemi seri,  il dibattito si concentri sulla legge elettorale. sarà pure una questione importantissima ma non lo è se comparata alle altre emergenze che  abbiamo».

 

E CON ILVA ?

Al centro del dibattito finisce la questione Ilva e l’annuncio delle centinaia di tagli proposti da Archelor Mittal. Guido D’Amico mette in evidenza il declino industriale e lo mette sul piatto insieme alla «mancanza di buonsenso che doveva invece accompagnare l’intera questione Ilva. I pilastri da seguire erano tre: la tutela della salute dei lavoratori e delle popolazioni intorno agli stabilimenti, la salvaguardia dei livelli occupazioni e degli stipendi, la capacità di produrre ricchezza per il Paese».

A chi rimprovera l’attrazione di investimenti stranieri puntando sulla manodopera a buon mercato e sugli ingegneri meno pagati in Europa, il presidente di Confimprese replica: «guardate che fa parte del gioco e non del sistema. Abbiamo un sistema di tutele che ci consente di agire sulla parte previdenziale senza però eliminare i diritti alle tutele che per i lavoratori, all’atto pratico, restano tutte».