La ritirata strategica di Bassetta per restare sindaco (di F.Ducato)

Le dimissioni del sindaco Bassetta non sono una resa. Rappresentano una ritirata strategica: con la quale far venire avanti Pd e Progetto Anagni. La vera tattica ed i possibili scenari

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

La soluzione della crisi che al comune di Anagni ha portato ieri sera alle dimissioni del primo cittadino Fausto Bassetta, (leggi qui) al termine di una drammatica reprimenda nei confronti della sua stessa coalizione, e soprattutto del Partito Democratico cittadino, potrebbe trovarsi in un dettaglio. Che potrebbe, a sua volta, indirizzare le azioni delle forze della maggioranza della città dei papi.

Si tratta del richiamo che il sindaco ha fatto, mente rassegnava le proprie dimissioni, all’articolo 53, comma 3 del Testo unico degli Enti Locali.

Che recita testualmente così:

“Le dimissioni presentate dal sindaco o dal presidente della provincia diventano efficaci ed irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presentazione al consiglio. In tal caso si procede allo scioglimento del rispettivo consiglio, con contestuale nomina di un commissario”.

 

Insomma; c’è ancora tempo prima del rompete le righe. Se il sindaco avesse deciso di andarsene senza appello, avrebbe omesso di sottolineare quella possibilità. Se lo ha fatto è perché ha voluto, con ogni probabilità, chiarire alle forze della sua maggioranza il fatto che, a questo punto, il cerino passa nelle loro mani. E che lui potrebbe tornare indietro, ma solo a certe condizioni.

 

Di fatto Bassetta, come un consumato giocatore di poker, ha puntato al rialzo contro degli avversari che nelle ultime settimane lo hanno messo alle strette. Avversari che si chiamano Progetto Anagni, con tutte le critiche sfociate nella richiesta di azzeramento: e Partito Democratico, che non più tardi di 48 ore fa aveva parlato di “mercato delle vacche” a proposito delle azioni del sindaco. (leggi qui)

 

Senza contare la decisione del patron ( ex a questo punto) di Progetto Anagni, Domenico Beccidelli, di disconoscere l’azione del suo gruppo, criticando l’operato del sindaco. (leggi qui)

 

Uno scatto in avanti coraggioso, quello del sindaco. Bassetta, per non rimanere impigliato nelle maglie di un logoramento che lo avrebbe bruciato e consegnato ad un finale di stagione agonizzante, ha deciso di rischiare.

 

A questo punto la palla passa nelle mani delle due forze politiche principali della realtà anagnina, Pd e Progetto Anagni. A tutte e due (in effetti soprattutto Al Partito Democratico, che è stato il bersaglio degli strali di Bassetta in consiglio), il sindaco ha sostanzialmente detto “o si fa come dico io, la smettete di scannarvi, e troviamo un accordo nell’interesse della città, oppure ce ne andiamo tutti a casa”.

 

Bisogna vedere a questo punto chi ha più da perdere in caso di dimissioni irrevocabili. Ha da perdere Progetto Anagni, che non troverebbe la quadra ed il tempo per aggregare una nuova composizione di forze, soprattutto dopo l’abbandono di Beccidelli. Ha molto da perdere il Partito Democratico, che ha appena iniziato un percorso di riallineamento con le forze di sinistra della città, e che non potrebbe portarlo a termine in breve. Ed in questo caso rischierebbe davvero di essere pesantemente penalizzato alle prossime elezioni. Per non parlare anche dell’opposizione, che da un’accelerazione non avrebbe sostanzialmente nulla da guadagnare.

Insomma. Che Bassetta resti , in fondo, lo vogliono tutti.

 

A quel punto il sindaco potrebbe ottenere quello che vuole per tornare. La possibilità di operare al governo della città. Incidendo davvero su temi come la sanità, e l’ambiente ( non a caso citati ieri in consiglio), senza intoppi e guerre intestine, nei 18 mesi che mancano. Per potersene poi andare senza rimpianti.

 

O magari, per proporsi a nuove elezioni, accreditandosi come uomo al di fuori dei giochi partitici, come finora non era mai riuscito a fare

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