Bassetta non è Rocky, ma contro non ha Ivan Drago (di F.Ducato)

Comunque vada sarà un successo. È una citazione di qualche anno fa di Piero Chiambretti; ed è diventata anche il titolo di un album del rapper romano Er Piotta.

Ma ad Anagni questo motto, almeno per quanto riguarda la crisi di maggioranza, nessuno al momento può pensare di usarlo. Perché, in un modo o nell’altro, comunque vadano le cose appunto, la sensazione è che nessuno possa cantare vittoria.

Non può farlo Progetto Anagni: non tanto per la decisione di rivendicare un cambio di passo, con tanto di azzeramento della giunta e rimescolamento delle carte. È legittimo che una forza politica voglia, se lo ritiene, fare quanto necessario per migliorare il quadro politico in cui opera. Il problema è che lo si fa dopo tre anni di governo, in cui Progetto Anagni ha avuto un certo peso; e che all’interno del gruppo, al di là delle firme sui comunicati ufficiali, c’è una spaccatura tra chi vuole provare ad andare avanti per salvare un’azione di governo (o magari per rimanere su un poltrona) e chi invece ha deciso di troncare comunque. Magari in vista di una campagna elettorale da affrontare al grido di “abbiamo rinunciato al governo per amore della città”.

Non può farlo il Pd, minoritario nella composizione del gruppo consiliare, e negli ultimi tempi anche nella dialettica politica cittadina. Di fatto quello che era il vero motore, e l’unica forza politica riconosciuta della maggioranza del 2014, è diventato un gruppo legato soprattutto al peso di alcuni esponenti locali (Tagliaboschi) e provinciali (Bondatti), e non sembra essere in grado di incidere davvero sulla realtà cittadina.

Non può farlo L’AltrAnagni, partita come forza ambientalista della maggioranza, e finita nel tritacarne di questioni come la Marangoni (solo per fare un esempio) che hanno fatto e fanno molto discutere in città.

Non può farlo Anagni Democratica, arrivata in maggioranza dopo l’uscita de la Rete dei cittadini per dare un’impronta più marcatamente di sinistra alla coalizione, ma scivolata ben presto nel silenzio o nella critica più o meno aperta (De Luca).

Queste le principali forze in campo.

A poche ore dalla decisione del sindaco, terminate le consultazioni, scappatoie semplici non se ne vedono.

Il sindaco potrebbe decidere di rifiutare in toto le richieste di Progetto Anagni, ma si condannerebbe da solo. A meno che non riesca a recuperare (e ci sta provando da giorni) Simone Ambrosetti e tutta La Rete dei cittadini. Ma un rientro in maggioranza provocherebbe quanto meno problemi seri di convivenza con Anagni Democratica, entrata a suo tempo al posto de La Rete. E del resto la stessa Rete ha detto, in una nota diffusa ieri, di non voler fare da stampella a nessuno.

Progetto Anagni però, nelle ultime ore, sembrerebbe aver assunto un atteggiamento più istituzionale. Gli indizi stanno nella polemica scoppiata con L’AltrAnagni e culminata ieri nello scambio di due note molto polemiche tra le due liste che, fino a prova contraria, fanno parte della stessa maggioranza. L’AltrAnagni ha accusato Progetto Anagni di avere messo in moto la crisi soltanto per ottenere qualche poltrona in più. È come se volesse stanarlo e costringere il gruppo di Felli ad assumere una posizione netta: con Bassetta o via da Bassetta, puntando ad esasperare le diverse sensibilità di Progetto Anagni fino a determinare una rottura tra chi è per la sfiducia e chi non vuole spaccare fino in fondo, a meno di non essere costretto.

La risposta di Progetto Anagni rimette il cerino acceso nelle mani del sindaco. Rivendica le ragioni istituzionali della verifica che ha preteso. Il che, da un lato, lascerebbe pensare ad un possibile accordo in extremis: magari con una crisi pilotata, una ricomposizione lampo, ed un accordo su poche cose chiare da fare da qui alla fine della consiliatura. Dall’altro lato ha fatto in modo che a scottarsi siano gli altri.

Il gruppo sta in ogni caso sicuramente pensando anche al dopo; e potrebbe anche prevalere la teoria di chi dice che andare avanti per forza precluderebbe accordi successivi tra esponenti della maggioranza e della (per ora) opposizione, in vista di un rimescolamento successivo.

Spaccare, in questo senso, potrebbe essere un modo per presentarsi al popolo anagnino con un argomento da spendere in una prossima campagna elettorale.

Insomma, un rebus. Alla fine del quale, l’unica cosa certa è che ad Anagni si prospettano, anche se il sindaco riuscisse a sfangarla, poco meno di due anni segnati dalla precarietà politica e programmatica. Che potrebbe avere esiti nefasti per il centro sinistra (o quello che sarà) alle prossime elezioni.

Viene in mente, mi si passi la citazione bassa, un tema musicale della colonna sonora di Rocky IV, “No easy way out” ( non c’è una via d’uscita facile).

Ma Bassetta non è Rocky. E tra gli avversari non si vede nessun Ivan Drago.

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