Nel Pd ora servono cambiamenti eccezionali (di E.Mazzocchi)

di Ermisio MAZZOCCHI
Politologo
Dirigente PD

 

 

Con il passare delle ore e dei giorni si va facendo sempre più chiaro di quale portata siano stati i risultati delle elezioni Comunali, in particolare quelli della città di Frosinone. A me sembra che, particolarmente per quanto riguarda i riflessi e le conseguenze dei risultati elettorali su l’articolazione e le prospettive del PD e del centrosinistra, sia opportuno affrontarli con crudezza di ragionamento e liberi da preconcetti e dalle pastoie correntizie.

 

LA SCONFITTA DEL PD

La sconfitta del centrosinistra e del PD è ormai un dato assunto per la inconfutabile verità dei numeri. Ciò che deve importare di più è la comprensione della origine di un risultato estremamente negativo che implica il futuro di questo Partito. Non possiamo eludere i rapporti di forza tra i partiti e lo schieramento delle aree di centrodestra e di centrosinistra.

Il successo personale di Ottaviani e l’affermazione delle liste che lo hanno sostenuto, non è altro che il prolungamento di una politica espansiva del centrodestra, soprattutto praticata da FI, a partire da Cassino e da Pontecorvo, passando per Sora e Ceccano, assai più forte in profondità e in estensione di quanto non lo sia stato nel passato.

Il PD e le forze del centrosinistra hanno di fronte un avversario fortemente articolato nella società provinciale, che può essere contrastato da una politica sia del PD che di altre forze del campo di sinistra e nel loro insieme da quelle del centrosinistra.

 

LA FALLA NEL PROGETTO

Il risultato amministrativo di Frosinone, ma lo è stato per Ceccano come per Cassino, dimostra la vistosa falla nel progetto politico del PD e dei suoi alleati. Le divisioni, le spaccature, il personalismo, il leaderismo sfrenato, hanno bloccato un processo di espansione del PD e frenato le spinte di rinnovamento e di cambio della politica.

Di giorno in giorno si è indebolito il rapporto con i cittadini e con le loro diverse rappresentanze, sindacali, professionali, imprenditoriali, associative.

Un segnale era venuto, pur considerando le dovute differenze, con il risultato del referendum del 4 dicembre con circa il 70% per il No, nella città di Frosinone, uno dei più alti della provincia. Debole, ma indicativo di un rapporto sfilacciato con la popolazione.

La consistenza di una politica del PD che affondasse le sue radici dell’humus delle criticità della città, non si è materializzata. Non è stata in cinque anni visibile, marcata, efficace. Non era pensabile che il lavoro di opposizione del gruppo consiliare supplisse a queste carenze in ragione dell’assenza di un vettore di trasferimento tra i cittadini, che sarebbe dovuto essere proprio il partito.

 

PERCHE’ CRISTOFARI NON HA SFONDATO

Alla candidatura di Cristofari, che ha combattuto con determinazione e gli si deve dare atto, si è arrivati in modo a dire poco convulso. Con tentennamenti e insoddisfazioni che ne hanno appannato la sua efficacia, la sua spinta propulsiva verso una credibile alternativa a Ottaviani.

Non è passato il messaggio del cambiamento perché la voce di una alternativa era debole ed è arrivata in ritardo. E non si erano costruiti, nel tempo, ponti di dialogo con settori essenziali della società cittadina.

Nemmeno prendo in considerazione le varie tesi su le cause dovute ad assenze di esponenti rappresentativi del PD: da De Angelis a Scalia, da Pilozzi a Pompeo. Né sono convincenti presunti errori dovuti nell’incapacità a recuperare Michele Marini.

Ragionamenti distanti anni luce dalla reale specificità della condizione del PD e del suo rapporto con la città, e finiscono per essere aspetti svianti di un ragionamento più corposo, che affonda nella definizione di una identità di un partito, nella sua comprensibile politica di cambiamento, nel suo rapporto con il popolo.

 

IL PD NELLA CITTA’ PROIBITA

In definitiva il nocciolo della questione risiede nella chiusura di un Partito su se stesso. Chiuso e autoreferenziale. Non sempre in grado di utilizzare e valorizzare gli interventi del governo regionale e nazionale.

L’elettorato non ha percepito questo sforzo di cambiamento e non lo ha associato a Cristofari che poteva rappresentare una continuità di quella opera di progresso e di crescita messa in atto dai governi di centrosinistra.

Non lo ha percepito perché è venuto meno quel supporto del PD che ne avrebbe dovuto fare un elemento centrale nella sua azione politica. Non ci siamo stati e siamo stati penalizzati.

 

IL FUTURO DEL PD

Ora si profila una necessaria ricostruzione della presenza del PD a condizione che non siano utilizzati gli schemi che ci hanno portato allo stato attuale. Una nuova cultura politica deve crescere nel PD a Frosinone come in altre città, ricusando quei tentativi di cambiare, a tutti i livelli, qualche pedina per non cambiare nulla.

La situazione è eccezionale ed eccezionali devono essere i cambiamenti.

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