«Accordo su Danilo Picano segretario Pd». «È falso».

Fontana denuncia l'accordo Petrarcone - Mosillo per nominare Danilo Picano segretario del Pd di Cassino. Tutti negano. C'è una commissione che lavora alla riunificazione. L'analisi.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

«C’è un accordo nel Pd per nominare Danilo Picano segretario del Circolo di Cassino». Il sasso nello stagno lo lancia Salvatore Fontana, componente dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico.

Ma dallo stagno cortesemente glielo rimandano indietro.

 

IL SASSO DI FONTANA

Poco prima di pranzo Salvatore Fontana scrive sulla sua bacheca Facebook «L’accordo, ormai fatto, sulla Segreteria cittadina del Pd di Cassino, tra il gruppo Petrarcone – Fardelli e il gruppo Mosillo, nominando Danilo Picano segretario, è l’ennesimo schiaffo a quel 50% della città che aveva votato Petrarcone».

In pratica, sostiene che l’ex sindaco Giuseppe Golini Petrarcone avrebbe trovato l’accordo con l’altra anima del Pd. Quella con la quale si divise al momento di presentare le candidature per le comunali. Una divisione che culminò con la decisione di mezzo Partito (quella che faceva riferimento al presidente ed al vice segretario di Circolo) d’andare al voto sostenendo Petrarcone; e mezzo Partito (l’ala che si riconosceva nelle posizioni del Segretario) d’andare alle urne candidando l’imprenditore Francesco Mosillo. Finì che vinse il centrodestra con Carlo Maria D’Alessandro dopo il ballottaggio con Petrarcone.

Frattura ricomposta? Unità ricostruita? Proprio questo è ciò che manda su tutte le furie l’immobiliarista Fontana. «Tutti sanno che l’assessore regionale Mauro Buschini ed il presidente dell’Asi Francesco De Angelis ordinarono a Francesco Mosillo e Sarah Grieco di far votare D’Alessandro al ballottaggio».

Un peccato (politico) originale imperdonabile per Fontana. «Dico al Partito Democratico del quale sono membro dell’Assemblea Nazionale, pensate veramente che così possiamo far votare il nostro Partito? Io credo che questi inciuci serviranno a portarci alla sconfitta totale».

 

L’AGO DELLA BILANCIA

Perché comporre una frattura, riannodare i fili spezzati del dialogo, per Salvatore Fontana è una sconfitta? «La chiarezza e la differenza di posizione deve essere la forza di un Partito politico. Se non saremo diversi, nella sostanza e non a chiacchiere, ai Partiti che avversiamo, allora si che assisteremo a una sconfitta epocale come quella di Frosinone. Il mio è un appello a Petrarcone e Fardelli affinché ritornino sui loro passi».

L’accordo tra le due componenti renziane del Pd di Cassino ridurrebbe l’ala Emiliano, che si riconosce in Fontana, ad una minoranza poco più che di rappresentanza. Non a caso, prima dell’estate si era aperto un canale di dialogo per riunire il suo gruppo con quello di Petrarcone: avevano affrontato insieme le Comunali per poi dividersi dopo la sconfitta.

Se Petrarcone e Mosillo arrivano all’intesa, Fontana non è più fondamentale per determinare gli equilibri nel Pd cittadino.

 

ACCORDI? A MIA INSAPUTA

Ma l’accordo tra Mosillo e Petrarcone esiste? «Se qualcuno ha raggiunto un’intesa per eleggermi segretario, lo ha fatto a mia insaputa. A me non risulta alcun accordo» dice l’avvocato Danilo Picano.

Il consigliere regionale Marino Fardelli è appena uscito dai lavori di una Commissione in Regione. «Accordi per la segreteria Pd a Cassino…» silenzio. Dopo due minuti il telefono squilla. «Scusatemi, ma in ascensore cade la linea. Non so niente di alcun accordo. Tutti sanno che dalla fine della primavera scorsa abbiamo costituito una commissione incaricata di ricostruire un dialogo per ricomporre l’unità del Partito a Cassino. Il dialogo è con tutti coloro che vogliono partecipare. Chiedete a Petrarcone ed all’ex assessore Salera, sono loro a fare parte della delegazione».

L’ex sindaco Giuseppe Golini Petrarcone non risponde al telefono. Il suo ex assessore Enzo Salera cade dalle nuvole. «L’accordo esiste solo nella testa di Fontana. E da nessun’altra parte. È vero invece che c’è una Commissione incaricata di lavorare per ricostruire l’unità. Se a qualcuno non interessa ricomporre il Partito lo vedremo. Per il momento si dialoga con tutti».

Francesco Mosillo preferisce non commentare: «Si commenta qualcosa che c’è. In questo caso c’è nulla. Di cosa parliamo?».

 

IL NEMICO DEL MIO NEMICO È MIO AMICO
La realtà dei fatti è che il tentativo di dialogo c’é. Il dibattito va avanti a fari spenti: porterà alla riunificazione del gruppo Pd in consiglio comunale. Ma va per le lunghe perché è un sottile gioco di incastri. Non può esserci unità politica se non c’è unità di intenti. E per avere unità d’intenti deve essere chiaro chi farà cosa e chi andrà dove.

Per essere chiari: chi sarà il prossimo candidato di Cassino per il Pd? E, se non è possibile determinarlo adesso, con quali principi verrà individuato dopo? Chi sarà il capogruppo in Consiglio? Chi saranno i candidati alla Camera? E chi al Senato? Quali nomi verranno schierati alla Regione?

Non è una spartizione di poltrone. Ma è il necessario equilibrio per tenere tutto insieme. Soprattutto per evitare un’altra spaccatura come quella che ha visto mezza sezione Pd con un candidato sindaco e mezza sezione Pd con un altro candidato.

Il tentativo di ricostruzione dell’unità nasce proprio dalla necessità di non ripetere lo stesso errore. Perché è chiaro a tutti che il nemico del mio nemico è mio amico. Che tradotto significa: se al ballottaggio ci fosse andato Francesco Mosillo, i grandi elettori di Petrarcone avrebbero riversato le loro preferenze sul candidato di centrodestra e non su quello del Pd.

Perché? Perché votare per la vittoria dell’altra anima del proprio Partito significa farla vincere e – allo stesso tempo – condannare se stessi alla morte politica. Meglio perdere in due. Così poi si può ricostruire l’unità.

È lo stesso principio per cui Fontana oggi contesta la sola ipotesi di accordo per nominare Danilo Picano segretario del Circolo Pd di Cassino.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright