Quel mea culpa che nessuno nel Pd vuole fare

E’ proprio il “mea culpa” che nessuno fa a dire oltre ogni ragionevole dubbio che il Partito Democratico in provincia di Frosinone non è un Partito. La sconfitta alle comunali del capoluogo è pesantissima, se solo si pensa che Fabrizio Cristofari è andato appena qualche punto sopra la percentuale ottenuta da Michele Marini cinque anni fa, quando però concorreva anche Domenico Marzi e i due (Marini e Marzi), insieme, fecero contare oltre il 47%, più di Nicola Ottaviani.

A Frosinone ha perso il segretario provinciale Simone Costanzo, che nonostante le sconfitte a raffica (Cassino, Sora, Ceccano) non ha mai preso in mano la situazione. Neppure quando è stato recentemente scaricato da Francesco De Angelis, Sara Battisti e Mauro Buschini.

A Frosinone ha perso il segretario regionale Fabio Melilli, che nel momento in cui Costanzo è andato a sottoporgli la situazione caotica della Federazione non ha mai preso in mano la situazione. Poi, compresa la sconfitta catastrofica in arrivo su Frosinone, ha fatto un paio di viaggi nel capoluogo fingendo di dover fare un’intervista a Ciociaria Oggi. Non sia mai che avessero pensato ad un suo intervento per risolvere la situazione.

A Frosinone ha perso il gruppo consiliare cittadino (soltanto Angelo Pizzutelli è stato rieletto), non sul piano del consenso, ma su quello politico, perché in cinque anni non è mai riuscito a guidare un’opposizione credibile in consiglio comunale.

Ha perso il partito ad ogni livello per non aver neppure criticato l’abbandono, a poche settimane dal voto, di Andrea Turriziani e Antonello
Galassi
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Non poteva farlo però, perché nel 2012 ci fu un esodo da Michele Marini da parte di assessori, consiglieri ed esponenti di maggioranza che con lui avevano condiviso l’intera esperienza politica. Fra loro c’era anche
Fabrizio Cristofari, allora segretario cittadino del Partito Democratico. Anche allora tutti zitti.

Il “peccato originale” nasce lì: la candidatura di Fabrizio Cristofari doveva essere decisa e condivisa con Michele Marini se davvero si voleva provare a ricomporre i cocci. Invece Marini è stato messo davanti al fatto compiuto, le primarie non si sono più celebrate, Angelo Pizzutelli ha ingoiato il rospo ma poi ha fatto il pieno delle preferenze per dimostrare che adesso il Pd frusinate o passa attraverso lui o sarà lui a intraprendere altre strade.

Stesso ragionamento da parte di Norberto Venturi, segretario cittadino.

Ha perso Fabrizio Cristofari, che alla fine ha lasciato fare il Pd senza senza intervenire in tre passaggi chiave: 1) la formazione della lista; 2) la definizione delle alleanze; 3) l’organizzazione della campagna elettorale.

Con Alternativa Popolare nel centrosinistra Cristofari sarebbe arrivato al ballottaggio. Soltanto Francesco Scalia, su Teleuniverso, ha sottolineato tale aspetto.

Ha perso Francesco De Angelis, un tempo abile a tenere tutti dalla stessa parte, adesso invece impegnato nell’eterna sfida con Scalia per il controllo di un partito che, così come è a Frosinone, non controllerebbe neppure Stalin.

Rimane un mistero perché, dopo aver detto che della questione Marini si sarebbe interessato Nicola Zingaretti, nulla è stato fatto.

Lucio Fiordalisio, sindaco di Patrica, ha detto che nel Pd si gioca a perdere, che i big fanno accordi con i “parigrado” del centrodestra su altre realtà (gli enti intermedi) e che a nessuno frega nulla degli amministratori. Tutto vero. (Leggi qui ‘Il Fiordalisio con le spine: «Accordi sottobanco tra centrosinistra e centrodestra»)

A Frosinone ha perso anche Nicola Zingaretti, il quale deve riflettere su un solo punto: o quello che fatto non ha lasciato il segno oppure al territorio non è arrivato. Certo è che all’ospedale Fabrizio Spaziani il caos quotidiano è
perfino aumentato e sul viadotto Biondi l’unica risposta è stata quella del ponte Bailey targato Nicola Ottaviani.

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Foto: A.S.Photo Andrea Sellari, tutti i diritti riservati all’autore