Tutti innocenti… ma non lo dite in giro (di A. Porcu)

Michele Marini non rubò né fece danni al Comune. Come il cognato di Craxi, il presidente della Provincia di Milano, il governatore dell'Abruzzo. Assolto. Ma a distanza di otto anni. Nei quali una classe dirigente innocente è stata mandata a casa.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

In principio fu Paolo Pllitteri. Un bel bocconcino: lo ammanettarono sotto ai riflettori. Ex sindaco di Milano aveva soprattutto una colpa: essere il cognato di Bettino Craxi, intoccabile ras del Partito Socialista Italiano. Il suo calvario è durato un bel po’ di anni. E poi, a riflettori ben freddi, lo hanno assolto: i giudici dell’VIII sezione penale del tribunale di Milano hanno riconosciuto che era innocente dall’accusa di ricettazione perché ”il fatto non sussiste’‘. La procura invece aveva chiesto la condanna a tre anni di reclusione.

Poi venne Filippo Penati. Altro bel bocconcino: presidente della Provincia di Milano aveva anche lui una colpa inconfessabile: essere stato capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani. Anche il suo calvario è durato un bel po’ di anni. Poi, nelle settimane scorse, a riflettori ormai gelidi, è stato assolto anche in secondo grado per la vicenda del fantomatico sistema Sesto: un sistema di spartizione della tangenti. Che non esisteva, hanno dovuto ammettere i giudici della corte d’appello di Milano.

Da ultimo venne il compagno (socialista) Ottaviano Del Turco: governatore della Regione Abruzzo, che aveva un inammissibile difetto: essere stato sia ministro in un governo della Prima Repubblica che segretario confederale della Cgil. Venne ammanettato nell’esercizio delle sue funzioni per avere inquinato gli appalti nella Sanità del suo feudo. Già, ma i soldi? Dove li ha presi, chi glieli ha dati, come li ha incassati e per fare cosa? Trascorsi un bel po’ di anni arrivano le risposte: ci siamo sbagliati Compagno, torna a casa ti abbiamo assolto.

Non ha di che lamentarsi Michele Marini. Che aveva il difetto si essere vice sindaco di Frosinone. Che in quel momento presiedeva la giunta in assenza del sindaco Domenico Marzi. Inquisito, mai arrestato, sospettato e politicamente logorato a ridosso della campagna elettorale che doveva trionfalmente riportarlo sullo scranno di sindaco del capoluogo.

A riflettori ben gelati arriva la sentenza definitiva pure per lui: non si è fregato un soldo sulla storia del parcheggio Multipiano e nemmeno ha fatto danni alle casse della città.

I giudici della Corte dei Conti lo hanno dovuto spigare per ben due volte ai loro colleghi della sezione Inquirente. I quali si erano messi in testa che Michele Marini fosse uno sprovveduto che non dava il giusto valore ai soldi del suo Comune.

Michele: propio lui, quello che aveva iniziato la campagna elettorale con una macchina scassata e aveva finito il mandato da sindaco guidando lo stesso veicolo. Che non aveva una casa prima e nemmeno se l’era comprata dopo. Nei cui conti, e in quelli della moglie, del padre, degli zii, degli affini e collaterali fino a varie generazioni, nulla è stato trovato di illecito.

Il processo relativo al Parcheggio Multipiano di viale Mazzini, a Frosinone è stato chiuso. Caro Michele e cari assessori della giunta Marini – hanno detto i giudici – non avete fatto alcun illecito.

Ci sono voluti una decina di anni per dirglielo. Nel frattempo Frosinone ha perso un’intera classe dirigente: Michele Marini e gli assessori Danilo Giaccari (luminare nel diritto del Lavoro); Amedeo Di Sora (stimato docente e regista teatrale); Sandro Silenzi (eminente commercialista); Mauro Granieri (tornato ad esercitare la sua professione di tecnico in campo edilizio); Alessandra Mandarelli (divenuta pure assessore Regionale); Claudio Caparrelli (illustre ambientalista); Antonio Fracassa (ingegnere assunto a tempo determinato); Vincenzo Giannotti (Dirigente, responsabile del Project).

Erano finiti nel tritacarne con l’accusa di avere determinato un danno alle casse dei cittadini di Frosinone: 4 milioni e 560 mila euro. In cosa consisteva il danno ipotizzato dalla Procura? Al  «valore dell’investimento effettuato dal promotore» e per la «mancata, profittevole, conduzione diretta del posteggio e delle aree concesse, incomprensibilmente, alla gestione privata».

Traduzione: il parcheggio Multipiano non serviva a niente e nemmeno era stato affidato a prezzi convenenti.

L’accusa è caduta. La Procura ha dovuto ammettere «la legittimità della scelta dell’amministrazione comunale guidata da Michele Maini di procedere con il project financing».

Però qualcosa bisognava pur contestare. Mica vorremmo far fare a Marini la stessa figura di quei simpaticoni dl cognati di Craxi, dell’ex presidente della Provincia di Milano o del Governatore ammanettato a L’Aquila? Dunque gli contestiamo il “rilascio del diritto di superficie sull’area in questione, per 99 anni, quale corrispettivo per la realizzazione, da parte del privato, di 54 box per auto.

Traduzione: tu mi fai 54 box auto nel Multipiano e io ti riconosco il diritto di gestore per 99 anni.

In questo modo – sostiene la Procura della Corte dei Conti – Michele e la sua gang avrebbero fatto deprezzare il valore del bene. Danno: un milione e 440 mila euro.

Sentenza: non hanno fatto nemmeno questo. Andate a casa. Assolti dopo otto anni.

A casa Michele Marini assieme a Penati, Pillitteri, Del Turco: un’intera classe dirigente. C’è da essere felici: il sistema funziona e riconosce i colpevoli dagli innocenti. In otto anni però il quadro politico è stato cambiato. Non a colpi di voti. Ma a colpi di maldicenze.