«I nostri politici? A Roma non pesano», firmato Casinelli

«I nostri politici a Roma non pesano»: il presidente di Federlazio denuncia che i ritardi dei treni con i pendolari ciociari sono colpa anche dei politici che non riescono ad ottenere la priorità negli ingressi a Termini e Tiburtina

«I nostri politici? A Roma non pesano»: il presidente di Federlazio Alessandro Casinelli non usa mezzi termini.

Lo fa intervenendo sul tema dei pendolari che viaggiano dalla Ciociaria a Roma. Nello studio di A Porte Aperte su Teleuniverso si sta parlando dei giovani ingegneri diventati introvabili per le industrie italiane, dei ragazzi che fanno prima a raggiungere Berlino che Roma, colpa dei trasporti ferroviari rimasti ai livelli degli anni Settanta.

 

Il collegamento veloce con Roma? «Per troppo tempo non si è fatto a causa della primogenitura: tutti volevano poter dire d’avere risolto il problema». Il riferimento è alla sua stessa organizzazione ma anche a Unindustria, Camera di Commercio, Provincia: tutti ci hanno provato. «Devo dire che ultimamente si sta cercando di fare una squadra vera e stiamo iniziando ad ottenere qualche risultato interessante».

 

L’affondo arriva alla frase successiva: «Non bisogna avere un razzo che va a 500 chilometri all’ora. Il problema è il contratto di servizio tra Trenitalia e Regione che disciplina il trasporto ferroviario nel Lazio»

 

In pratica la Regione ha smesso di avere una propria compagnia ferroviaria. Un tempo c’erano i trenini gialli e arancioni delle Ferrovie Laziali, ora le otto linee  che collegano Roma con le altre località del Lazio  vengono gestite da Trenitalia. Come debbano essere gestite lo definisce il contratto di servizio.

 

«Il problema vero – ha detto Alessandro Casinelliè che noi ciociari a Roma non contiamo niente. Perché è possibile abbattere i tempi di percorrenza con gli stessi treni di oggi, le stesse fermate e le stesse risorse che abbiamo. E’ sufficiente cambiare il contratto di servizio nella parte in cui disciplina tutte le entrare alla stazione Termini o Tiburtina. Se iniziassimo a mettere delle priorità su chi deve entrare prima a Roma si risparmierebbe un bel po’. Se si decidesse chi deve entrare prima a Roma e chi deve aspettare sui binari si decidesse in base al numero dei pendolari trasportati, la situazione sarebbe diversa. Invece altre linee, che su cui viaggiano meno persone, hanno però qualche senatore o qualche onorevole che pesa di più… E che riesce a fargli ottenere la priorità sui nostri treni. Il problema è il contratto di servizio». E la politica ciociara che conta poco a Roma.

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