Ma perché dovremmo andare a votare?

Nel 2013 le elezioni restituirono tre mancati vincitori. Il rischio è che ora accada lo stesso. Perchè andare a votare?

La domanda ci sta tutta: cosa andiamo a votare a fare alle politiche?

Quando Silvio Berlusconi si dimise, travolto dallo spread, la via più naturale sarebbe stata quella delle urne. Invece ci fu il Governo tecnico di Mario Monti, che sarà ricordato per sempre per la Legge Fornero.

Nel 2013, vigente il Porcellum (poi bocciato dalla Consulta), si determinò una situazione di pareggio a tre. Il centrosinistra guidato dal Pd di Pierluigi Bersani arrivò primo ma non vinse. Il centrodestra capeggiato da Silvio Berlusconi effettuò una rimonta prodigiosa ma non vinse. Il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo fu protagonista di un’affermazione straordinaria, ma scelse di non allearsi con nessuno.

Da allora ci sono stati tre governi: quello di Enrico Letta, poi Matteo Renzi e ora Paolo Gentiloni. Il quale ha già l’endorsement di Silvio Berlusconi per proseguire qualora (come pare sicuro in realtà) nessuno avrà la maggioranza per governare da solo.

E’ stata la legislatura delle maggioranze traballanti al Senato, delle scelte di Alfano e Verdini per consentire un minimo di governabilità.

Ora si ritorna al 2013, con una legge elettorale che dà meno garanzie di quella precedente. Una legge elettorale con una forte spruzzata di maggioritario in uno schema proporzionale e senza possibilità di voto disgiunto.

Il centrodestra è dato avanti nei sondaggi, ma Silvio Berlusconi, che sta crescendo nei sondaggi, sta già ridimensionando il ruolo della Lega di Matteo Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

Il Partito Democratico è al di sotto della quota Bersani e a Matteo Renzi la prosecuzione del governo Gentiloni appare come una manna dal cielo in questo momento. Perché neppure una ipotetica alleanza tra Pd, Forza Italia e Centri di destra e di sinistra garantisce i numeri per avere una maggioranza.

Restano i Cinque Stelle: se dovessero arrivare primi, Luigi Di Maio potrebbe ottenere l’incarico di formare il Governo.

In teoria Liberi e Uguali di Pietro Grasso e la Lega potrebbero sostenere un esecutivo del genere. Ma è complicato.

Dunque, nessun vincitore, si prosegue con Gentiloni. E nuove elezioni in tempi rapidi?

Chi ci crede? L’Italia è il Paese dove non c’è nulla di più stabile del provvisorio.

Intanto Francesco Scalia,Francesco De Angelis, Maria Spilabotte, Nazzareno Pilozzi, Mario Abbruzzese, Gianluca Quadrini e chi più ne ha più ne metta si preparano alla campagna elettorale. Su barricate contrapposte.

Ma se è già tutto deciso per il Gentiloni bis, serve davvero fare finta di essere avversari?

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