Una firma ed una coccola per Emanuele Morganti

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Mamma Lucia non si consola. E nemmeno potrà mai trovare consolazione al suo dolore. Perché non c’è più pace quando ti strappano via un figlio che hai cresciuto nel grembo, gli hai insegnato poco alla volta a camminare staccandosi prima dal girello e poi dalla tua mano per andare da persona perbene lungo le strade del mondo.

Non c’è consolazione per mamma Lucia. E nemmeno rancore. Come Giobbe nel giorno in cui gli venne tolto tutto e non maledì il Signore: lasciando perplesso perfino il diavolo, che sperava così di scalfirne l’anima. Così Lucia, di fronte alla bara bianca del suo Emanuele, quasi due mesi fa, ha ringraziato Dio per avergli donato quel figlio: «Non l’ha chiamato a sé perché è cattivo. Lo ha solo ricevuto dalla cattiveria degli uomini».

Ma la cattiveria era ancora di più. Non era finita con l’assurdo massacro dell’innocente Emanuele Morganti, ucciso di botte – senza un perché – all’uscita di un locale nel pieno centro di Alatri, dove era andato con la fidanzatina. La cattiveria è quella che le indagini della Procura di Frosinone poco alla volta stanno portando alla luce. Una cattiveria fatta di silenzi, di amnesie, di bugie. Troppa gente è rimasta in silenzio. E tanta non ha ricordato. Altri hanno mentito. E c’è chi pure ha infangato.

L’indagine degli uomini va avanti, cercando di separare verità e bugia. Tentando di individuare le mani assassine che si sono sporcate del sangue d’un ragazzo come loro, i volti che hanno sputato sul suo corpo in agonia sull’asfalto, le braccia che hanno sventolato banconote gridandogli che era un miserabile. Umiliato, colpito, deriso: come ogni Cristo nel momento in cui viene crocefisso.

A mamma Lucia, se finiranno in carcere o all’inferno, importa poco.

Mamma Lucia prova un po’ di pace solo ad un pensiero: quello che la morte del suo Manù non sia stata inutile. E per questo, da tempo chiede che abbia «una coccola dal valore della vita, non i bla bla che fino ad oggi ci sono stati».

Il timore è che glielo ammazzino un’altra volta. Con l’indifferenza. E che la morte del suo Manù sia l’alibi per poter colpire altri innocenti come era lui.

Chiede una firma mamma Lucia. Una firma su una banalissima petizione che sta on line. E’ sulla piattaforma change.org, il portale che raccoglie tutte le petizioni al mondo. Poi sono le firme a stabilire se siano importanti o no quelle suppliche digitali.

Una firma nella quale chiedere che la Giustizia mandi un segnale. Non di vendetta: non restituirebbe Emanuele alla vita. Ma una segnale che sia di esempio. Perché «una giustizia esemplare salverebbe tanti altri giovani, compreso quelli che si sono lasciati risucchiare l’anima».

E’ per questo che mamma Lucia ha detto si a quella petizione, messa sul portale tra gli appelli per salvare cani, balene boschi… «Certo, Emanuele non è grande come loro. Ma li amava e li viveva con grande rispetto».

Chiede che il sangue di Manù non venga lavato con altro sangue. Ma diventi sangue di Salvezza: per far capire che se si uccide un ragazzo di vent’anni in quel modo, la Giustizia degli uomini è giusta e severa.

La petizione qui: si legge in due secondi e, se si vuole, si firma. Per dare una carezza ed una coccola ad Emanuele.

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