La telefonata a Giorgia e poi l’annunico: Pirozzi si candida alla guida del Lazio

Il sindaco di Amatrice annuncia la sua candidatura. In mattinata una 'intensa' telefonata con Meloni. Che rimane tiepida. Salvini lo appoggia. Berlusconi convoca Fazzone.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Sergio Pirozzi alla fine ammette quello che tutti sapevano: si candida a governatore della Regione Lazio. Lo ha detto alla trasmissione di Rai Parlamento ‘Settegiorni’ che andrà in onda sabato mattina alle 7 condotta da Susanna Petruni.

Nel corso dell’intervista registrata nel pomeriggio, Sergio Pirozzi il sindaco di Amatrice ha detto che  ha deciso di candidarsi «Sulla spinta della gente comune e dei sindaci». Lo farà mettendosi a capo di una lista civica «aperta a tutti, perché sono convinto che l’Italia deve essere rappresentata dai sindaci».

 

LA TELEFONATA A GIORGIA

L’uomo simbolo del terremoto nel reatino ha deciso di rompere gli indugi dopo una telefonata. Quella fatta in mattinata a Giorgia Meloni, presidente nazionale di Fratelli d’Italia: il Partito nel quale il sindaco di Amatrice è componente dell’Assemblea Nazionale.

Un confronto aspro, assicura chi ha sentito. Nei giorni scorsi Sergio Pirozzi aveva detto con chiarezza che era proprio Giorgia Meloni a frenare la sua candidatura. E oggi l’ha chiamata, per dirle con chiarezza che con la sua benedizione o senza, lui si sarebbe candidato.

La risposta di Giorgia Meloni è stata tiepida. Qual è il problema? Il primo: Pirozzi è un ‘cane sciolto‘, non risponde alle gerarchie di Partito, non è controllabile. Il secondo: la candidatura a Governatore del Lazio è stata assegnata a Forza Italia dal tavolo nazionale con FdI e Lega. Per questo,  bisognerà cedere  una contropartita: almeno due o tre candidature al Parlamento in collegi sicuri. Assottigliare la pattuglia a palazzo Madama o Montecitorio rischia di far perdere il ruolo di ago della bilancia nella prossima Legislatura.

In serata la presidente di Fratelli d’Italia ha confermato:

«Quando stamattina Sergio Pirozzi mi ha chiamato per
preannunciarmi la sua discesa in campo per la Presidenza della Regione Lazio
gli ho subito detto che non potevo certo essere contraria, visto che Sergio
fa parte dell’ assemblea nazionale di Fratelli d’Italia ed è un simbolo per
gli abitanti delle zone colpite dal terremoto».

 

Insomma, lo stesso entusiasmo di fronte ad una doccia fatta alle 4 del mattino e con la caldaia in blocco.

Ormai però Sergio Pirozzi ha passato il Rubicone. E indietro non torna. Per questo, Giorgia Meloni in serata ha dovuto indossare la veste della diplomatica. E dire: «è indispensabile, per il successo della sua o di qualunque altra candidatura nel campo del centrodestra, garantire l’unità della coalizione. Nelle prossime settimane, dunque, incontreremo gli alleati per valutare insieme la soluzione migliore per mandare a casa la sinistra e battere l’inconcludenza del M5S».

Traduzione: Pirozzi ha fatto la fuga in avanti, non possiamo bloccarlo in nessun modo, un candidato altrettanto popolare da mettere in campo non lo abbiamo, vediamo qual è il prezzo da pagare agli alleati per questa candidatura.

 

 

 

LE BARRICATE DI FAZZONE

In mattinata il coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone aveva ribadito il no alla candidatura di Pirozzi per il centrodestra, rimarcando che la designazione per il Lazio tocca al suo Partito, in base agli accordi nazionali con Fratelli d’Italia e Lega. (leggi qui ‘Fazzone chiude la porta in faccia a Pirozzi. E lui scavalca il cancello’).

Per nulla conciliante, il senatore di Fondi aveva detto:

«Il nome di Sergio Pirozzi è un’autocandidatura Con tutto il rispetto per la persona, per governare una realtà complessa come il Lazio servono esperienza e capacità che arrivano da lontano. È come dover governare due Regioni in una: perché Roma Capitale vale quanto una Regione. Pirozzi non mi sembra che abbia questa esperienza».

 

 

IL NO DI PORRO E IL VERTICE CON SILVIO

In serata, le barricate di Forza Italia non sono più così solide. Claudio Fazzone viene convocato da Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli: il senatore riferisce al presidente che c’è l’indisponibilità del giornalista televisivo Nicola Porro al quale Berlusconi aveva chiesto di scendere in campo.

Picche lo avevano risposto anche gli imprenditori che nelle scorse settimane erano stati sondati. A quel punto è chiaro che Forza Italia non ha un cavaliere bianco (e nemmeno uno grigio) da poter schierare.

Uscendo dalla sede nazionale di Forza Italia, il coordinatore regionale del Lazio Claudio Fazzone dice che

«Forza Italia ritiene fondamentale avvicinarsi alle elezioni con un’ampia coalizione di forze politiche, civiche e del territorio e avanzerà le proprie proposte nei luoghi delegati a un confronto plurale, rispettando tutti, ma decisa a non subire decisioni di altri».

 

Traduzione: noi non siamo disposti a cedere gratis la candidatura a governatore del Lazio. Ci mettiamo al tavolo e fissiamo la contropartita. Non fatevi passare per la testa di non pagarci il dazio.

 

 

SALVINI BENEDICE SERGIO

Il primo ad appoggiare subito la candidatura di Sergio Pirozzi è il leader della Lega Matteo Salvini. Nei giorni scorsi aveva offerto un Piano B al sindaco di Amatrice in caso non l’avessero candidato alla Regione: diventare il leader della Lega nel Centro Italia e candidarsi al Parlamento, trascinando due o tre deputati insieme a lui.

«Sindaco capace e battagliero, difensore della sua gente, uomo onesto e in gamba. Ringrazio Sergio Pirozzi per la sua generosità e la sua disponibilità a candidarsi, per vincere nel Lazio servono persone con le idee chiare e serve un centrodestra unito. Sono disponibile a confrontarmi con gli alleati su persone e programmi già settimana prossima, i cittadini del Lazio meritano di meglio rispetto a Raggi e Zingaretti».

 

Traduzione: per me Pirozzi è una candidatura vincente, mettiamoci al tavolo e se c’è un prezzo da pagare sono pronto a discutere, eventualmente per aiutare Giorgia a saldare il conto o aiutarla a contrattare con Forza Italia.

 

 

 

FUOCO DI SBARRAMENTO

In serata inizia il fuoco di sbarramento contro Sergio Pirozzi. Il partito Democratico ad esempio non apprezza lo scoop giornalistico fatto da Rai Parlamento.

«Che c’entra Rai Parlamento con la Regione Lazio? Gli spazi di informazione parlamentare usati per la campagna elettorale del centrodestra nel Lazio? Con tutte le trasmissioni che ha la Rai?» si domanda su facebook la deputata del Pd Lorenza Bonaccorsi,
componente della commissione di Vigilanza Rai e presidente del Pd Lazio.

 

 

VELENO A 5 STELLE

A stretto giro apre l’artiglieria campale anche il Movimento 5 Stelle. A dirigere il tiro è la deputata Roberta Lombardi, candidata alla Regione Lazio

«Pirozzi giurava che non si sarebbe candidato e che lui era uomo di parola. Poi ha deciso di candidarsi. Già dà la misura della coerenza della persona»

Poi, un colpetto anche a Nicola Zingaretti:
«Zingaretti è il candidato di Renzi che lo ha sponsorizzato in tutte le maniere e non è il rappresentante di un progetto di sinistra».

«Cosa rimprovero alla giunta Zingaretti? L’inconsistenza assoluta, la cattiva amministrazione dal punto di vista sanitario, la chiusura dei presidi medici sul territorio, la riduzione dei posti letto e posso continuare per ore», ha aggiunto Lombardi.

 

LA SPERANZA DI QUADRINI

Il capogruppo di Forza Italia in Provincia Gianluca Quadrini è stato il primo a commentare, quando i quadri di Partito erano tutti in attesa del vertice Fazzone – Berlusconi. «Spero che Forza Italia ed il centrodestra riescano a trovare presto una sintesi per un candidato unitario. La frantumazione sarebbe un regalo al centrosinistra di Nicola Zingaretti che in questo momento non possiamo permetterci».

Nei prossimi giorni ospiterà Pirozzi nella sede della Comunità Montana di Arce.