Pirozzi costringe Berlusconi a scendere in campo

La candidatura di Sergio Pirozzi manda il centrodestra sull'orlo di una crisi di nervi. Fazzone apre e poi chiude alle primarie. Scende in campo Berlusconi e nomina una Commissione. Fuoco di fila sul sindaco. Che va avanti.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Prima l’apertura, poi il passo indietro. Il centrodestra trascorre sull’orlo di una crisi nervosa la prima giornata di Sergio Pirozzi candidato governatore del Lazio.

 

FAZZONE E IL PASSO DEL GAMBERO

Il segnale di quanto sia convulsa la giornata lo fornisce il coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone. Alle 16.48 le agenzie riportano una sua dichiarazione: “Pronti alle Primarie se con regole certe“. È un chiaro segnale di apertura, una strada per arrivare a sdoganare la candidatura di Sergio Pirozzi come governatore del Lazio (leggi qui ‘La telefonata a Giorgia e poi l’annuncio: Pirozzi si candida alla guida del Lazio’) e farla diventare quella unitaria di tutto il centrodestra.

 «Se Pirozzi vuole fare il candidato potremmo anche arrivare alle primarie, creando delle regole certe, vedere se la sua candidatura sia condivisa nel centrodestra e se ci sono altri candidati vedere chi ha il consenso del territorio»

 

Poi, a distanza di due ore c’è il passo indietro. Una inversione a U fatta tirando il freno a mano o, per i più maliziosi, un brutto testacoda: alle 18:43 con una mail lo stesso senatore di Fondi dice di essere stato interpretato male e che parlava genericamente di Primarie. Che però – specifica – da noi non si possono fare perché in Italia non sono regolamentate.

«La mia risposta alla domanda sulle primarie credo sia stata fraintesa o che io non sia riuscito a spiegarmi al meglio. Sono fortemente convinto della validità delle primarie quale strumento eccezionale di partecipazione democratica per scegliere la propria classe dirigente ma solo se vengono fatte in Paesi dove sono istituzionalizzate, per legge, come nel caso dell’America. Nel nostro Paese purtroppo dove le primarie non sono basate su regole chiare, certe e non interpretabili, il ricorso a questo strumento ha sempre lasciato degli strascichi»

 

Chissà cosa ne pensa Nicola Ottaviani che sulle Primarie ci ha costruito le sue due elezioni a sindaco di Frosinone.

Quindi, come rimaniamo per la candidatura di Sergio Pirozzi? Il testacoda di Claudio Fazzone è degno di un pilota da circo motoristico:

«L’unica strada percorribile in questo momento passa dal tavolo nazionale, insediato per le Regioni Lazio, Lombardia, Molise e Friuli Venezia Giulia e al quale partecipano tutti i partiti del centrodestra, che porterà in tempi rapidi, e in modo compatto ed unitario, a decidere quale sia il candidato migliore alla guida di questa importantissima Regione. Candidato che deve essere espressione dell’unità del centrodestra».

 

Un passo in avanti ed uno indietro? No, due indietro. Perché alla fine il coordinatore Regionale di Forza Italia chiude del tutto la strada alla candidatura del sindaco di Amatrice. Spiega che il candidato governatore del Lazio del centrodestra deve essere

«capace di incarnare al meglio una azione politica e un programma vicino alle esigenze di tutti i Comuni del Lazio, dotato di un forte radicamento e conoscenza del territorio, con grande capacità e comprovata esperienza non solo politica ma anche tecnico-amministrativa maturata anche in campo professionale”.

 

Fine della strada.

 

SI SCOMODA SILVIO

La faccenda è seria. Al punto che dopo dieci minuti scende in campo Silvio Berlusconi.  Il sasso gettato nello stagno dal sindaco  di Amatrice Sergio Pirozzi è troppo grosso (leggi qui ‘Il suicidio perfetto del Centrodestra’) e sta generando un’onda d’urto difficile da controllare.

L’ex Cav fissa un primo paletto. E nomina  una commissione che, spiega un comunicato, «collaborerà con gli  alleati del centrodestra per individuare i migliori candidati a  presidente di Regione e a sindaco, che siano espressione di tutta la  coalizione». A presiederla sarà, come già accaduto in passato, Altero Matteoli.

Ne  faranno parte i capigruppo parlamentari o i loro vice; il responsabile organizzativo del Partito, Gregorio Fontana; il segretario della  Conferenza dei coordinatori regionali, l’esterno e sempre potentissimo Sestino Giacomoni; e i  coordinatori regionali di Forza Italia di volta in volta interessati  per territorio.

Proprio Giacomoni si prende la briga di metterci la faccia. Appare sul Tg2 e dice

«Sulle candidature per le prossime regionali il centrodestra, unito, sceglierà i candidati migliori. Il nostro obiettivo è quello di tornare a vincere  in tutte le regioni italiane».

 

Gli fa eco Altero Matteoli

«Sono  certo che il centrodestra unito otterrà altri  importanti risultati, dopo quelli conseguiti negli ultimi mesi. A  questo fine dobbiamo lavorare con abnegazione perché ce lo chiedono  gli italiani».

 

 

NESSUNO SI INTESTA SERGIO

In apparenza è solo fumo. Dietro le quinte viene confermata l’analisi fatta in mattinata da Alessioporcu.it E cioè: Sergio Pirozzi è un corpo estraneo alla Politica, non fa parte di alcun tavolo nazionale, nemmeno il suo Partito, Fratelli d’Italia, è disposto ad intestarsi la sua candidatura. Perché sa che dovrebbe pagare un dazio con cui riequilibrare le intese nazionali. In soldoni, Giorgia Meloni dovrebbe risarcire Forza Italia (cui spetta la scelta della candidatura del Governatore nel Lazio) cedendole almeno due o tre seggi al Parlamento.

Il tutto, per ritrovarsi un governatore che nemmeno risponde ai Partiti. Le probabilità che avvenga sono le stesse di vedere Giuliano Ferrara danzare in tutù e scarpini.

Sergio Pirozzi lo sa e per questo ha compiuto la fuga in avanti.

 

 

ABBATTETE IL SOLDATO PIROZZI

A sbarrargli il passo è stato un fuoco di fila arrivato da tutto il centrodestra.

Il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri ha detto che Pirozzi ha smanie di protagonismo.

«Quello che ravviso è che ci vorrebbe da tutti più umiltà. Il punto è pensare al bene  comune del cittadino non al bene del singolo. La candidatura di Pirozzi rischia di danneggiare il  centrodestra? Se uno ha smanie di protagonismo e  crea fratture si farà una domanda e si darà una risposta».

 

Meno netto il presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta:

Pirozzi? Ce ne sono altre cinquanta di  candidature di qualità, deve decidere il centrodestra unito. Evviva l’apertura! Dico solo che deve essere il centrodestra a  decidere. Decisioni così importanti le prende il centrodestra unito».

 

Mario Abbruzzese fa sentire la sua voce e dice che le candidature devono unire e non dividere. Il consigliere regionale del Lazio Adriano Palozzi bolla quella di Pirozzi come una autocandidatura affidata ai giornali. Il coordinatore romano di Forza Italia Davide Bordoni offre un’altra via d’uscita e dice che vedrebbe bene Pirozzi in una squadra di governo e non alla guida della Regione.

Chiede una sintesi globale il capogruppo di Forza Italia in Provincia di Frosinone, Gianluca Quadrini: sollecita il centrodestra «ad una riflessione che tenga conto dei temi sollevati da Pirozzi e cioè il coinvolgimento dei sindaci e dei territori. E chiede che si dia precedenza a queste esigenze, conciliandole con le giuste necessità degli equilibri politici».

 

PIROZZI AVANTI A TUTTO SCARPONE

Il sindaco di Amatrice va avanti per la sua strada. È uomo di montagna. Sapeva benissimo che non doveva aspettarsi aiuto da chi sta a Roma in pianura.

In serata annuncia che presenterà in conferenza stampa, mercoledì prossimo a Roma, la sua candidatura alla presidenza della Regione Lazio per le elezioni del 2018.

«Nell’occasione verranno illustrati i temi della prossima campagna elettorale, del rinnovato ruolo dei sindaci nella politica italiana, nonché i motivi della scelta di presentarsi a capo di una lista civica aperta alle forze politiche che vorranno condividerne gli obiettivi».

L’appuntamento è per mercoledì 15 novembre alle 12 al Sgm Conference Center di via Portuense 741.

 

Poi la conferma. La prima uscita da candidato, nelle province la farà l’indomani. Sarà ad Arce nella sede della XV Comunità Montana.

A meno che Forza Italia non imponga un’altra inversione a U con il freno a mano ed il testacoda al presidente Gianluca Quadrini, che è il suo capogruppo in Provincia.