Pirozzi, lo scarpone nel simbolo: «Non mi ritiro». E imita Ottaviani

Sergio Pirozzi presenta il simbolo, rivela di avere lasciato Fratelli d'Italia. Le primarie? Potevano farle prima. E copia l'idea di Solidiamo da Nicola Ottaviani

Appare nel buio, mentre la stanza viene rischiarata dai bagliori del proiettore che riflette su una parete il video con la sua immagine. Maglione scuro, giacca in una mano, cartellina gialla nell’altra, Sergio Pirozzi fa il suo ingresso tra gli applausi nel Sgm Conference Center di via Portuense a Roma.

I lampi dei flash saettano l’aria e lo riprendono sorridente. Le polemiche ed i veti di questi giorni non sembrano averlo nemmeno scalfito. La scorza da montanaro non si è fatta attraversare.

 

 

NON MI CANDIDO PER POTERE

Comincia con una domanda retorica. «Sono qui oggi non per annunciarvi che mi candido,  perché questo lo sapete già, ma vi chiedo perché mi dovrei candidare?  Rispondo io: non per bramosia di potere, non per fare gli interessi di qualcuno ma perché penso sia giusto ridare voce ai territori, ai  sindaci, al mondo del volontariato, dei professionisti che hanno  lasciato nella loro vita un’impronta».

Nella cartellina gialla ha il logo della lista civica intorno alla quale spera di aggregare quanti più sindaci sia possibile.  Il simbolo è quello dell’impronta di uno ‘scarpone’ da montanaro, affiancata dalla scritta ‘Sergio Pirozzi presidente’.

Ancora applausi ed una frecciata: a chi dice che non ha abbastanza esperienza per amministrare. Che non è adatto per prendere in mano il timone di una realtà complessa come la regione Lazio.

«Io sono impegnato da 22 anni nella pubblica amministrazione, ne ho  incontrati tanti di professionisti che senza intendere la politica  come professione hanno cercato di lasciare qualcosa di sé».

Punta proprio a loro, Sergio Scarpone Pirozzi. Punta a quelli che non si candidano per fare carriera. ma a quelli che si rimboccano le maniche e spesso non prendono nemmeno il gettone di presenza. Come i sindaci, i presidenti di Comunità Montana, gli assessori dei piccoli centri…

«Questo sarà  il target della nostra lista. E chiaro che noi non  abbiamo niente da perdere, nel senso che tutti noi abbiamo già un  lavoro, io penso che ognuno di noi abbia voglia di lasciare qualcosa  del suo passaggio nella vita. Per cui il mondo che farà parte della  mia lista sarà di questo target».

 

 

PRESIDENTE DEI BORGHI DIMENTICATI

Gli domandano cosa farà in caso di elezione a presidente della Regione. Se lascerà Amatrice.

«Se vengo eletto questa è la legge: devo lasciare la carica di sindaco. Ma io ho il vice  sindaco, prima ho parlato con loro, sarebbe straordinario che il  sindaco di un comune come Amatrice, un piccolo borgo, diventi  presidente della Regione: sa quante cose potrebbe fare per i comuni  dimenticati, per chi oggi non ha trovato più ascolto se non nel  momento delle elezioni».

Candidarsi alla Regione, ha spiegato Pirozzi, non significa  “abbandonare” i cittadini di Amatrice. Giura che c’è la sua squadra, allenata da 14 mesi trascorsi al suo fianco nel gestire l’emergenza ogni giorno.  «La mia precedente vita è fatta da persone  che hanno messo da parte il proprio lavoro per gli altri, io sono  circondato da persone così. Se hai l’opportunità di incidere non solo  per quel territorio penso ne valga la pena».

Ha ricordato che esiste un mondo di dimenticati, di ultimi, che sono sotto gli occhi di tutti e che tutti ignorano. Le periferie. I borghi. Le montagne.

«Qui ci sono tanti che sono terremotati: periferie, piccoli comuni, associazioni di volontariato. Un mondo che  non ha mai avuto una rappresentanza. Noi dalla settimana prossima, il  sabato e la domenica, perché sono ancora il sindaco di Amatrice e gli  altri giorni sono impegnato in Comune, ascolteremo le periferie:  vogliamo partire da 100-150 famiglie che ci racconteranno le loro  storie. Noi partiremo da questo percorso che guarda alle esigenze  delle persone».

 

 

NO DEL CENTRODESTRA? VADO AVANTI

Spiega che non si fermerà. Così come non si è fermato nemmeno di fronte al fuoco di sbarramento che è stato schierato in questi giorni, appena ha annunciato la candidatura.  Non intende fermarsi nemmeno di fronte ad una eventuale candidatura unitaria del centrodestra.

«Nel mio logo c’è l’orma di uno scarpone  che va avanti, andrò avanti comunque».

Gli dicono che a quel punto potrebbero accusarlo di non avere fatto squadra. Di avere fatto mancare al centrodestra i voti indispensabili per vincere. perchè la sua candidatura – è chiaro – spacca l’elettorato di centrodestra.

«Se sarò accusato di non  aver fatto squadra? Io sono preparato a tutto. Ma dico  anche perché non condividere un obiettivo che dice: diamo spazio a chi non ha cambiali, ha sempre lavorato per gli altri, si vuole rivolgere  alle persone che non votano più. Se fanno altre scelte vuol dire che  hanno obiettivi diversi dai nostri e se ne prenderanno la  responsabilità“.

 

PRIMARIE? POTEVANO FARLE PRIMA

Il centrodestra è alla disperata ricerca di un candidato credibile. Maurizio Gasparri non fa i salti di gioia, dietro l’angolo c’è il nome del senatore Claudio Fazzone di Fondi che è coordinatore regionale di Forza Italia. Qualcuno azzarda l’ipotesi di primarie per poter giustificare la convergenza su un nome unitario.

«Le primarie? Potevano farle prima, non è  un problema mio».

Ma possono servire? «Io sono un mister, il mister fa squadra ma serve  un linguaggio comune – ha aggiunto – Se serve a dare una svolta  all’approccio alla politica ben venga. Non ho mai litigato con nessuno e non voglio che si litighi per Sergio Pirozzi. Se ci sono persone di  ‘alta levatura’, e sono messe lì per interessi particolari, per me non sono di alta levatura».

Torna sul concetto dei sindaci e degli amministratori che lavorano nell’ombra.

«Ho fatto l’amministratore pubblico, il vicesindaco per 180mila lire, il consigliere provinciale per zero euro, il sindaco per 660 euro netti, il presidente della Comunità montana per zero euro, il presidente dei Comuni dimenticati d’Italia per zero euro.  Queste sono persone di ‘alta levatura’. Se uno usa la politica come  trampolino per me non è di alta levatura – ha concluso – Se trovano  persone a contatto con la gente, io sono qui».

E poi rivela: «Non sono più iscritto a Fdi. E  finora non ho visto nessun progetto politico del centrodestra».

 

 

PIROZZI COME OTTAVIANI

Il candidato governatore copia una delle mosse vincenti messe in campo dal candidato sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani: il progetto Solidiamo, il fondo finanziato con le indennità di carica degli eletti.

«Chi farà parte della lista Pirozzi ogni  mese lascerà 1000 euro che andranno in un fondo destinato alle  associazioni».

Non vuole spendere grandi cifre per la campagna elettorale, nonostante debba raggiungere una popolazione di 5 milioni di abitanti.

«Presenterò la mia squadra di assessori prima delle elezioni, è  regolare… Dal piccolo al grande i meccanismi sono gli stessi. Io ho  sempre vinto le elezioni senza spendere un euro: noi partiremo con  una raccolta fondi massimo mille euro».

 

 

 

VISIBILITA’? COME ZINGARETTI E LOMBARDI

Replica alle accuse di avere sfruttato la sua visibilità, quella che gli è derivata dalla tragedia di Amatrice. Fa notare che se lui è stato reso visibile da quel dramma, anche Zingaretti e Lombardi allora hanno sfruttato la loro visibilità. Che gli deriva dagli incarichi.

«Io ho sfruttato la visibilità? Allora dovremmo dire la stessa cosa di  Zingaretti che ha sfruttato la visibilità avuta alla provincia e di  Lombardi che ha sfruttato il fattore mediatico di stare in parlamento. Io ho una storia di 22 anni sul territorio, metterci la faccia può  servire ad aiutare chi è rimasto indietro abbiamo zone dell’Italia e  del Lazio terremotate da 30 anni».

 

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