Provinciali: coltellate, tradimenti, patti segreti dietro la vittoria del Pd

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Vince il Partito Democratico. E Forza Italia si prepara ad andare all’opposizione. Ma è solo il dato più appariscente nelle elezioni provinciali di medio termine andate in scena domenica a Frosinone. Sono le votazioni con cui rinnovare il Consiglio dopo due anni di governo, mentre il presidente Antonio Pompeo resta in carica altri due anni.

 

IL RISULTATO DEI PARTITI

Il Pd ha vinto: ha preso 6 dei 12 consiglieri disponibili. In tutto ha ottenuto 39.554 voti ponderati: sono i voti espressi da sindaci e consiglieri comunali, moltiplicati per un coefficiente che varia a seconda della fascia di popolazione rappresentata. Ha vinto (quasi) dappertutto: tra i Comuni con meno di 3mila abitanti, tra quelli nella fascia da 3mila a 5mila, in quella da 5mila a 15mila e nella fascia da 15mila fino a 30mila abitanti. Non aveva possibilità di vittoria nella fascia oltre i 30mila abitanti: Frosinone e Cassino sono governate da sindaci di centrodestra.

Il blocco di Centrodestra (Forza Italia – Fratelli d’Italia – Noi con Salvini) ha eletto un consigliere in più dei 3 ottenuti la volta scorsa. Ma non basta a mettere la freccia, sorpassare il Pd, governare la Provincia. Ha ottenuto 32.169 voti ponderati.

La lista ispirata da Gianfranco Schietroma che ha messo insieme Socialisti – Sinistra Italiana – Possibile ha centrato il quorum grazie a 12.677 voti, eleggendo un consigliere. Un consigliere anche alla lista di Area Popolare allestita da Alfredo Pallone grazie ai 10.896 voti ponderati ottenuti.

 

I CONSIGLIERI ELETTI

Il nuovo Consiglio Provinciale risulta formato da 6 Consiglieri Pd: Massimiliano Quadrini di Isola del Liri ha avuto 8.643 voti;  Germano Caperna di Veroli ha ottenuto 6.492 voti; Massimiliano Mignanelli (in fuga da Alfredo Pallone ma non da Area Popolare) di cassino 5.773; Antonio Di Nota di Colle San Magno; Maurizio Bondatti di Anagni ha preso 4.989 voti; con i resti è rientrato il presidente provinciale del Partito, Domenico Alfieri di Paliano con 3.779 voti.

Il centrodestra elegge 4 consiglieri. Il presidente della Comunità Montana di Arce Gianluca Quadrini è stato confermato  con 5.863 voti ponderati; il presidente d’aula uscente Danilo Magliocchetti ne ha ottenuti 4.693; il sindaco di Pontecorvo Anselmo Rotondo diventa consigliere provinciale con 4.369 voti; la neo consigliera comunale di Cassino Rossella Chiusaroli è stata eletta con 4.142 voti ponderati.

Un consigliere va alla lista ispirata da Schietroma: entra il consigliere comunale di Gallinaro Luigi Vacana grazie a 2.951 preferenze ponderate.

Uno anche alla lista di Alfredo Pallone. E’ Andrea Amata, vice presidente uscente: ha avuto  4.317 voti ponderati.

 

DENTRO AI PARTITI

Nel Partito Democratico ha vinto la componente di Francesco De Angelis. Quattro dei sei consiglieri provinciali eletti sono riferibili a lui: Massimiliano Quadrini è l’uomo sul quale ha puntato con forza nell’area Est, Antonio Di Nota è il suo fedelissimo a sud dove lo ha inserito in una posizione strategica nella Saf per controllare i conti. Maurizio Bondatti è l’uomo sul quale ha scommesso a Nord per arginare e neutralizzare il presidente del Partito Domenico Alfieri (Area Scalia) che ha rischiato di finire fuori; rimane a Palazzo Iacobucci solo grazie alla lotteria dei resti.

Anche l’oriundo Massimiliano Mignanelli è un’operazione avvallata da De Angelis: la scialuppa con la quale salvarsi dalla ghigliottina costruita da Alfredo Pallone (una lista tutta orientata sulla conferma del solo Amata) gliela doveva. Dopotutto, alle elezioni comunali di Cassino, Mignanelli aveva appoggiato con forza Francesco Mosillo, il candidato sindaco piazzato da De Angelis.

Ottiene una vittoria di Pirro il segretario provinciale Simone Costanzo: il Partito vince ma la sua componente (area Franceschini) non riesce a confermare in aula l’ex sindaco di Monte San Giovanni Campano, Antonio Cinelli. Conferma in aula sia Alfieri che Germano Caperna la componente del senatore Francesco Scalia. Ma c’è molto da registrare: sul territorio la componente è meno attiva di quella sostenuta da De Angelis; non basta a giustificare il risultato la mancanza di un assessore regionale  come Mauro Buschini; i voti a Scalia sono mancati.

Forza Italia lascia le briciole agli alleati Fratelli d’Italia; nemmeno quelle a Noi con Salvini. Quattro consiglieri su quattro. Ma anche qui c’è molto da dire. Il primo elemento che spicca: Gianluca Quadrini con quasi seimila voti è stato il più votato in assoluto, scavalcando anche un cavallo di razza come Danilo Magliocchetti che proviene dal Comune di Frosinone (oltre 30mila abitanti e un coefficiente di ponderazione molto più potente). Con questo risultato, il presidente della Comunità Montana esce allo scoperto e pone la sua ipoteca per la prossima candidatura: o alla Regione Lazio o alla Camera dei Deputati. Ma vince anche Mario Abbruzzese: gli altri 3 eletti sono quelli sui quali lui ha puntato. E vince pure l’ex coordinatore provinciale Adriano Roma : concentrando i voti su Quadrini ha contribuito a farlo diventare primo, sventando l’elezione di Ginevra Bianchini di Ceccano che era in quota Fratelli d’Italia.

L’operazione portata avanti da Gianfranco Schietroma conferma che c’è uno spazio di dialogo a sinistra del Pd: mettere insieme socialisti, Sinistra Italiana e Possibile è stato un segnale politico. Ma anche amministrativo. All’atto pratico è una vittoria dimezzata: due anni fa entrava a Palazzo Iacobucci il socialista Gianni Bernardini mentre questa volta è entrato Luigi Vacana che è espressione di Sinistra Italiana. Ad essere maliziosi, si potrebbe dire che Schietroma  ha fatto la corriera con la quale Vacana è diventato consigliere provinciale.

In realtà, a Schietroma interessava la formula politica: sapeva che altrimenti ben difficilmente i Socialisti da soli avrebbero raggiunto il quorum. E poi c’è una clausola, un patto tra gentiluomini: Vacana, a metà mandato cederà il seggio al primo dei non eletti socialisti. Anche se – a caldo – su Teleuniverso Vacana ha detto: «Non sono ancora entrato e già mi domandate se rispetterò il patto della staffetta? Fatemi godere questo momento». Sarebbe bastato dire si o no.

 

CHI HA VOTATO CHI

Nel segreto delle urne, molti hanno votato in modo diverso da quanto indicato. O promesso. Non è un caso che Adriano Roma abbia denunciato «un ex generale di Forza Italia e un attuale vice generale hanno fatto mancare i loro voti». Lui non lo dice ma il riferimento è ad Antonello Ianarilli e ad Alessia Savo. Ma Iannarilli assicura: «Io non ho votato Mignanelli: è un amico ed è mio compare ma stava nella lista Pd».

Al Pd sono mancati i 5 voti dei consiglieri di opposizione dell’area Petrarcone di Cassino. In tre hanno votato Carlo Medagli nella lista Schietroma, uno potrebbe essere finito a a Bernardini. E Mignanelli ne ha uno di troppo. Un dato è certo: nessuno ha votato nella direzione indicata da quello che doveva essere il riferimento della componente, Marino Fardelli.

Il Consiglio Comunale di Frosinone si è diviso, non ha sostenuto ‘a martello’ un solo candidato. Ci sono due voti della maggioranza andati a Luigi Vacana. Il centrosinistra questa volta non è stato infiltrato dal centrodestra. Ma è avvenuto il contrario. Ma anche a Cassino qualche voto è mancato: a Rossella Chiusaroli non si trova un voto di quelli che dava per sicuri. Forse è quello finito a Modesto Della Rosa.

L’area di Gabriele Picano si è contata sostenendo Michelina Bevilacqua: ha ottenuto 3.229 voti ponderati.

 

IL TRACOLLO DI SALVINI

Mancano all’appello i voti Salviniani. «Cassino è la punta avanzata del nostro Movimento nel Sud d’Italia» gongolava pochi mesi fa il commissario per le province del Lazio, Umberto Fusco. Un giudizio legato al fatto che il movimento esprime a Cassino un vice sindaco, un presidente di Commissione consiliare, due consiglieri comunali. Il tutto, in un Comune con oltre trentamila abitanti e quindi un coefficiente di ponderazione altissimo. Ma in queste provinciali quei voti non si sono visti.

 

GLI SCENARI

A urne aperte, mario Abbruzzese capisce come andrà a finire. E si affretta a lanciare un messaggio al Pd: continuiamo a governare insieme. Gli rispondono sia Francesco De Angelis che Simone Costanzo: la Direzione Provinciale Pd è stata chiara «Basta maggioranze anomale, il Pd o starà in maggioranza o all’opposizione». L’unico che continua ad essere cauto è il presidente Antonio Pompeo: «Continueremo a governare con senso di responsabilità come abbiamo fatto nei primi due anni di mandato».

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