I quattro assi sprecati da Bassetta (di F.Ducato)

I quattro assi che il sindaco Bassetta aveva in mano prima del Consliglio Comunale. E che non ha voluto giocare. Ma ha preferito gettare le carte. E adesso?

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Ma cosa ha in mente davvero Bassetta?”
La crisi di governo esplosa al comune di Anagni con le dimissioni del sindaco Bassetta sta mettendo in serie difficoltà il Pd. Non solo quello cittadino, massacrato dal sindaco durante le comunicazioni precedenti all’annuncio delle dimissioni.

 

Il passo indietro del sindaco ha, nelle ultime ore, provocato una valanga di telefonate febbrili, di consultazioni tese e di scambi di opinioni sul filo dell’isteria. Una massa di parole spese al telefono o in scambi più riservati, che ha coinvolto esponenti Pd locali, provinciali e regionali.

 

Tutto basato su un’unica ossessione. Capire cosa abbia spinto Bassetta a fare un passo che, giurano tutti, non era assolutamente previsto.

 

Di più. Secondo il Partito democratico, quella del colonnello è stata una mossa insensata. Bassetta, poco prima di entrare in consiglio, aveva di fronte a sé una situazione ottimale da ogni punto di vista.

1.Aveva risolto una crisi di governo potenzialmente pericolosa;

2.Aveva ottenuto un nuovo equilibrio su cui porre le basi della parte finale della sua consiliatura;
3.Aveva risolto la grana ( per lui) di Beccidelli, che da suo sponsor principale si era trasformato in acerrimo avversario; a sorpresa gli aveva appena fatto il regalo di annunciare che so toglieva ufficialmente dai piedi e disconosceva la sua creatura politica Progetto Anagni

4.Aveva di fatto bloccato ogni velleità critica di Progetto Anagni, con la concessione dei due assessorati e della carica di vicesindaco: in questo modo aveva sterilizzato possibili critiche sul passato (altrimenti il vice sindaco aveva il dovere di non accettare la carica, se non condivideva i trascorsi); aveva azzerato il rischio di critiche future (avendo Progetto Anagni accettato di condividere il governo al massimo livello)

Dunque, ragionavano ieri nelle alte sfere del Pd; perché bruciare tutto? Perché buttare tutto a mare con lo scatto delle dimissioni? Per una critica dura quanto si vuole, ma riconducibile alla dialettica politica di questo periodo? Per rimarcare la sua forza personale, strappando in modo vistoso, e rischiando di creare una fattura davvero insanabile?

Non sfugge a nessuno poi il fatto che le critiche sono andate non tanto al Pd locale , ma a quello provinciale e regionale, con le accuse a chi ( ed ha un nome e cognome) nel Pd regionale non si è impegnato molto per fare qualcosa di serio su temi importanti come sanità ed ambiente.

E queste sono accuse che pesano, poiché in vista delle prossime elezioni regionali è su queste tematiche che in zona si conquisteranno i voti. Ed è su questioni del genere che il Pd rischia di sbarellare.

Sulla sanità poi, il Pd si chiede a che gioco stia giocando Bassetta che, ad agosto, accettava l’arrivo di degenza infermieristica, e ad ottobre invece la considera come una sovrastruttura; se c’è è meglio, ma noi vogliamo altro.

Insomma, per farla breve; tutto il Pd si sta chiedendo cosa voglia davvero Bassetta.

Pare che lui abbia gettato il poker per un solo motivo: temeva di essere logorato poco alla volta dai Dem, così come aveva fatto per le ultime settimane Progetto Anagni. E abbia detto no. In realtà il Pd cercava solo di salvare la faccia. In politica si fa.

Magari qualcuno, più tradizionalista, avrà anche rispolverato il celebre “Che fare?” di Lenin

Nel caso, traducendolo in ciociaro, con un altrettanto icastico “e mo’?”

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