Dopo 20 anni una legge per mettere fine al caos rifiuti nel Lazio

La rivoluzione dei rifiuti nel Lazio può partire. La giunta regionale ha detto si al fascicolo presentato questa mattina dall’assessore Mauro Buschini. Ridisegna la gestione delle immondizie, riorganizza l’intero ciclo, provincia per provincia. Soprattutto cerca di accendere una serie di luci su quelle che fino ad oggi sono state le zone d’ombra nelle quali si sono consumati tutti gli affari poco chiari nel ciclo delle spazzature. La proposta di legge regionale approvata questa mattina, passerà nei prossimi giorni alla Commissione e poi approderà al Consiglio.

In che modo Nicola Zingaretti e la sua giunta tentano di sfilare il business a monnezzari e affaristi dei rifiuti? Togliendogli l’immondizia e dandola ai cittadini. La rivoluzione inizia da lì: da quella busta biodegradabile con gli avanzi e gli scarti che ogni giorno ogni famiglia produce. L’idea di Buschini è: trasformiamo in soldi quel sacchetto. In che modo? Il testo della legge – che verrà presentato solo nei prossimo giorni – prevede tariffe diverse per ogni famiglia. Finora la tassa cambiava da provincia a provincia. Invece da domani cambia paese per paese, strada per strada, appartamento per appartamento.

L’esempio portato in giunta è stato questo: se io e te abitiamo nello stesso palazzo, in due appartamenti uguali, con lo stesso numero di familiari, pagheremo una tariffa diversa. Non saranno più i metri quadri a determinare l’importo, né il numero di persone che compongono la famiglia. Si pagherà in base a quanto produci: più differenzi e meno paghi.

Il metodo? Tutto scritto nel testo della legge. Che ha l’ambizione di colmare finalmente 20 anni di ritardo del Lazio rispetto alle regioni che sono più a nord. Ma ha un’aspirazione ancora più grande: creare un sistema con cui si metta fine al caos (e gli affari) che regna a Roma. Perché – aveva detto l’assessore alla Commissione Parlamentare sul Ciclo dei Rifiuti – «Il nodo è Roma. Perché ancora oggi ha bisogno degli impianti per la lavorazione dei rifiuti situati a Colfelice, Aprilia e Aielli. Ha bisogno degli inceneritori di Colleferro e San Vittore del Lazio. Così come ha bisogno di altri 49 impianti dislocati in altre 10 regioni italiane e in tre Stati esteri. Oggi la Capitale usa anche inceneritori austriaci». Tutto questo costa. Lo pagano i cittadini.

Come cambia il sistema, allora? Si basa su un Ambito e vari Distretti. Nasce un Ambito unico regionale. La bozza del testo di legge stabilisce «che abbia la funzione di gestore dei flussi, degli investimenti e delle tariffe. Una centrale di regolazione». Il suo compito sarà proprio quello di equilibrare il sistema quando ce n’è bisogno. E di assicurare che i rifiuti non possano circolare liberamente nella regione.

Sotto l’Ambito regionale ci sono i Distretti. E’ il livello organizzativo provinciale. La nuova legge prevede che ogni provincia debba chiudere il ciclo dentro i propri confini. Raccogliere i rifiuti, recuperarli, trattare ciò che non è direttamente riciclabile come vetro, carta, alluminio, plastica. Trasformare il più possibile, allineandosi alle direttive Ue. Mandare in discarica solo ciò che avanza. I distretti provinciali fino ad oggi erano solo sulla carta. A nessuno è mai convenuto attuarli.

I principi rivoluzionari introdotti da Buschini sono due. Il primo: non c’è bisogno di nuove discariche o nuovi impianti, basta ciò che già esiste; unica eccezione è Roma che sta dietro a tutte le altre province. Il secondo: non è più possibile mandare le spazzature da una provincia all’altra direttamente. Roma, ad esempio, non potrà più scaricare i suoi problemi di rifiuti sul resto del Lazio. Perché in quel caso interverrebbe l’Ambito. Attuando una serie di sanzioni o di iniziative che surrogherebbero Roma.

Una sfida generale. Sulla quale Nicola Zingaretti si gioca una parte delle carte per la sua rielezione alla Regione. E Buschini si gioca la credibilità da assessore. Per la prima volta dal Decreto Ronchi di vent’anni fa vengono scritte le regole sui rifiuti nel Lazio. E’ una questione di coraggio: il caos conviene a troppi. Soprattutto a quelli che fino ad oggi hanno potuto costruirci i loro affari. Non sempre limpidi. Quelle regole puntano a mettere fine al caos.

Oggi infatti, il governo regionale di centrosinistra può dire di avere riaperto gli ospedali che il centrodestra di Renata Polverini aveva chiuso. Se le nuove Case della Salute funzionino o meno sarà oggetto del dibattito in campagna elettorale. Può dire di avere sfrondato qualche centinaio di poltrone finora occupate dalla politica. Se i costi e gli appetiti della politica siano stati ridotti, sarà anche tema da discutere sui palchi. Può dire di avere messo in strada nuovi treni e corriere per i pendolari. Se fossero già programmati o iniziativa della giunta, sarà oggetto di scontro tra breve. Ma sui rifiuti è diverso.

E’ diverso perché i topi in centro, i cassonetti pieni, la puzza nelle discariche, gli scandali che esplodono con puntualità dietro alle discariche… quelli li giudicano i cittadini. Ogni sera che preparano la busta con l’immondizia, ogni mattina che passano davanti al cassonetto. La tariffa personalizzata, la differenziata, il recupero, si vedono o non si vedono. Vivere o morire politicamente: la sfida più rischiosa è quella sui rifiuti.

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