Rotta di collisione nel Pd: Zingaretti con Prodi. Cristofari con Pisapia. Va alle Regionali?

«Il Partito Democratico è isolato, troppo fragile sui territori e ha scarsa capacità di unire. Questo emerge in alcuni momenti in modo drammatico. Ma il Pd era nato per unire, non per dividere. E’ vero: il centrosinistra non vince sempre, ma il Pd da solo perde sicuramente». Non fa sconti Nicola Zingaretti.

 

I NERVI SCOPERTI
Parole pronunciate nell’ex convento di Santa Chiara, durante la riunione dell’area Orlando a Roma. Da poche ore il padre nobile del Pd Romano Prodi ha annunciato che toglie le tende. «Il segretario del Partito Democratico mi invita a spostare un po’ più lontano la tenda. Lo farò senza difficoltà: la mia tenda è molto leggera». Una rottura dirompente, seguita quasi subito da un’altra dichiarazione altrettanto devastante. Fatta da un altro padre nobile del Pd, Walter Veltroni. Che a Repubblica dice: “Il Pd non ha più identità».

La terza stoccata è quella assestata dal governatore del Lazio. Che affonda la lama nel cuore del problema. E lo fa toccando gli stessi nervi scoperti che aveva già sollecitato una settimana fa, subito dopo il voto: appena messo piede a sulle macerie elettorali di Frosinone ancora calde.

«Bisognerebbe riservare più attenzione alla comunità locale. E un po’ meno alle correnti nazionali. I risultati sono sotto gli occhi di tutti» aveva detto a Frosinone.

Ora fa un passo avanti. Indica la rotta. «Vogliamo aprire una nuova pagina in cui il tema unitario sia fondamentale». E’ il no al renzismo che ha fatto esplodere il Pd, facendo allontanare mille anime che componevano questo grande aggregatore della diversità di sinistra.

Soprattutto è un netto no al lento e costante assassinio del Partito, quasi che il progetto fosse di ridurlo in macerie per trasformare ciò che rimane in una specie di “Lista Renzi” per poi lanciarsi in un ultimo tentativo di riprendere Palazzo Chigi. Bere o affogare. Sperando nell’effetto Macron. Con la leggera differenza che assieme al Segretario affonderebbe tutto ciò che resta del più grande Partito di Sinistra.

 

INCLUDERE E NON DIVIDERE
Zingaretti ha detto no. Insieme ad Andrea Orlando ed a tutta la loro componente. Ma mette in chiaro che «Non è un tentativo di rimettere in discussione una leadership politica: il congresso si è concluso appena da poche settimane». Insomma, quello che non va è lo spirito: bisogna unire e non dividere. «Lo spazio dell’agire politico di fronte a noi è strettissimo: però esiste» dice Zingaretti, parlando per 20 minuti dal palco di “Coltiviamo idee in comune”.

L’intervento di Zingaretti e di Orlando arriva subito dopo quelli di Veltroni Martina. Tutti hanno chiesto a Matteo Renzi la stessa cosa. Provare a costruire un centrosinistra più ampio, capace di aggregare anziché respingere come ha fatto fino ad oggi.

«Occorre – dice il governatore del Lazio – costruire un campo largo di centrosinistra. Non si deve essere cortigiani, ma neanche disfattisti, piuttosto si deve essere i costruttori di una nuova politica, specie dopo gli ultimi risulti elettorali. Il PD è troppo isolato politicamente, troppo fragile e ha una debole identità unitaria. Col centrosinistra si può perdere o si può vincere, ma se il PD va da solo perde sicuramente».

 

TUTTI CHIEDONO CAMBIAMENTO: PURE FROSINONE
La richiesta di cambiare passo, voltare del tutto pagina, arriva anche da Frosinone. Venerdì sera alla Società Operaia hanno mangiato insieme diversi esponenti dell’area Orlando. La posizione che è emersa è chiara: non si può fare finta di niente, occorre un cambio di passo concreto, nei metodi e negli uomini. Più di qualcuno ha fatto cenno ai Giovani Democratici ed all’apertura fatta dal segretario regionale (orlandiano) Luca Fantini

 

LA MICCIA DEL 10 LUGLIO
Il segretario provinciale Simone Costanzo potrebbe dare fuoco alle polveri il 10 luglio prossimo. Quel giorno si riunisce la Direzione Provinciale per fare l’analisi della sconfitta elettorale alle Comunali di Frosinone.

Non è una data scelta a caso. Con democristiana previdenza, Costanzo ha fatto in modo che il dibattito si trascinasse oltre l’ultima settimana di giugno. In questo modo la disfatta a Frosinone viene diluita in quella del Pd a livello nazionale. E poi le componenti, entro quella data, hanno dovuto dialogare per definire le alleanze con cui eleggere la nuova governance alla Saf. Soprattutto avranno di fronte le prospettive legate alla grande iniziativa del 1° luglio a Piazza Santi Apostoli a Roma, dove Giuliano Pisapia lancerà l’iniziativa Insieme con cui aggregare i fuoriusciti del centrosinistra.

 

IL FABRIZIO VAGANTE
Una manifestazione alla quale sarà presente anche Fabrizio Cristofari. La presenza del candidato sindaco di Frosinone è un segnale preciso: non intende rientrare nell’ombra dopo quanto è accaduto alle Comunali ed il pessimo risultato ottenuto dal Pd. Dovuto anche a lacerazioni e veti interni.

Tutt’altro. Potrebbe essere il segnale che si prepara a scendere in campo un’altra volta. Alle Regionale, in uno schieramento alternativo proprio al Pd. Al quale farebbe mancare i suoi voti alle Regionali. Così come in molti del Pd hanno fatto mancare i voti a lui alle Comunali.

La settimana scorsa Fabrizio Cristofari ha avuto un colloquio molto intenso con il consigliere regionale Daniela Bianchi e poi, insieme a lei, con il vice di Nicola Zingaretti nella giunta regionale Massimiliano Smeriglio. Entrambi di Campo Progressista.

Fabrizio Cristofari, dopotutto, il messaggio al Pd lo aveva mandato nel pieno della zuffa fratricida che impediva al Partito di mettere a punto una lista decente. Senza troppi fronzoli aveva detto che: a) lui era un candidato sindaco civico, voluto dalla gente, appoggiato da chi voleva starci; b) che le Comunali, dopotutto, potevano essere solo una fase di riscaldamento in vista di qualche altro impegno.

Ecco. Il momento per pareggiare il conto potrebbe essere arrivato.

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