Marini e Cristofari ora stanno 1-1: ripartiamo

 

CORRADO TRENTO
Ciociaria Editoriale Oggi

 

 

«In direzione provinciale parliamo dei problemi concreti, francamente non capisco per quale motivo si debba sempre porre l’accento sulle candidature che verranno. In questo modo si dà un’immagine del partito diversa da quella reale: il senatore Francesco Scalia ha un ruolo nazionale ormai delineato nel Partito Democratico ed è vicinissimo al segretario Matteo Renzi. È evidente però che in questa fase l’ analisi delle elezioni amministrative in provincia di Frosinone è destinata a lasciare il segno. La seduta di qualche giorno fa è stata caratterizzata da tensioni politiche non indifferenti

 

Allora Scalia, ma non è che alla fine l’ eterno dualismo tra lei e Francesco De Angelis finisce con il monopolizzare l’ attenzione nel partito dando poco spazio anche ad altre riflessioni?
«Questa è diventata una favoletta. Anche perché, francamente: come si sarebbe potuto sostanziare il presunto dualismo tra i sottoscritto e De Angelis alle recenti elezioni amministrative? Non scherziamo».

 

L’ex sindaco Michele Marini ha parlato di un partito assente nelle periferie e non ha risparmiato critiche anche alla candidatura a sindaco di Fabrizio Cristofari.
«Quella di Fabrizio Cristofari è stata un’ottima candidatura. Vero invece che non è stato fatto il lavoro che bisognava effettuare sulla lista. Quando invitavo il direttivo di Frosinone a concentrarsi su questo invece che chiedere la discesa in campo dei big (che non serve a nulla), intendevo porre l’accento su tale aspetto. Perché c’era metà lista ottima e bisognava lavorare sull’altra metà. Andando certamente nei quartieri e nelle periferie. Michele Marini, però, doveva fare la sua parte. Proprio perché ha un grande radicamento sul territorio. Non lo ha fatto e per me ha sbagliato».

 

Ma Marini è “ recuperabile” al Pd?
«Nel momento in cui ha scelto di intervenire in sede di direzione provinciale del Pd, è evidente che la sua scelta l’ha fatta. Lui rappresenta una parte fondamentale del partito nel capoluogo. Parliamo di una persona che per dieci anni ha ricoperto il ruolo di vicesindaco e per cinque quello di primo cittadino. Quello che non condivido è il suo “distacco” quando effettua l’analisi delle elezioni amministrative di Frosinone. Come se parlasse di una realtà che non gli appartiene, di una forza diversa da lui.Non è così. Se sono mancati candidati importanti nei quartieri e nelle periferie è anche perché lui ha scelto il disimpegno. A Frosinone hanno dominato le polemiche a distanza e i veti. In questo modo, oltre a risultare indebolita la lista, anche la coalizione ha pagato un prezzo salatissimo. Perfino sul piano delle alleanze. Perché ad un certo punto Alternativa Popolare ha deciso di fare un accordo con l’altra parte, che dava la sensazione di essere vincente. Come poi si è verificato».

 

Realisticamente: è possibile pensare ad un rilancio del Pd frusinate?
«Intanto Cristofari ha preso più voti delle liste. Faccio una battuta: Michele e Fabrizio adesso possono ripartire dall’ uno a uno. Lo dico perché ognuno rimprovera all’altro di non averlo sostenuto, nel 2012 prima e nel 2017 adesso. Lo dico realisticamente. Non credo che d’incanto possano essere superate tutte le contrapposizioni e perfino i rancori politici. Credo invece che il Pd frusinate debba impegnarsi per ripartire. Con Michele Marini e Fabrizio Cristofari dalla stessa parte. Ma soprattutto riprendendo il contatto con i quartieri. Non intendo entrare in vicende che non mi appartengono, ma faccio notare che a Ferentino c’è grande attenzione per le candidature nelle periferie e nei quartieri. Aggiungo pure che i livelli cittadini del partito devono assumersi le loro responsabilità, non si può sempre e soltanto “scaricare” sulla federazione provinciale».

 

A proposito di federazione provinciale, perché ha detto no alla proposta del segretario Simone Costanzo di una gestione condivisa del partito?
«Il congresso provinciale è stato celebrato un anno fa. La componente che fa riferimento al sottoscritto e a Nazzareno Pilozzi, da sola contro tutti, ha ottenuto il 47%. Il nostro candidato alla segreteria era Domenico Alfieri. Ha vinto Simone Costanzo, quindi faccia il segretario. Noi rappresentiamo la minoranza (non l’ opposizione) costruttiva. La gestione politica del partito spetta a chi ha vinto. Ho contestato Simone Costanzo quando si comportava da segretario di una parte pur essendo stato indicato da tutti. Stavolta no però: ha vinto il congresso e quindi è pienamente legittimato. Se poi si intende cambiare il segretario, allora la strada è obbligata: serve un altro congresso provinciale. Non si può continuare a giocare».

 

Senta Scalia, ma lei si sta preparando alla ricandidatura al Senato?
«Siamo l’ unico partito del quale si parla sempre e soltanto di candidature. Come se gli eletti non facessero altro che pensare a questo ogni giorno. Non è così. Il sottoscritto, esattamente come Maria Spilabotte e Nazzareno Pilozzi, è alla prima legislatura parlamentare. Lo statuto del partito è chiaro e dice che non si può andare oltre i tre mandati. Non ambisco a così tanto, ma credo che sia perfettamente naturale che gli uscenti siano ricandidati. Non c’ è spazio per tutti? Vedremo e comunque bisogna vedere con quale legge elettorale si andrà alle urne. Alla possibilità di una ricandidatura penserò al momento opportuno».

 

Sarà Matteo Renzi il candidato premier del Pd? Non rischiate l’isolamento?
«Matteo Renzi è stato eletto segretario del Pd con il 70% dei voti: è lui il candidato premier. La discussione sulle alleanze è surreale. Noi siamo l’ unico partito che spinge per il maggioritario, sistema che impone delle alleanze. Tutti gli altri, invece, preferiscono il proporzionale, sistema con il quale le alleanze non si possono fare prima. Anche Mdp e altri vogliono il proporzionale. Perché soltanto a noi si chiede di fare alleanze snaturando la nostra identità politica? Il punto è semplice: se si andrà alle urne con il proporzionale, ognuno prenderà i propri voti. Le alleanze si vedranno dopo in Parlamento. Credo che sia questo l’ approccio giusto. Infine, faccio notare che il Pd celebra le primarie vere e discute sempre al proprio interno con grande trasparenza».

 

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