Tesoro, mi si è ristretto il Pd: da 1151 tessere a 42 soltanto

I numeri emersi durante il Direttivo Pd di Cassino portano alla luce la cruda realtà dei tesseramenti drogati in vista dei congressi. Cosa che non è accaduta solo a Cassino. E non solo nel Pd.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Tesoro, mi si è ristretto il Partito.

Il segretario del circolo di Cassino del Pd Marino Fardelli ha guardato le cifre ed ha fatto finta di niente. Consapevole che anche lui è tra i responsabili di quel processo politico che in un solo anno ha portato il Partito Democratico cittadino a passare da 1151 tesserati ad appena 42.

I numeri, impietosi, sono emersi ieri sera nel corso della riunione del Direttivo. Il tesseramento 2016 si era chiuso con 1151 tessere sottoscritte. In pochi giorni. In maniera ordinata. Al punto che nessuno lo scorso anno ha mai visto sulle scale che portano alla sede di via Marconi la fila di simpatizzanti in preda all’entusiasmo, mentre attendevano il proprio turno per versare la quota con cui avere la tanto sospirata tessera che consentiva di dire “Anche io sono un militante del Pd”.

Niente code. O numeretti. Nemmeno turni per tenere il posto in fila. Oppure nonne alle quali affidare il compito.

Tutto avvenne in maniera così ordinata che a qualcuno lo scorso anno venne un dubbio: che il tesseramento del Pd a Cassino fosse drogato. Pompato dalle componenti per accaparrarsi quante più tessere possibile per poter vincere la corsa dei numeri e poter dire d’averne di più. E condizionare le politiche del Partito.

Una folle corsa alla tessera che poi ha portato il Pd a sbattere con violenza verso la frantumazione. Come se la lezione delle elezioni comunali, perse a causa di queste logiche, non fosse bastata.

A pompare i conti del Pd sono stati tutti: ciascuno in base alle sue possibilità.

 

Oggi che le tessere sono appena 42 si ha la vera dimensione del Pd a Cassino. Contando i nomi della nuova Segreteria Politica, si capisce che tolti loro e qualche parente stretto, nessun altro ha tirato fuori i soldi per avere la tessera.

Un po’ quello che è accaduto anche negli altri Partiti. Per conferme, vedasi quanto accaduto in Fratelli d’Italia: la folle corsa tra l’ala di Massimo Ruspandini e quella di Alessandro Foglietta per raccogliere le redini lasciate dal dimissionario Antonio Salvati produssero un doping politico emerso in tutta la sua realtà al momento di individuare i delegati da mandare al congresso nazionale. È stato necessario trovare cento nomi di delegati, tanti risultavano essere gli iscritti. (leggi qui ‘I Fratelli di Ceccano o i Ceccanesi d’Italia’)

Il vero problema non sono le tessere e gli iscritti perduti. Né nel Pd di Cassino o in tutta la provincia di Frosinone. Tantomeno in FdI o qualunque altro Partito.

Il problema è la faccia e la credibilità di Partiti che per anni hanno fatto della ‘Questione morale’ la loro diversità. E invece nulla avevano da invidiare a quelli che criticavano, nella sola speranza di prenderne il posto.