Zingaretti, Renzi, Pisapia e D’Alema: se lo zar Nicola riunisce il centrosinistra

Il Rosatellum 2.0 sembra fatto apposta per esaltar le doti di Nicola Zingaretti e le sue capacità di dialogo. Il governatore del Lazio è l'unico a poter mettere insieme i cocci di quella che fu la sinistra

Giovedì sera la Camera dei deputati ha approvato il Rosatellum bis, superando l’esame del voto segreto pur dovendo contare una sessantina di franchi tiratori.
Venerdì pomeriggio, nel corso della direzione regionale del Partito Democratico, Nicola Zingaretti ha annunciato la decisione di ricandidarsi a presidente della Regione Lazio.
Non c’è un nesso studiato a tavolino, ma una concatenazione di tipo politico sì. Zingaretti si è schierato con Andrea Orlando nelle primarie nazionali per la segreteria. Forse si sarebbe aspettato maggiore considerazione “dopo” da parte del ministro della Giustizia. Ma il presidente del Lazio è uno che guarda avanti.

Il Rosatellum bis mette al centro le coalizioni e Matteo Renzi ha in mente un’alleanza: con Giuliano Pisapia, con Alternativa Popolare di Angelino Alfano, Beatrice Lorenzin e Maurizio Lupi, con quell’area liberal incarnata dal ministro Carlo Calenda. Perfino con Emma Bonino.

Il meccanismo del Rosatellum bis, specialmente con un terzo dei collegi assegnati con il maggioritario, rende obiettivamente la vita difficile al Movimento Cinque Stelle.

La legge regionale probabilmente cambierà soltanto nella parte della doppia preferenza di genere, mentre il listino rimarrà. Nicola Zingaretti ha già dimostrato di essere capace di guidare una coalizione ampia e il fatto che alle regionali si voterà a turno unico potrebbe paradossalmente avvantaggiarlo.

Il Movimento Cinque Stelle ha scelto Roberta Lombardi (leggi qui Roberta Lombardi è il candidato M5S per la Regione Lazio) ma la formazione di Beppe Grillo non fa alleanze, resta da sola e quindi più di una certa soglia non può andare.

Il centrodestra sceglierà il candidato presidente dopo le regionali siciliane, sperando in un’onda lunga favorevole. Zingaretti però, oltre ad una coalizione che sceglierà e formerà in autonomia, schiererà una sua lista civica. Nella quale non candiderà chi non trova posto nei Partiti, ma uomini e donne che fanno riferimento all’impresa, alle associazioni, alle forze sociali, alla cultura, ai movimenti. (leggi qui Norberto, Sergio e Peppe per la lista di Zingaretti)

Il fatto che si voterà lo stesso giorno per politiche e regionali lega indissolubilmente i destini di Matteo Renzi e Nicola Zingaretti: entrambi hanno individuato nel centrodestra l’avversario più temibile, entrambi non potranno prescindere da una coalizione. Il punto interrogativo è Articolo 1 Mdp di Pierluigi Bersani, Roberto Speranza e Massimo D’Alema. In questo momento la distanza con il Pd è incolmabile. Ma il confronto vero di Mdp sarà con Giuliano Pisapia: la politica ha le sue regole e i suoi tempi. Mai dire mai. Nicola Zingaretti può provare a fare da “facilitatore”.

Non è necessario avere “empatia” personale per raggiungere lo stesso obiettivo politico. Massimo D’Alema e Matteo Renzi non si sopportano, ma quando la campagna elettorale entrerà nel vivo le considerazioni saranno altre. Con Mdp nella coalizione di centrosinistra gli equilibri cambierebbero. Per Zingaretti ma pure per il Pd nazionale.

Con i due terzi di proporzionale del Rosatellum bis Mdp entrerebbe in Parlamento comunque, considerando la soglia di sbarramento al 3%. Ma difficilmente determinerebbe gli equilibri nel centrosinistra. Sia che il Pd fosse al governo, sia che fosse all’opposizione.
Nicola Zingaretti è l’unico che può mettere allo stesso tavolo (metaforico) Renzi e Bersani.

 

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