di Pietro ALVITI
Il cuore, ti offro il mio cuore, mi spacchi il cuore, apri il tuo cuore, il batticuore, il cuore matto, senza cuore: è una parola che ha profondamente cambiato l’insieme semantico, la sfera dei significati che l’hanno accompagnata nella storia culturale dell’umanità.
Per gli antichi il cuore è il centro della vita: si è vivi se il cuore batte, se smette, è la fine, la morte… il cuore può essere dolce, tenero, caldo o duro, glaciale.
Il cuore insomma ha sempre rappresentato l’espressione profonda dell’animo umano, dati che si riteneva che la sede della vita fosse il sangue che irrora il corpo umano. Senza sangue si muore e il cuore è la sede della vita.
Ma oggi conta il cervello e non il cuore, conta la razionalità, l’economicità: 4 secoli di razionalismo ci hanno fatto dimenticare come si legge il nostro cuore.
Eh, sì! Bisogna leggere il cuore: è l’insegnamento della Parola, Cerca nel tuo cuore, scandaglia il tuo animo, la tua mente e trova ciò che è gradito a Dio. Sì perché il nostro cuore trabocca di tante emozioni, di tante spinte: sta a noi cercare quelle buone, quelle che sono gradite a Dio e che ci conducono non sulla strada della morte, ma sulla strada della vita. Oggi useremo la parola coscienza.
Cercare nel cuore, ecco il nostro compito: il cuore ci fa vedere subito cosa apprezziamo e cosa invece scartiamo. Apprezziamo ciò che piace a Dio? Ne siamo certi? Oppure abbiamo il cuore ricoperto di grasso? Impenetrabile ad ogni interpellanza della vita?
Il rischio è così grande che Ezechiele arriva a dire: vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo.
Pensate come sarebbe bella la vita con un cuore nuovo…
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