No, la Ciociaria non è morta

di Marco GALLI
Sindaco di Ceprano

 

 

Passeggiando per la mia città ti accorgi che non è morta come qualcuno strumentalmente afferma. Tutt’altro, Ceprano è viva ma stanca.

E’ la stessa condizione di tanti centri di una provincia in recessione, dove la disoccupazione ormai ha raggiunto livelli insostenibili e il lavoro, spesso, non garantisce una vita dignitosa.

Le persone hanno voglia di divertirsi a Ceprano come in tante altre città di questa bella e sofferente provincia, ma non riescono a scrollarsi di dosso una condizione di disagio provocata dall’incertezza.

A volte sembra cattiva la gente di questa terra. In realtà è stanca, disperata perché non sa come affrontare, non il futuro, ma il presente. Ceprano non ha più le sue fabbriche, ha perso il suo ospedale e questo ha impoverito un tessuto sociale che, qualche anno fa, non avrebbe mai immaginato di trovarsi in tali condizioni.

Negli anni nessuno ha mai pensato di sfruttare il tesoro storico e naturalistico di questa provincia, la politica pensava ad altro. Sicuramente, non pensava alla gente. Se non ti accorgi dell’oro che calpesti, almeno hai un altro progetto, magari, legato all’industrializzazione.

Invece, neppure questo. Nessuna infrastruttura in grado di sostenere lo sviluppo.

Così, un territorio che ha la fortuna di essere incastonato tra due “colossali opportunità” come Roma e Napoli, muore lentamente.

Al suo capezzale non professori illustri, ma apprendisti stregoni che, ogni tanto, dicono di possedere una magica ricetta. Tutte diverse, tutte simili le città di questa minuscola porzione di mondo. Tutte in crisi, perché non può essere altrimenti se il lavoro non c’è e non ci sarà.

Ceprano e la Ciociaria non sono morte, sono gravemente malate perché chi doveva occuparsene, non è stato in grado di farlo.

Poi scopri che questo territorio ha un livello di corruzione altissimo e, come sempre, dove c’è corruzione regna l’inefficienza. Una sanità a pezzi, servizi di basso livello che ti costringono ad andare lontano per cercare una risposta decente ai più svariati problemi.

Città bellissime, che non hanno mai scoperto il gusto del turismo, quello vero quello che porta ricchezza; città dilaniate dall’abusivismo e da una progettazione urbanistica mai elaborata.

Ti accorgi, passeggiando per la Ciociaria, che ci sono luoghi meravigliosi che sembrano il paradiso e non è difficile scovarli. Basta girare con tranquillità, nei dintorni di Ceprano e già puoi gustarti colline verdi, che dolcemente disegnano paesaggi bucolici.

E’ la Ciociaria il tesoro e le sue perle sono i paesi e le città che la costellano. Perle, che negli anni hanno pagato gli effetti di politiche sciagurate, il cui scopo era la “poltrona” e il tornaconto invece della cura del bene pubblico.

No, non è morta Ceprano, con la sua straordinaria bellezza forgiata da una storia bimillenaria che si respira e non si vede, con il suo presidiare due fiumi, luogo di tolleranza e accoglienza. Così come non è morta la Ciociaria, ferita dall’incapacità degli uomini cui ha dato i natali e che non l’hanno mai ripagata per quel che meritava.

Basta girare un po’ guardarsi intorno, ascoltando le voci di tante persone.

C’è rabbia, delusione, paura dovute all’incertezza di chi vive in un luogo straordinariamente bello, potenzialmente ricco di opportunità ma che soffre di un esiziale, politico “nullismo”.

La Ciociaria può cambiare. Non sarà facile curare i suoi mali ma può e deve provarci. La strada c’è, anche se sconnessa e in salita.

Avere il coraggio di guardare attentamente il passato, leggere senza pregiudizi il presente, immaginare e poi lavorare per un futuro diverso e migliore.

 

Foto: copyright Michele Di Lonardo, per gentile concessione dell’autore

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