I leoni da tastiera nel mondo che esiste solo sugli smartphone

 

di Marco GALLI
Sindaco di Ceprano

 

 

Adoro la tecnologia e amo l’infomazione. In poco tempo siamo passati dalla penna sulla carta, alla tastiera guardando il monitor. Poi le notizie hanno cominciato a volare sulle ali della rete raggiungendo praticamente ogni dove, fin su nello spazio. Un processo di innovazione inarrestabile.

Questo straordinario e velocissimo percorso verso il futuro ci ha prima consentito di comunicare in modo più completo rapido e meno costoso, dopodiché ha fatto si che le informazioni di ogni genere fossero rese disponibili per chiunque.

Ormai tutto può essere letto, scritto e condiviso senza problemi, anche se tra le persone vi è in mezzo una montagna, una città o l’oceano.

La conoscenza a disposizione di tutti attraverso un laptop, desktop, un ultrabook o uno smartphone. Tutti più informati, tutti più consapevoli delle potenzialità del web e anche dei social. Viva la tecnologia, perché ci consente di scoprire il mondo.

Il nostro Paese, (per evitare fraintendimenti, l’Italia), non è mai stata ai vertici per il numero di giornali e libri acquistati. Per cui, questa nuova maniera di leggere e informarsi, avrebbe potuto ridurre il gap culturale rispetto ad altri Paesi.

Già. E allora immergiamoci in questo nuovo e sofisticato oceano di informazioni rappresentato dalla rete e dai social. Quello che noti subito è il florilegio di notizie improbabili che imperversano sui social. C’è di tutto. A volte palesemente false, altre volte no. I fake, tradotto i falsi, riescono ad avere dignità tra i milioni di utenti che ogni giorno accedono alla rete e utilizzano i social.

Anche davanti ad un attrezzo ipertecnologico, la pigrizia non arretra e vince l’istinto di cliccare un “like”, (mi piace), senza immaginare le conseguenze o l’effetto che quel “like”, cliccato senza pensarci, potrà avere. Un business, quello del fake, che produce enormi ricavi sfruttando la superficialità delle persone, che assorbono la notizia senza neppure domandarsi se sia o no vera. Eppure non sarebbe difficile smascherare le stupidaggini, c’è la rete che potrebbe aiutare. Proprio quella rete che propina bugie ma che, allo stesso tempo, avrebbe gli anticorpi per difendersi da questo fiume di baggianate. Ma questa è una parte della questione.

I social sono strumenti di conoscenza, informazione e divertimento. Sono accessibili a chiunque e tutti possono interloquire in una immensa piazza virtuale. Non si esce più? Non fa nulla ci incontriamo su Face, Snapchat, Instagram, etc. Così le relazioni umane si trasformano in un movimento impetuoso di dita che, pigiando tasti “non fisici”, scrivono pensieri, idee (o qualcosa di simile) e quant’altro.

Non ci si tocca più, non ci si guarda più negli occhi e anche quando capita di stare insieme, in realtà, siamo lontani con in mano uno smartphone a dialogare, pardon, a chattare con qualcun altro. Ciao! Mentre l’altro risponde, tu già stai digitando sul tuo megatelefono per rispondere ad un’altra persona e non ti accorgi che la persona accanto ti ha risposto.

Dicendola tutta, anche quello accanto non si è accorto che tu non ti sei accorto della sua risposta, perché mentre ti rispondeva già stava velocemente cliccando una risposta ad un altro che, probabilmente, stava facendo la stessa cosa in un luogo distante più o meno qualche decina di metri. Un caos sincopato.

Ma la parte del “leone” la fanno quelli che io chiamo, “leoni da tastiera”. Questa nuova interpretazione della democrazia e della partecipazione ha attivato le menti, non trovo purtoppo altri termini, di coloro i quali, non si limitano a dire castronerie, ma esprimono il loro ego attraverso il turpiloquio, spesso sgrammaticato.

C’è di tutto. Il razzista della porta accanto che se la prende con gli immigrati. Leggendo i suoi post immagini che sia uno straniero che non conosce bene la nostra lingua. E ti chiedi perché ce l’ha tanto con gli immigrati. Il raffinatissimo commentatore politico, che sproloquia su tutto senza neanche conoscere di cosa si parli. L’ultrà attento, che esprime il suo amore eterno alla propria squadra “turpiloquiando” in “rozzo stil novo”. Quello che posta una bestemmia. Tanto per far vedere che è molto arrabbiato e tanto macho.

Poi ci sono gli amen, le catene di Sant’Antonio, i catastrofisti che postano un giorno si e un giorno pure che un asteroide sta colpendo il pianeta. Che ci sarà un terremoto di una magnitudo assurda che distruggera la terra. L’imminente esplosione di Yellowstone ed altri incommensurabili disastri. Dei quali, il più “simpatico”, è il ritorno del pianeta Nibiru, caro ai sumeri, tra il 2017 e il 2030. Prima era certo che sarebbe entrato nel nostro sistema solare quest’anno ma, si sa, le previsioni, a partire da quelle del tempo, possono variare.

Così, la rete che avrebbe dovuto agevolare la conoscenza, si trasforma in uno zoo, in un immenso zibaldone, dove tutti possono accedere per far ciò che ritengono più giusto.

Lo confesso, nonostante tutto mi piacciono i social e, per questo sono e resterò un assiduo frequentatore della rete.

L’informazione passa di qui e, utilizzati con intelligenza, i social possono agevolare la conoscenza e creare nuovi rapporti. Il problema non è il web, o il social di turno ma la persona e la sua testa più o meno vuota, più o meno confusa. Chiudo con una vena nostalgica.

La tecnologia va bene, ma il gusto di leggere un libro, sfogliando le sue pagine di carta, rimane semplicemente unico.

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