Galli: «Un po’ di cose che bisogna sapere su Acea»

Marco Galli

Sindaco di Ceprano

Marco Galli

 

di MARCO GALLI
Sindaco di Ceprano

 

Caro Direttore,
anche se con un po’ di ritardo, intervengo su questo blog per parlare di una questione che sta tenendo banco da tempo e che riguarda molte migliaia di famiglie della provincia, ossia, la vicenda della “improbabile” risoluzione del contratto con Acea.

Nel caos successivo all’ultima decisione presa dall’assemblea dei sindaci a maggioranza, che ha affondato per la seconda volta una deliberazione della Segreteria Tecnica Operativa che dichiarava l’inesistenza dei requisiti per poter procedere, dopo la diffida, alla risoluzione contrattuale col gestore, qualcuno ha cercato di suddividere i primi cittadini in due schieramenti: quelli bravi, che hanno votato per l’affossamento e quelli cattivi che hanno votato a favore del documento della S.T.O..

Personalmente, essendo uno dei sindaci che ha scelto questa seconda opzione, sono convinto che la guerra santa ad Acea, senza armi sufficienti, sia foriera soltanto di altri disastri, sociali, visto che il conto delle scelte dei sindaci ricadono inesorabilmente sulle famiglie già alle prese con una crisi infinita.

Al momento non ci sono le condizioni per procedere ad una risoluzione, così si è pronunciato l’organo tecnico di supporto ai sindaci e, un’eventuale risoluzione porterebbe danni astronomici che, al di là di chi parla tuonando e minacciando senza avere alcuna responsabilità, (posizione comodissima), ricadrebbero sugli utenti del servizio, sia in termini economici sia in termini di qualità dello stesso.

L’ultima decisione è solo l’ennesimo episodio di “non decisioni” che, nel corso degli anni hanno lasciato sulle spalle di questa provincia una montagna di “debiti” sotto forma di conguagli che, spero ancora in un miracolo, potrebbero ulteriormente aumentare a seguito della “non decisione” di settembre sull’indicizzazione delle “bollette”.

Mettendo in ordine: febbraio apertura della procedura di diffida; settembre, invece di procedere all’approvazione di una proposta di indicizzazione come indicato dalla S.T.O., – ben 44 milioni in meno rispetto ad ACEA, 11 milioni di penali al Gestore (per la prima volta), introduzione di tariffe agevolate per i soggetti in difficoltà con ISEE fino a 7.500 euro -, ponendo l’assemblea in condizione di forza rispetto ad Acea, la maggioranza dei sindaci boccia la predetta proposta e vota un “documento” che non dice nulla, lasciando, di fatto, all’Autorità per l’energia il compito di decidere sulla sola proposta di Acea (77 milioni); ottobre, l’assemblea dei sindaci affossa l’atto della S.T.O. supportato da un parere legale di uno dei maggiori esperti di “cose d’acqua” e non approva alcuna delibera alternativa.

Da settembre a ottobre è stato dilapidato il patrimonio di credibilità dell’assemblea e ci si è posti al cospetto del gestore in una posizione di debolezza visto che, nuovamente, l’assemblea è inadempiente. Una strategia improvvisata, che ha fatto leva e fa tuttora leva sulla debolezza di tanti sindaci terrorizzati dal dover giustificare ai propri cittadini una scelta più difficile ma giusta che tutela la collettività.

A parte la compattezza del centro destra, dall’altra parte non si è scelto di bocciare la S.T.O. sulla base di una strategia politica, ma solo tenendo ben presente quella che potrebbe essere una posizione più comoda che, in realtà, diventerà scomoda tra breve quando, – non ho capito ancora come e nessuno mi sembra lo abbia ancora spiegato -, quelli del no dovranno presentare una delibera di risoluzione del contratto, senza supporto tecnico. Un bel caos, che fa sorridere il Gestore cui dovranno andare molte decine di milioni, se accettasse senza colpo ferire questa decisione, politica e non tecnica.

Diversamente, si aprirebbe un conflitto giudiziario il cui termine va ben al di là di un qualsiasi limite temporale ora
immaginabile. Quindi, responsabilità in capo ai sindaci; danni in capo ai cittadini che vedrebbero peggiorare ulteriormente il loro rapporto con Acea, senza avere più in mano alcuno strumento di tutela. Ma immaginiamo che Acea decida di soprassedere e “si consegni all’Assemblea” rinunciando a qualsiasi ricorso, cosa secondo me molto ma molto fantasiosa, chi “caccerebbe” gli oltre 100 milioni ai quali avrebbe diritto?

Nel periodo in cui resterebbe comunque gestore, due anni, cosa accadrebbe? E Poi, qual è il piano alternativo sulla gestione, che non sia una gara che la vedrebbe, sicuramente, nuovo gestore in provincia? Ma sono solo domande inutili per qualcuno che, tra i sindaci, deve presentarsi alle elezioni con al petto la medaglia di un grande no ad Acea e per chi sta fuori e non smette di urlare e minacciare i primi cittadini che, legittimamente, non la pensano come lui, novello Masaniello.

Una situazione seria e complessa affrontata senza alcuna strategia, dimenticando quella razionalità che deve sempre contraddistinguere l’opera di un buon amministratore il cui compito è l’interesse generale e non la rincorsa ad un comodo populismo, utile al momento, esiziale in prospettiva. Intanto, in questo caos dai toni tragicomici, ci si dimentica di due aspetti fondamentali dell’intera vicenda: il primo, la questione della legge regionale 5/2014, la cui attuazione, da ottenere in tempi rapidissimi, sarebbe fondamentale per migliorare l’esistente sulla base dei principi referendari del 2011; la seconda, la necessaria modifica della Carta dei Servizi, che consentirebbe di garantire e tutelare meglio gli utenti nei confronti del gestore.

Ma chi ne parla ormai? L’ordine impartito è no ad Acea a prescindere, il resto sono chiacchiere inutili, tanto le conseguenze di queste scelte sbagliate le pagheranno i cittadini… ma non ora, c’è tempo.