La Metamorfosi del Mito che in troppi hanno dimenticato (CulturE)

di FAUSTA DUMANO
Scrittrice e insegnante
detta ‘Insognata’

 

 

Il Chiostro di Sant’Agostino a Veroli è stato costruito nel XIV secolo. Tra quelle mura si trasferirono i frati agostiniani dopo che il duca d’Alba, viceré di Napoli, ordinò alle truppe spagnole al suo comando di distruggerne il convento. Da rifugio di religiosi, quelle mura sono diventate rifugio per la Cultura.

E’ lì che il gotha della cultura si è dato appuntamento a Veroli: al chiostro di Sant’Agostino. Per rendere omaggio all’ artista Fernando Rea , uno dei fondatori del Gruppo dei Cinque Nuove Realtà.

La mostra ‘metamorfosi del mito‘sarà aperta allo sguardo del pubblico fino alla fine di luglio. Quella di Italo Scelza, altro fondatore del gruppo, è alla Villa Comunale di Frosinone fino alla fine di giugno.

A Veroli il taglio del nastro è del sindaco. Tra i saluti istituzionali c’è il tuono della senatrice Maria Spilabotte, che denuncia lo stato di indifferenza e di valorizzazione del grande artista, partendo dalla fontana di via del carbonaro,la fontana alchemica. Il battesimo culturale invece è dei professore Marcello Carlino e Alfonso Cardamone.

I fedeli dei vernissage sono abituati alla presenza del Carlino, ai suoi interventi critici. La novità è la presenza del Cardamone, che per ‘tradizione’è restio ai vernissage. Le mostre le visita in solitaria, fuori dalla calca: contempla le tele in piena riflessione. Non è un caso la sua presenza alla mostra ‘Le metamorfosi del mito‘. Lui è il firmatario poetico del Manifesto per la Mitarte, insieme appunto a Fernando Rea e Loredana Rea. Lui ha curato insieme a Carlino il catalogo della mostra.

La mitica guerriera di Veroli, la Gracilia si sarà commossa ed entusiasmata nell’ascoltare il grande studioso dei miti. Che guida con le sue ricerche a ristabilire il ruolo della donna nella mitologia, il matriarcato, il potere delle donne relegato nelle polverose soffitte.

Del mito, il Rea ne ha fatto la sua ricerca. Nel chiostro, le sue opere dal 1986 al 2016. Per narrare il Rea bisogna visitare nel cuore del centro storico il suo studio. Gli studi di artisti dovrebbero essere ‘patrimoni dell’umanità‘. Uno studio che trasuda d’arte e di documentazioni, opere, bozzetti, studi, cataloghi… Nel 2000 entra in un libro di Storia dell’Arte, alla voce Generazione anni Trenta.

Nasce nel ’35 ad Isola del Liri, si diploma all’Istituto d’Arte a Roma, insegna discipline pittoriche al Liceo Artistico di Frosinone. Diversi suoi allievi oggi sono docenti e artisti.

Nella guida turistica di Frosinone, che non c’è, si dovrebbe scrivere delle sue opere in città: la Fontana Alchemica e il Recinto della Pace, le vetrate della chiesa di Santa Maria Goretti… Sue opere sono nella pinacoteca provinciale, al museo dell’Accademia di Belle Arti.

Ogni opera esposta a Veroli meriterebbe un racconto. Così come meriterebbe un racconto la struttura che ospita la mostra: quel chiostro che fu rifugio di frati ed oggi, con lo stesso calore, abbraccia la Cultura.

 

 

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