Se anche Renzi va di corsa e nessuno si preoccupa di quelli che non votano

I numeri di Ostia hanno insegnato poco o nulla ad una politica che perde sempre di più il contatto con la realtà, con la gente, con i problemi quotidiani. Vanno tutti di corsa. Perché il conto sui seggi è già stato fatto.

Matteo Renzi va di corsa. Anche nella sua tappa ciociara di Destinazione Italia.

In poco più di un’ora dovrà parlare con la gente a Ferentino, poi recarsi allo stadio Benito Stirpe di Frosinone in compagnia del ministro dello sport Luca Lotti, quindi tornare a Ferentino e ripartire.

Se neppure l’ex rottamatore ha tempo per la campagna elettorale, allora perché tutti si meravigliano quando l’affluenza scende in modo vertiginoso?

 

Matteo Renzi deve recuperare punti nei sondaggi, anche se ripete che i sondaggi non vanno presi troppo in considerazione. Però ultimamente ci hanno preso eccome: alle elezioni di Roma al referendum costituzionale, in Sicilia.

La provincia di Frosinone è lo specchio del Paese: fabbriche e aziende che hanno chiuso, disoccupazione alle stelle, giovani senza speranze, sanità e scuola in difficoltà, inquinamento, rabbia sociale che cresce in maniera direttamente proporzionale al numero delle famiglie che scivolano sotto la soglia di povertà.

 

Non è solo Renzi però ad andare di fretta: lo ha fatto anche Silvio Berlusconi a Fiuggi, Maria Elena Boschi ad Anagni, perfino Luigi Di Maio in campagna elettorale qualche mese fa.

La politica non ha più tempo, voglia e coraggio di confrontarsi davvero con la gente, preferisce le comparsate con le manifestazioni di protesta sullo sfondo, relegate in spazi da riserva indiana.

All’orizzonte di profila un Paese ingovernabile, anche per via del Rosatellum 2.0. Un sistema pensato per le coalizioni, ma nel quale nessuna coalizione omogenea (centrodestra o centrosinistra) avrà una maggioranza autonoma. Un sistema pensato per arginare i Cinque Stelle che però crescono e si consolidano come primo Partito.

 

Se lo saranno anche alle elezioni, difficilmente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrà non affidare a loro il primo incarico per provare a formare un governo.

Magari non ci riusciranno, ma a quel punto diranno che non vogliono farli governare e chiederanno il ritorno immediato alle urne. Sembra davvero non esserci alternativa alla grande alleanza Pd-Forza Italia, che logorerebbe la leadership di Renzi e indebolirebbe quella di Berlusconi.

Però la politica si preoccupa sempre di vedere voti e percentuali, mai di tutti quelli che sono rimasti a casa.

La politica non ha più tempo di fermarsi a parlare con il padre di famiglia disoccupato. Il conto sui seggi lo hanno già fatto.
 Perciò vanno di corsa.

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