Le ‘connivenze stratificate’ del prefetto che tutti evitano (di A.Gnesi)

di Arturo GNESI
Medico – Blogger
Sindaco di Pastena

 

 

….qui ho trovato una connivenza stratificata, mancanza di cultura e poca sinergia causa di desertificazione industriale e aggressione ambientale.

 

Le parole del prefetto (leggi qui il precedente) non possono cadere nel vuoto. Né devono essere paragonate allo sfogo improduttivo e innocuo di un funzionario statale .

Alcune valutazioni sulla  situazione della nostra provincia non sono il segno della stanchezza e dello stress di una donna che rappresenta sul territorio, il punto di riferimento di mille controversie talvolta di difficile soluzione.

Il prefetto nell’intervista concessa a L’Inchiesta parla di “connivenza stratificata“. Ovvero, volendo usare il vocabolario della lingua italiana, parla di un “tacito consenso o tolleranza di azione scorretta o colpevole,  talvolta non meno grave della complicità“.

A chi si rivolge ? A quale contesti fa riferimento ? È una situazione dì alcuni anni fa oppure è rimasta invariata?

Mentre è quasi scontato sparare a zero sulla politica e sulla classe dirigente che si alterna  sul  palcoscenico provinciale, diventa più inquietante la dicitura “stratificata“. Ed è quasi un dovere civile capire i confini e la profondità di questa”connivenza stratificata

Finora erano stati tenuti volutamente separati gli atteggiamenti di “connivenza stratificata” dalla crisi economica del territorio. Ii ragionamenti sulle cause della chiusura delle fabbriche e l’espansione della disoccupazione erano considerati di pertinenza dei tecnici e degli esperti dei mercati finanziari.

Chi parlava di malaffare, malcostume e malgoverno veniva etichettato come un tedioso moralista.

Invece il prefetto considera la desertificazione industriale e l’aggressione ambientale una logica conseguenza della debolezza culturale e della flaccidità etica.

Un discorso peraltro confortato da autorevoli studi universitari che mettono in stretta connessione la diminuzione dei posti dì lavoro con l’aumento della tolleranza o della condivisione di pratiche scorrette e illegittime.

Ora da questo monito si dovrebbe ragionare sulle radici dell’arretratezza della nostra provincia. In parte retaggio storico ma di sicuro rafforzato quotidianamente dalla “connivenza stratificata” di cui parla il prefetto.

Non più la politica che fa da parafulmine ad associazioni di categoria, sindacati e imprenditori che all’ombra del potere hanno talvolta costruito uno Stato parallelo, non in conflitto o alternativo a quello esistente ma in perfetta simbiosi.

Una “connivenza stratificata” che non è esclusiva delle fasce sociali povere e svantaggiate che tentano di sopravvivere alla burocrazia. E si ingegnano per tirare a campare. Ma è un modus vivendi anche del ceto medio.

Impiegati, professionisti, dipendenti pubblici che non non si oppongono a quel costume italico dì chiudere un occhio per gli amici e qualora serva, di favorire familiari e parenti.

Nessuno dovrebbe tirarsi indietro, anzi dovrebbe individuare i punti deboli del sistema che a lungo andare rafforza la presenza di forze.illegali che occupano le istituzioni servendosi del voto di scambio.

Poche parole che sono l’ennesimo grido d’allarme in una provincia dove per troppo tempo la politica l’ha fatta da padrona e continuerà su questa strada se la società civile, la scuola, la chiesa, le associazioni saranno sudditi della silenziosa e subdola”connivenza stratificata“.

 

 

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