La sfida della nuova stagione (di E.Coppotelli)


Enrico COPPOTELLI
Segretario Generale Cisl
Provincia di Frosinone

 

 

Partiamo da una premessa fondamentale: con queste considerazioni non diremo cosa dovrebbero fare gli altri.

Diremo cosa sta facendo e cosa intende fare il Sindacato dei Lavoratori: la CISL, per attuare la miglior coopetizione possibile, per la crescita del Territorio e di coloro che rappresentiamo.

Oggi viviamo nel tempo delle narrazioni, dei professionisti dell’affabulazione, della retorica mediatica.

Ma il tema della coopetizione, lanciata dal blog Alessioporcu.it (Leggi qui ‘Il coraggio di lasciare la competizione’) entra nella carne viva del problema.

Una difficoltà tutta Italiana, che trova nel nostro territorio un microcosmo ancora più marcato e diffuso.

Tanti slogan sul “facciamo squadra”, “dobbiamo fare rete”, “uniti si vince”. Ma poi ognuno, purtroppo, va per la propria strada.

Addirittura Sua Eccellenza il Prefetto Emilia Zarrilli (Leggi qui ‘Nessuno risponde al prefetto’) aveva espresso alcune considerazioni, che condividiamo pienamente, soprattutto sulla poca sinergia della classe dirigente per far sviluppare questo territorio.

A maggio di quest’anno come CISL abbiamo pubblicato il nostro primo bilancio sociale, consultabile sul sito www.cislfrosinone.it e inviato a tutte le autorità politiche, economiche, sociali e religiose della Provincia di Frosinone.

Dobbiamo dire con molte lettere di apprezzamento.

Il titolo della pubblicazione era “Condividere”.

Abbiamo voluto rappresentare, come Sindacato dei Lavoratori, un vivace animatore territoriale nella promozione delle #alleanzesociali.

Che non è solo un hashtag, ma un modo di intendere il nostro agire quotidiano.

Tradotto significa che quando abbiamo attuato la coopetizione, coinvolgendo e facendoci coinvolgere dagli altri attori territoriali, ovvero gli stakeholder, abbiamo realizzato le nostre cose migliori per il bene degli altri.

Per noi della CISL il tempo presente è l’insieme di esperienze, vissute e reali, appartenenti al territorio, luoghi di lavoro, aree di socialità, situazioni di incertezza e di transizioni continue dagli esiti non scontati, in quanto, come purtroppo è noto, non tutte le novelle sono a lieto fine.

Dobbiamo ricordarlo quotidianamente, dieci anni di crisi globale ci hanno lasciato in eredità una Provincia devastata lavorativamente, socialmente e culturalmente.

Come Sindacato CISL avevamo due possibilità: sentirci spettatori inermi e ininfluenti, rancorosi e nostalgici verso un tempo che non è più, o protagonisti di un nuovo umanesimo che, partendo dal basso, provi a ridisegnare la nostra azione quotidiana nella modernità del nostro tempo.

Costruirlo, dal basso, senza fragili e sterili opportunismi, con una significativa apertura sia alle controparti più lungimiranti che alla società civile e alle istituzioni territoriali maggiormente inclusive, rappresenta una delle sfide più appassionanti per il movimento dei lavoratori nei prossimi anni, anche attraverso l’ibridazione delle culture e la contaminazione delle esperienze e dei soggetti.

Quella che a prima vista potrebbe apparire come una riduzione del proprio potere di competenza, in realtà è un importante elemento virtuoso per il miglioramento della funzione obiettivo dell’intero Territorio.

Lo scorso 28 giugno siamo stati ricevuti in udienza da Sua Sanità Papa Francesco. Il Santo Padre ci ha esortato a battaglie di frontiera, verso nuovi traguardi. «Il movimento sindacale ha le sue grandi stagioni quando è profezia” esortandoci altresì «a lottare per i diritti di coloro che non sono ancora garantiti, nelle periferie esistenziali, tra gli scartati del lavoro».

Proprio su questo tema, ovvero ridare speranza a coloro che hanno perso il lavoro, credo, che quando, finalmente, abbiamo agito cooperando insieme alla Politica ed agli Imprenditori, abbiamo tirato fuori il primo accordo in Italia (Leggi qui ‘Cassaintegrati ma al lavoro: la rivoluzione parte dalla Ciociaria’) che sta sperimentando i germogli di una coopetizione solidale 4.0.

Questo a dimostrazione che quando ci mettiamo a lavorare insieme, ibridandoci e tralasciando le leadership individuali, diamo prova concreta e tangibile delle potenzialità effettive che abbiamo come classe dirigente complessivamente intesa.

Dobbiamo dircelo, collaborare non è strategia facile da perseguire, dal momento che la nostra cultura è abituata a distinguere e trattare tra amici e nemici, tra collaboratori e concorrenti.
Bisogna sviluppare alcune specifiche competenze: come la capacità di capire i vantaggi delle alleanze e l’attitudine a operare lealmente sul principio della crescita comune.

Con le idee si neutralizza il populismo imperante e dilagante.

La coopetizione costituisce un grande tema suggestivo, quasi un mito, radicato nella memoria delle prime classi lavoratrici e popolari, eco di una solidarietà mutualistica immediata, diretta, viva.

Oggi è molto importante capire in che forma esso, anche e soprattutto, nella nostra Provincia possa rappresentare un orizzonte di futuro, in un contesto istituzionale, sociale ed economico radicalmente diverso da quello del tempo della sua prima affermazione 1913 e poi 1937.

Interazione non significa sostituzione, ma complementarietà, come dimostrano le più interessanti e consolidate esperienze europee, dove gli attori sociali sono protagonisti delle risposte sia ai nuovi bisogni sia alle crescenti aspirazioni delle persone nel territorio, come sui luoghi di lavoro.

Un approccio che, insieme ai bisogni, tiene in considerazione, lo voglio ribadire, le naturali aspirazioni delle persone che appare fondamentale nell’ottica del rafforzamento e nella crescita di un Territorio complessivamente intesa.

Arjun Appadurai, antropologo indiano fra i principali teorici di concetti quali globalizzazione e postmodernità, ci parla dell’alleanza dei poveri senza abitazione e senza diritti di Mumbai e del loro modo paziente e innovativo di associarsi e cooperare.

Il nostro Paese ha tirato fuori il meglio di sé nei grandi momenti di difficoltà, sulla capacità di sviluppare aspirazioni e pensare al futuro.

Ecco, la Cisl in Provincia di Frosinone crede che, da soli non si vada da nessuna parte e che attraverso la coopetizione si possa tendere verso lo sviluppo e quindi verso un benessere complessivo.

Una visione che è, certamente, coerente con le radici storiche del mutualismo, che affonda una delle proprie ragioni identitarie nell’importanza, prima delle società di mutuo soccorso e successivamente delle leghe di resistenza e del sindacato.

Un Sindacato che ha approvato e crede fortemente negli Stati Generali Provinciali (Leggi qui ) perché solo riannodando i fili delle capacità di ognuno, possiamo immaginare e realmente vedere una Provincia diversa.

Una Provincia diversa nella quale ammirare un modello di sviluppo socialmente e ambientalmente responsabile e sostenibile, capace di creare valore stabile di lungo periodo, in sostituzione di un modello di crescita vorace, di brevissimo periodo, che distrugge ambiente e coesione sociale.

Una Provincia coesa e cooperativa, nella quale le profonde trasformazioni vengono lette e interpretate con il metro del bene comune, contribuendo a rigenerare le nostre vite segnate da troppe, laceranti, violenze alle quali non vogliamo rassegnarci.

Una rigenerazione che ci porti a costruire legami sociali, coltivare aperture, dialoghi, accoglienze, solidarietà, incontri di culture, di religioni, di identità.

Ecco gli antidoti ai fallimenti che troppo spesso hanno rallentato la crescita della nostra Provincia.

La CISL sta facendo e vuole continuare a fare la sua parte, con la convinzione che la coopetizione non debba essere solo uno slogan, ma il metodo di azione quotidiana di ognuno di noi.

Vogliamo entrare nella stagione della creazione integrale di valore condiviso, per sottolineare che il valore condiviso coinvolge l’intero ecosistema: è valore etico, politico, economico, sociale, ambientale, culturale con il segno distintivo della condivisione.

Per la crescita ed il benessere del Territorio e delle Persone.

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