Malaffare 2.0: il grande imbroglio per nascondere i politici ladri

Malaffare 2.0: il durissimo atto d'accusa del sindaco di Ceprano contro la corruzione ed i ladri vestiti da politici. Il trucco per distrarre. Le colpe

Marco Galli

Sindaco di Ceprano

Il percorso culturale al contrario iniziato nei primi Anni 90 del secolo scorso in questo Paese, ha trasformato le certezze e i valori sui quali è stata fondata la Repubblica, in fastidiose reminiscenze del passato. Per loro stessa natura, rallentano la corsa verso il futuro dell’Italia.

 

Piano, piano attraverso la costante messa in discussione dell’intero impianto costituzionale, si è spostata l’attenzione, dalla dilagante corruzione alimentata anche da una criminalità organizzata e mafiosa sempre più invasiva, alla necessità di ammodernare le istituzioni. Per renderle più veloci e al passo con i tempi. Una gigantesca opera di distrazione di massa, che ha permesso al malaffare di crescere a dismisura, favorito da un silenzio complice, a scapito dello sviluppo sociale ed economico dell’intera nazione.

Un’operazione in grande stile, che ancora condiziona pesantemente la vita della penisola, che ha convinto l’opinione pubblica che la corruzione non è figlia dei comportamenti criminali di soggetti i quali, in modo disonorevole, svolgono la loro pubblica funzione. Ma della vetustà delle istituzioni. Dopo Tangentopoli, che certamente non è stata un’invenzione giornalistica, invece di dotare il Paese di un sistema più forte di controllo di legalità, sburocratizzando e approvando normative efficaci e in grado da fungere da deterrente, si è cominciato a parlare di seconda Repubblica, di sistema parlamentare, di riforme costituzionali. Come se un corrotto possa essere indotto a cambiare atteggiamento sulla scorta della trasformazione da sistema proporzionale a maggioritario.

 

Il “sistema” marcio, che si era arricchito prima attraverso carrozzoni folli come la Cassa per il Mezzogiorno e poi con gli appalti di qualunque genere, si è difeso bene, spostando l’attenzione dal reale costo generato dalla corruzione, a quello genialmente inventato della necessità di modificare l’impianto costituzionale ormai desueto.

 

Una scelta condivisa anche ingenuamente da altri che nulla hanno avuto a che fare col malaffare, ma che ha portato l’Italia al disastro che tutti conosciamo; disastro, favorito da un consistente abbassamento dei controlli che ha finito per schiantare un Paese che ha raggiunto livelli di illegalità unici in Europa. Insomma, per fare un riassunto, i corrotti, dopo Tangentopoli, sono riusciti ad uscirne vivi, cambiando il sistema con il quale li mandiamo in Parlamento.

Clientelismo, familismo, corruzione dal passaggio da prima a seconda Repubblica hanno avuto un notevole giovamento. Malaffare 2.0, come dimostrato da qualsiasi statistica di settore. Leader nella corruzione e nell’evasione fiscale che insieme ci costano dieci finanziarie l’anno, altro che aumento dell’Iva e le letterine che sempre più spesso ci spedisce lU.E. .

 

Siamo gravemente malati e la cosa più pericolosa è che non abbiamo voglia di curarci, se non a chiacchiere sempre più populiste e paradossali. Un esempio su tutti. Ma davvero pensiamo che il nostro problema sia l’Europa? Il disastro di un Paese con un debito pubblico monstre è stato causato dall’Europa? Il livello apocalittico dell’evasione fiscale è frutto delle scelte della U.E.? Le nostre mafie sono conseguenza dell’Euro? Suvvia, cerchiamo di essere seri e cominciamo a metterci in discussione come Paese che ha fallito clamorosamente ogni opportunità.

 

Basta andare a spasso per il nostro continente, est o ovest che sia, per renderci conto quanto è stato fatto di bello e positivo con i fondi che l’Europa mette a disposizione degli stati membri. E l’Italia? Un disastro.

 

Abbiamo la storica capacità di vedere tutto sotto forma di opportunità per dimostrare quanto siamo bravi a truffare e lucrare, ovviamente, in danno della collettività.

Il problema vero di questo Paese non sono gli altri ma l’Italia stessa. Un luogo dove nulla è chiaro a partire dalle maggioranze che si confondono spesso con le opposizioni; la sinistra che sterza spesso verso destra e viceversa; la laicità a corrente alternata o la religione proiettata nei laicissimi affari. Un immenso guazzabuglio dove capire i contorni di qualsiasi cosa è un’impresa ciclopica.

 

Continuando di questo passo, – con i giovani che sempre di più scappano e, cosa più grave, si disinteressano della vita politica e sociale del Paese -, il disastro è alle porte.

 

In tutto ciò anche i cittadini, quelli semplici che quotidianamente combattono per sopravvivere e mettere insieme il pranzo con la cena, hanno le loro responsabilità, così come ce l’ha l’ex ceto medio, ciò che resta della borghesia e gli altri ceti via via salendo. Si sono adeguati a questo minestrone indigesto. Chi per aspettare un possibile e misero favore, chi per godere di agganci ed entrature che fanno semplicemente parte del sistema marcio e corrotto che guida l’Italia.

 

Parlare di legalità infastidisce e annoia. Meglio gli straordinari esempi di evasori fiscali arricchiti rubando risorse a scuole, ospedali e servizi; meglio pensare alle ingenti ricchezze accumulate da criminali e corrotti.

 

Il frutto di tutto questo è un Paese senza speranze, dove vanno a braccetto populismo e qualunquismo, dove si generalizza tutto per non far pensare o per non pensare troppo, dove gattopardescamente tutto cambia perché nulla cambi.

 

Un Paese dove i cavalcavia cadono come se piovesse ricordandoci cosa significa vivere in un luogo dove corruzione e malaffare imperversano da anni. O cominciamo a svegliarci da questo sonno delle coscienze e dell’intelletto o il futuro non potrà essere meglio di questo brutto presente.

 

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright