Se lo stupro di gruppo è una bambinata… (di M.Galli)

Marco Galli

Sindaco di Ceprano

di Marco GALLI
Sindaco di Ceprano

 

 

C’è qualcosa che non funziona se, nonostante i recenti interventi di legge, la violenza sulle donne resta una drammatica quotidianità.

Ogni due giorni circa, una donna viene uccisa e, per la maggior parte dei casi, questi omicidi avvengono nell’ambito familiare o per mano di persone conosciute.

Una scia di sangue che segna il nostro Paese da nord a sud. A questo dato drammatico, si va aggiungere quello delle violenze di ogni genere non denunciate che, proprio per questo, rischiano di trasformarsi in ulteriori tragedie.

Non stiamo parlando di zone di guerra, di paesi sottosviluppati ma della civilissima Italia, incastonata nell’altrettanta civilissima europa e, ciò, fa apparire questa strage ancora più incomprensibile se non si analizzano anche fattori storici e culturali.

Solo di recente, nel 1981, sono stati aboliti il “delitto d’onore” e il “matrimonio riparatore” retaggi di una società patriarcale che faceva delle donne soggetti inferiori rispetto al maschio. Madri per accudire i figli e il proprio sposo. Non è un elemento da poco, perché questo concetto della donna come proprietà dell’uomo caratterizza anche l’aspetto religioso e per secoli così è stato.

Ora, nonostante l’emancipazione e le battaglie per la parità di genere, ancora purtroppo lontana, il concetto di donna come proprietà rimane nella testa (vuota) di molti uomini, di ogni censo. Una situazione a rischio perché, un conto è il rapporto paritetico tra due soggetti con i medesimi diritti, un conto il rapporto malato concepito secondo un’assurda scala gerarchica, dove la donna resta più in basso e nella disponibilità del maschio.

Tu sei mia”; “Se mi lasci ti uccido”; “Se non sarai mia non lo sarai di nessun altro”. Queste frasi, preludono sempre alle tragedie, oppure, ad una vita di sofferenza, condizionata dalla paura di denunciare i propri “aguzzini”.

Le nuove normative contro il femminicidio sono sicuramente un grande passo avanti ma non rappresentano la soluzione definitiva. Servono misure più radicali, accanto ad un percorso di tutela per le vittime, spesso, terrorizzate dalla possibilità che le loro storie, la propria intimità venga in qualche modo portata a conoscenza degli altri.

A tutto ciò si è andata a sommare l’invasività delle nuove tecnologie, vere e proprie trappole per chi, incautamente, pensa di interloquire, all’interno di un rapporto sano, con una persona fidata e, invece, mette nelle mani del proprio carnefice le armi con le quali sarà poi ricattata.

E’ l’ultima delle frontiere della violenza, più subdola perché in grado di destabilizzare la vittima, che si sente anche colpevole per aver fornito lei stessa l’arma con la quale viene torturata. Anche qui, il legislatore dovrebbe prevedere sanzioni pesantissime in grado di rappresentare un deterrente nei confronti di chi, privo di dignità, utilizza foto, video e conversazioni, come arma di ricatto.

Non ci sono giustificazioni per chi si macchia di certe condotte visto che, tale atteggiamento, denota pericolosità sociale e bassa moralità, elementi distintivi del comportamento di soggetti incapaci di integrarsi nel contesto di una comunità. Andrebbe ulteriormente incrementato il potere deterrente delle norme di contrasto a certi atteggiamenti ignobili e pericolosi, ampliando le misure di tutela delle vittime. Troppe volte abbiamo assistito ad omicidi compiuti da Stalker, nonostante fossero state fatte denunce e presi provvedimenti dalle Autorità.

Va ulteriormente migliorato il sistema normativo che dovrebbe tutelare le donne e i soggetti più deboli, eliminando al massimo i tempi decisionali. Non può esserci nessuna giustificazione ad atteggiamenti di prevaricazione e ricattatori nei confronti delle donne, per evitare che si trasformino in assurde e annunciate tragedie.

Bisogna invertire la rotta sui centri antiviolenza, visto che troppe associazioni che li gestiscono sono in gravi difficoltà, sia per il taglio inferto dal Governo alle spese sociali lo scorso marzo sia perché i 10 milioni di euro all’anno, previsti dalla normativa contro il femminicidio del 2013, non si sa che fine abbiano fatto. Anche attraverso scelte chiare in direzione di una vera parità di genere e verso la maggiore tutela possibile contro la violenza sulle donne passa il livello di civiltà di un Paese.

Per adesso una preghiera: “Donne denunciate i violenti. Sono pericolosi, senza dignità e, soprattutto, non cambieranno mai”.

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