di Arturo GNESI
Medico – Blogger
Sindaco di Pastena
Una repubblica senza memoria somiglia ad un puzzle impazzito con contorni indefiniti oppure può sembrare un’orchestra dove ognuno suona la sua marcia e intona il proprio inno.
La Repubblica senza una storia da raccontare, o testimonianze da ricordare, diventa un insieme di norme, un assemblaggio di regole un modello scolastico un contenitore vuoto.
Questa nostra Repubblica ha una storia, ha radici profonde, appartiene al popolo perché il popolo l’ha dapprima desiderata, teorizzata, e sognata e poi l’ha costruita sulle macerie del fascismo e difesa dal giogo delle dottrine totalitarie.
I moti carbonari, i tentativi insurrezionali risorgimentali e l’idea di un’Italia libera dagli oppressori e “una d’arme, di lingua, d’altare , di memorie, di sangue e di cor“.
Questa Repubblica diventerà zoppa se la storia della liberazione verrà separata dalla lotta partigiana, questa unità territoriale e culturale non si terrà insieme se la logica del profitto e l’interesse finanziario manterrà diviso il nord dal sud.
Abbiamo avuto anni che hanno provato a far superare le differenze culturali, di equiparare lo sviluppo industriale, di ridistribuire la ricchezza economica, di parificare la condizione sociale della donna e di abbattere le disuguaglianze legate all’analisi stiamo e alla povertà.
La Repubblica era la terra promessa, il luogo dell’uguaglianza e della giustizia sociale, il compimento della democrazia.
Questa Repubblica ha vinto le sue battaglie contro le mafie e la corruzione perché aveva una costituzione nata dall’armonica integrazione tra il pensiero laico-socialista e la cultura della dottrina sociale della chiesa.
Questa Repubblica ha perso queste sfide laddove i suoi principi sono diventati carta straccia e il voto di scambio non è stato più un’eccezione ma la regola del sistema politico.
Questa Repubblica può sopravvivere ai richiami anacronistici di un nazionalismo reazionario purché non rinunci alla solidarietà e non chiuda i suoi confini ai drammi e alle sofferenze degli altri popoli.
Questa Repubblica avrà un futuro se i figli della costituzione non rinnegheranno la storia de queste terre e non calpestano la memoria di questi popoli.
Questa Repubblica che si fonda sul lavoro deve dare concretezza ai suoi principi costituzionali, deve dare spazio ai diritti dei cittadini, tutelare la salute, difendere l’ambiente, istruire e formare tutte le classi sociali, garantire la sicurezza e la libertà a ciascuno dei suoi abitanti.
Questa Repubblica potrà fare ancora molta strada se verrà liberata dalle trappole mafiose, e dai comitati d’affari.
Questa Repubblica manterrà il suo spirito moderno e innovativo se non cancellerà la storia e le tradizioni dei piccoli centri che hanno sempre rappresentato il luogo ideale dove è possibile rappresentare la voce della gente e il volto dello Stato.
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