“Tornerò a Scampia”, la promessa di un prete scomodo (di A.Gnesi)

di Arturo GNESI
Medico – Blogger
Sindaco di Pastena

 

 

Lineare, preciso, essenziale e concreto, così l’incontro con padre Aniello Manganiello.

L’infanzia povera, anzi dì più, la famiglia trasferita in Germania mentre lui va in seminario con l’idea di diventare un testimone del Vangelo e la voce della gente, soprattutto degli ultimi, degli emarginati e degli esclusi.

Qualche polemica con Roberto Saviano e la serie televisiva Gomorra per avere rappresentato la realtà di Napoli e di Scampia in particolare, un inferno senza speranza, un mondo condannato alla violenza e consegnato alla camorra.

Padre Aniello a Scampia c’è stato per molti anni. Ha denunciato i camorristi ma ha aiutato i figli dei camorristi ad abbandonare la strada, a diventare comunità, forza e progetto per una vita non più marchiata dalla violenza e dai pregiudizi.

Sono proprio questi gli ostacoli maggiori al cambiamento culturale. Anche se bisogna trovare iniziative concrete per dare maggiori opportunità ai giovani che talvolta non hanno futuro o non hanno voglia di avere un futuro.

Occorre avere coraggio e la testa dura e combattere le ingiustizie non solo con la denuncia o la critica fine a se stessa, ma bisogna scendere in campo mettersi accanto alla gente e lavorare con loro per un cammino comune.

Del resto il tarlo dei nostri tempi è l’individualismo, l’estremo soggettivismo che impedisce dì crescere, di affrontare i problemi sociali, di aggregare i giovani e di ragionare insieme per dare un futuro alla nostra comunità.

Padre Aniello lascia intravedere le difficoltà che ha incontrato con la gerarchia ecclesiastica, ma non se ne fa un problema: continua il suo cammino, va avanti e con un pizzico di orgoglio racconta che la squadra di calcio di Scampia, di cui è stato fondatore ed attualmente presidente, ha vinto il campionato Italiano del torneo riservato agli oratori.

Il calcio a Napoli è un elemento che stabilisce un legame forte tra i ragazzi e talvolta è il primo strumento per rompere il codice criminale.

Un incontro di grande valore etico e morale cui hanno partecipato anche i ragazzi della comunità Exodus di Pastena che hanno avuto modo di confrontarsi con l’esperienza pastorale e umana di padre Aniello.

Il tempo ci dirà se stiamo seminando qualcosa di utile per la crescita del nostro paese, di certo non è nostra intenzione fare una cultura salottiera o perdere tempo con discussioni inconcludenti.

Abbiamo incontrato un testimone del nostro tempo, abbiamo ascoltato la sua voce nella convinzione che questo mondo ha bisogno di un impegno quotidiano per vincere il divario tra ricchi e poveri e per ridurre le discriminazioni create da un’ingiustizia sociale che con l’indifferenza e le connivenza diffuse, diventa sistema.

Ai poveri prima di parlare di Cristo bisogna dare il pane per riempire la pancia. E un prete non deve mai scordarsi che sulla terra e nelle nostre periferie va realizzato quanto scritto nel vangelo ” beato chi ha sete e fame di giustizia” .

Non fermarti Padre Aniello e grazie per essere venuto a Pastena.

 

 

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