I complimenti al curaro di Berlusconi (di Franco Fiorito)

E Franco Fiorito fa il primo centro: con il suo articolo di sabato ha anticipato le aperture fatte da Berlusconi su Gentiloni. E oggi ci anticipa che...

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Qualche giorno fa scrivevamo, in controtendenza rispetto al normale indirizzo di una imminente campagna elettorale, che la figura di Paolo Gentiloni sarebbe tornata utile, in caso di futuri scenari,  bloccati dalla mancanza di vittoria di uno degli schieramenti politici alle prossime elezioni. (leggi qui Dalle larghe intese alle lunghe intese)

 

Ci sembrava un’intuizione che potesse tornare utile per la prossima primavera, ad urne chiuse. Non pensavamo sarebbe diventata argomento di acceso dibattito già in questi giorni, molto prima dei risultati elettorali.

 

Come sempre ci pensa il buon Silvione nazionale ad accendere la miccia, con quell’aria apparentemente serafica e quelle frasi buttate lì con nonchalance nelle occasioni più disparate. Sceglie come sempre l’occasione annuale della presentazione del libro dell’ottimo Bruno Vespa, dal profetico titolo “Soli al comando”, per buttare lì delle bombette niente male.

 

Utili anche e soprattutto per fare un ottima pubblicità al libro in uscita che con i suoi interventi e boutades guadagna puntualmente per qualche giorno le prime pagine nazionali.

 

Maestria nella comunicazione.

 

Il Cavaliere la spara: «Cosa farei senza una maggioranza dopo le prossime elezioni? La soluzione più corretta è che Gentiloni resti al governo». Poi aggiunge, mistificando spudoratamente, «per almeno tre mesi, poi si rivoterà».

 

Un palese endorsement al soporifero Gentiloni ed alle “lunghe intese”.

 

Quasi un complimento al Presidente del Consiglio che ha dimostrato, meglio del suo predecessore, di saper armonizzare le varie sensibilità di questo strano governo.

 

Ma Berlusconi non parla mai a caso. Con un complimento a Gentiloni colpisce Matteo Renzi e le sue aspirazioni di tornare a governare. Ne decreta il fallimento come leader e anticipa: caro Matteo nel caso di stallo tu non metterti niente in testa, preferisco Gentiloni, con lui abbiamo dialogato meglio.

 

Un complimento al curaro.

 

Non sono poi così lontani i tempi in cui, tutta la stampa, nel momento delle larghe intese e dell’incarico a Renzi, descriveva il giovanotto fiorentino quasi come il figlioccio politico di un Berlusconi mai soddisfatto dei suoi ipotetici eredi. A partire dal traditore Angelino Alfano che in questi giorni ha concluso la sua parabola discendente nel peggiore dei modi, con la fuga. Amori finiti senza stima reciproca.

 

Ma non basta, dà una stilettata a Renzi e contemporaneamente inguaia Gentiloni. Lo pone, in un momento delicato, improvvisamente sotto i riflettori, non più come gregario ma come possibile e legittimato leader di governo.

 

Costringe Renzi a non considerarlo più un suo sottoposto messo lì per non disturbare troppo ma un possibile leader, alternativo e spendibile.

 

Lo fa conoscendo l’idiosincrasia del segretario PD verso qualsiasi altra figura che possa offuscarlo o superarlo nelle gerarchie. Insomma conosce lo Iago di shakespeariana memoria che alberga nel fiorentino e lo stuzzica.

 

Nel dire che andrà bene Gentiloni lo pone quasi come un competitor di Renzi e anche forse del pd stesso.

 

Viste le recenti dichiarazioni di Francesco Rutelli che maliziosamente lo incensa, l’ipotesi non peregrina di una lista Gentiloni formata dai tanti trombati e trombandi del parlamento e da ciò che rimarrà a sinistra di Alternativa Popolare non è un assurdità.

 

Ora Renzi dorme pensando, ho messo una figura senza grandi doti a fare il presidente per conservarmi caldo il posto e me lo trovo in pole position. L’ho sostenuto con il mio Partito e rischio di perdere consensi verso formazioni “neo gentiloniane” che mi svuotano al centro dopo che già ho perso grandi pezzi a sinistra con Bersani e Grasso. O forse non dorme pensando a questo.

 

Voi direte tutto questo per un complimento? Si ma un complimento al curaro. Velenoso ed insinuante. I cui effetti non immediati non tardi a sentire fino ad arrivare ad una progressiva paralisi che precede la fine.

 

Non bastasse, la battuta non passa inosservata nemmeno nelle file del centro destra. In particolare l’alleato leghista, da sempre refrattario alle larghe intese, reagisce. Ma è un messaggio anche per loro come a dire buoni sennò mi rifaccio un governo con il centosinistra senza di voi e forse… anche senza Renzi.

 

Insomma “stia sereno”chi lo deve essere. Ci aspetta, in ogni caso, una campagna nel nome della continuità.

 

Già il nome. In fondo, a pensarci, il possibile destino comune di Berlusconi e Gentiloni risiede proprio nel nome.

 

Vi ricordate quando Brad Pitt e Angelina Jolie li chiamavano “Brangelina”, Bill Clinton e Hillary “Billary” o molto più modestamente nell’ultimo Grande Fratello i concorrenti

Onestini e Tonon sui social erano “Oneston” per il loro andare d’amore e d’accordo.

 

Niente di troppo moderno. I greci la chiamavano crasi. L’unione di due parole in una.

 

Ecco se uno volesse fare la crasi tra Berlusconi e Gentiloni dovrebbe sempre essere Berlusconi. Ed all’opposto tra Gentiloni e Berlusconi resterebbe sempre Gentiloni. Una assonanza quasi inquietante o divertente.

Ma resterà solo un simpatico caso linguistico?