Il suicidio perfetto del centrodestra e di Pirozzi (di A. Porcu)

Finora il suicidio politico perfetto è stato appannaggio del centrosinistra e del Pd in particolare. Con la candidatura di Sergio Pirozzi alla guida della Regione Lazio il centrodestra cerca di recuperare il tempo perduto.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

La tattica del suicidio è una tecnica di impiego e di manovra che fino ad oggi è stata esclusivo appannaggio del centrosinistra.

Il massimo stratega ne è stato il Partito Democratico, capace senza imbarazzi di cannibalizzare uno alla volta tutti i suoi leader, ritrovandosi progressivamente senza né dirigenti né idee, in un vuoto di identità che è alla base dalla sua attuale dissoluzione politica.

Il resto del centrosinistra, come in un indotto che cerca di imitare lo stabilimento principale, si è adeguato: frantumandosi in una specie di reazione a catena che si arresterà soltanto quando si arriverà ad avere Partiti di sinistra unipersonali. Del resto, Indro Montanelli aveva profetizzato: la prima libertà che si prendono i Comunisti è quella di scannarsi tra di loro.

Superbamente insuperabili nella tattica del suicidio che li ha resi quasi insignificanti, i Partiti di Sinistra e Centrosinistra osservano ora stupiti il plateale tentativo di clonare le loro tecniche.

 

 

Con analogo gusto per il dolore auto inflitto, il masochismo politico, il centrodestra si avvia alle elezioni regionali del Lazio.

La (non) scelta del candidato di centrodestra è una manovra da perfetto suicida. Capace di destra invidia anche nel centrosinistra.

Il primo passo è stato snobbare quel sindaco ciociaro di capoluogo, che si chiama Nicola Ottaviani. Fa nulla che abbia vinto con percentuali che il centrodestra non vedeva dai tempi in cui Silvio Berlusconi non aveva ancora settant’anni. Meno ancora fa che quel risultato elettorale sia nato da consenso che veniva sia da destra che da sinistra. Ignorata del tutto l’efficienza: opere sbloccate, ponti realizzati, conti assestati… La sua disponibilità ad essere un’icona del centrodestra alle elezioni Regionali non è stata presa in considerazione nemmeno per un secondo.

 

 

Il secondo passo è stato snobbare pure quel sindaco di montagna, che si chiama Sergio Pirozzi. Figlio mediatico di una tragedia immensa, lontano dalle etichette politiche, l’ideale per un elettorato che è passato dalla delusione al disimpegno ed ora all’astensionismo per totale assenza di fiducia nel sistema dei Partiti.

Più lui stillava e più il centrodestra lo snobbava. Perché non può controllarlo, gestirlo. E poi sta simpatico a Francesco Storace e per lui stravede Matteo Salvini pronto a nominarlo proconsole del Centro Italia.

Più loro lo snobbavano e più lui cresceva nei sondaggi, fino a toccare un improbabile 20% di consenso personale che comunque c’è. Che ha contribuito a tenere ben lontani dal prevedibile bagno di sangue tutti gli industriali ai quali Forza Italia sperava di potersi affidare per la candidatura: così si pagano da soli la campagna elettorale. Ma in nessuno di quelli interpellati la vanità umana è stata superiore alla concretezza di imprenditore.

 

 

Il terzo passo è stato quello di tirare la corda finta. quando si è spezzata. Nella mattinata di ieri il sindaco di montagna ha telefonato a Giorgia Meloni e con la sua delicatezza da ‘scarpone’ le ha detto: “Cocca mi sono stancato di aspettare, io scendo dalla mia montagna e marcio alla conquista della Regione“. (leggi qui la cronaca della giornata). Lei ha reagito con lo stesso entusiasmo che si ha per una doccia alle 4.30 del mattino con la caldaia in blocco.

 

Al punto da indurre il direttore de Il tempo Gian Marco Chiocci a scrivere

Mettetevi comodi e godetevi l’ultimo film dell’errore. Come un anno fa, gli attori protagonisti del centrodestra romano / laziale rischiano il flop al botteghino elettorale. Per beghe interne, mancanza di sceneggiatura appropriata e manifesta incapacità di accordo e dialogo preventivi.

 

La totale mancanza di ‘copertura’ sta lasciando esposto il candidato di centrodestra (ma non del centrodestra) ai colpi mediatici. Non c’è la copertura dell’artiglieria campale di marca Mediaset, non c’è il cannoneggiamento dal mare fatto con le corazzate Mondadori, nemmeno le incursioni dei Mas del gossip coordinato da Signorini.

In questo scenario diventa micidiale l’intervento di Enrico Mentana che ieri sera, alle 18.57, con un corsivo lungo un minuto e 57 secondi, lo ha demolito, riducendolo in un ammasso di macerie come quelle della sua città.

È sgradevole per me… Non ritengo si giusto da parte di Pirozzi usare quell’esposizione mediatica per una candidatura politica. Suscita in noi cattivi pensieri: ha fatto tutto quello che ha fatto solo per farsi notare?

 

Giorgia Meloni, Claudio Fazzone ed i generali del centrodestra non hanno mosso un dito.

Il suicidio perfetto. Roba da fare invidia al centrosinistra.

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