Perché diamo sempre la colpa agli altri (di M.R. Scappaticci)

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

Torniamo bambini molto di spesso di quanto immaginiamo. Con quell’aria ferita e arrabbiata di chi ha subito un bel torto. Dall’amico, dal coniuge, dagli altri, dalla vita.

Ci capita quando ci rendiamo conto che qualcosa è andato storto e abbiamo commesso un errore. Non siamo riusciti nell’intento prefissato, non abbiamo condotto bene un lavoro o non ce l’abbiamo fatta a raggiungere uno scopo.

E quando ne abbiamo notizia in genere l’accogliamo di pancia. Fiato corto, bruciore di stomaco e ghigno in volto. E proprio come accade ai bambini il primo pensiero è rivolto alla cosa o al tizio che si è frapposto tra noi e la meta.

L’arte di osservare la gente ci racconta parecchio sul modo di vivere adottato. Basta indugiare qualche secondo in più per cogliere emozioni e espressioni facilmente riconducibili a stati d’animo precisi.

Avete mai osservato qualcuno, poco incline ad accettare i propri limiti, gestire una situazione in cui gli è stato fatto notare di aver commesso un errore?

Il pallore in volto, le sopracciglia aggrottate, silenzio iniziale per prendere tempo e decidere in pochi istanti a chi dare la colpa.

Esattamente come i bambini, quando vengono colti in “fragranza di reato”.

Dare la colpa al resto del mondo è un’arte antica, tramandata di generazione in generazione che trasforma la propria vita rendendola passiva e soggetta al volere altrui. Senza dubbio la vita presenta le sue innumerevoli difficoltà quotidiane delle quale oggettivamente è difficile influenzarne l’esito.

Però ci sono tantissime altre situazioni di routine dove estendiamo la fatalità e quasi diventiamo vittime del mondo persecutore nei nostri confronti. Della serie se sono in ritardo è colpa del solito vecchietto che nei momenti meno opportuni lo trovo davanti con l’auto a 50 km all’ora e non della sveglia che ho buttato nel cassetto appena l’ho sentita suonare.

Il paragone con i bambini ci può chiarire come mai non abbiamo mai il coraggio di sentirci parte attiva delle nostre azioni, soprattutto quando queste vanno male. Ogni bambino si misura con una fase di sviluppo in cui il suo tutto è più bello di qualsiasi altro bimbo. E’ più bello, più educato, più bravo, più servile.

Guai a fargli notare una mancanza o un errore, perderebbero il primato di bimbi invincibili. Ebbene l’adulto che dà la colpa agli altri ha difficoltà ad abbandonare proprio questo stato di superuomo che sa tutto e non sbaglia. Meglio declinare sugli altri, ci sarà sempre la variabile incontrollabile di turno che arriverà in soccorso per pararci la faccia.

Passi per i bambini che hanno ancora molto da imparare e magari fanno anche sorridere quando sono arrabbiati, per gli adulti no.

I grandi che si raccontato essere in costante debito col modo sono noiosi, lamentosi, antipatici e pesanti da digerire. Sono le eterne vittime del sistema che non funziona, e magari amano raccontare di quanto siano state sfortunate ma non incapaci con aria di soddisfazione di chi non perde mai e alza sempre le mani in cenno di resa.

Un consiglio utile per chi ha appena capito di avere il solito amico che a volte si comporta così è di invitarlo a lasciare il lato compassionevole a favore di un senso di attività verso la vita.

Sicuramente la rabbia e la frustrazione che derivano da sentirsi sempre in balia dell’altro cederebbero il posto ad un senso del dovere e di efficacia di se stessi che darebbe ben più soddisfazioni.