Il più cattivo? È il buono che perde la pazienza (di M.R. Scappaticci)

Non c è peggior cattivo di un buono che diventa cattivo. È il detto popolare più conosciuto. Sta scritto anche nella nel Libro Sacro della comunità Cristiana: “temi l’ira dei giusti poiché sanno essere implacabili”.

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

Ma qual è la differenza tra la rabbia di qualcuno che si ribella spesso e l’ira temuta delle persone tranquille?

Sono le caratteristiche tipiche delle persone a cambiare le loro reazioni. Una persona dall’animo agguerrito, arcigna e che porta con sé la naturale tendenza a pensare e volere male ha a suo favore una caratteristica fondamentale: non si cura dell’altro.

Non rivolge attenzioni positive all’altro se non per criticarlo o peggio ancora per pensare a come fargli le scarpe.

Vive e alimenta il suo star bene sul male altrui, non curante delle conseguenze.

Proprio per questo motivo quando qualcuno gli fa uno sgarro può anche arrabbiarsi ma lo metto in conto, proprio perché egli stesso vive e pensa allo stesso modo.

La reazione sarà forte ma non si sentirà tradito perché egli stesso è capace di tradire.

Sarà arrabbiato quel tanto che basta per continuare la sua sequenza di azioni che fanno già parte del suo repertorio quotidiano.

E il buono invece?

Quello che definiamo buono è una persona dall’animo tranquillo, che si guarda spesso dentro e si pone altrettanto spesso domande sul suo modo di rapportarsi agli altri.

Si assicura che sia stato rispettoso, non ha barriere difensive, dice quello che pensa perché sa che di fondo niente ha l’intento di fare male e colpire solo per il gusto di vedere l’altro a terra.

Il buono sa che non sono le disgrazie altrui a renderlo felice o forse neanche lo sa perché non gli passa per la mente di pensare a qualcuno in disgrazia.

Il buono vuole vivere in pace, vuole coltivare la sua identità nel miglior modo, tralasciando chiacchiere inutili, invidia e critiche boriose.

Non si preoccupa di cosa pensano o fanno gli altri perché è troppo impegnato a regalare felicità a sé stesso senza ledere nessuno, nel rispetto delle regole e del mondo.

Ebbene immaginiamo che ad una persona così il cui motto è “vivi e lascia vivere” venga fatto un torto.

Come può sentirsi se viene invalidata tutta la sua identità?

Per una persona buona è inaccettabile accettare le azioni di qualcuno che lo incolpa e tenta di ingannarlo di proposito perché egli stesso non lo farebbe mai. Vive la questione più in profondità, si sente più coinvolto emotivamente perché è stato colpito nell’animo della sua buona fede e della sua sensibilità.

Una tale e delicata emotività può esplodere nel più duro degli attacchi perché va al di là del fatto accaduto ma riguarda i sentimenti. E i sentimenti di un buono sono, di fondo, sinceri e quando esplodono in rabbia non solo lo fanno per loro stessi ma anche perché non tollerano che ci siano al mondo persone tanto meschine da pensare di fare della vita degli altri ciò che vogliono e a proprio piacimento.

E’ una rabbia che ha vissuto un passato silenzioso. Che ha nascosto a lungo inquietudine e turbamenti.

Quella di chi si sente violentato dei propri pensieri, di chi si sente sbeffeggiato e fatto oggetto di soprusi pur non avendone mai regalati a nessuno.

È ed una rabbia feroce che può fare male e sconvolgere lo stesso animo di chi la pratica proprio perché lo spinge ad essere una persona che non gli piace.

E in questo caso non esistono mezze misure.