Il dolore insopportabile della mamma e del papà di Charlie (di M.R. Scappaticci)

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger


di MARIA RITA SCAPPATICCI

Psicologa e blogger

 

 

Un’epoca strana quella in cui viviamo.

Se fosse personificata sarebbe raffigurata come una dama schizofrenica che fa fatica a portarsi dietro i valori del passato. E non riesce a costruire uno scenario futuro autentico.

E’ vero tutto e il contrario di tutto. Si tenta di dare vita all’era digitale più complessa ma si pasticcia con le logiche più elementari della vita.

Si tenta di dare un senso a tutto, di elogiare condotte esemplari. Ma di fatto si tralascia il lato umano delle cose.

Si Sceglie per se stessi o si sceglie per qualcun altro quando quest’ultimo non può. Soprattutto se si tratta di un figlio. E soprattutto se ti tratta della sua vita.

Vivere o morire è una decisione che fino al secolo scorso riguardava la religione a meno che di professione non facevi l’assassino. Invece ai giorni nostri anche due genitori possono essere privati del diritto di scegliere per la vita del loro figlio. E parliamo di genitori come tanti.

Distrutti, disperati, addolorati per ciò la malattia del loro bimbo. E con la beffa che non possono decidere se provare un’ultima speranza anche se rara e forse vana.

Nessun reato, ad oggi, ottiene una pena vagamente paragonabile a questa privazione in termini emotivi.

Eppure loro non hanno commesso alcun crimine. Non hanno leso nessuna libertà, nessun diritto altrui, nessuna richiesta fuori posto e nessuna vita spezzata per salvare quella del proprio bambino.

Eppure questo figlio è ormai ostaggio delle istituzioni, delle commissioni per i diritti umani che dovrebbero tutelare le fragilità e le debolezze come lui.

Ed in virtù del diritto a non essere esposti a sofferenze inutili questa vita deve terminare e finire, lontano dagli affetti e dalle persone che più lo amano al mondo.

Credo che nessun essere umano psicologicamente sano sia in grado di sopportare un simile strazio. Non si possono fare propagande sulla famiglia e sul suo valore come istituzione e come agenzia educativa fondata sul rispetto dei ruoli e dell’altro e poi lasciare che questi stessi ruoli siano scalzati per fare posto alla burocrazia e a protocolli medici sterili.

Il lato umano di queste persone che hanno creduto nel valore di questi principi è stato annientato come è stata lesa la loro dignità.

Nessun appello, nessun ripensamento.

Solo una decisione inappellabile che porta con sé il dolore della seconda perdita subìta da questa famiglia dopo quella della notizia che il loro figlio non avrebbe mai incrociato i loro sguardi. E ancora una volta la dama della nostra epoca con i suoi castelli in aria ci ha illuso che il mondo può essere migliore e ci ha disilluso svelandosi per quello che è davvero.

Non possiamo continuare a pensare che le persone siano robot in un mondo di macchine parlanti.

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